venerdì, aprile 21, 2006

Terza Serie, puntata pilota: "HONEY, FLASH!"




I piedi di Maria calcano una superficie gelata.
Intorno a lei, spessi muri di ghiaccio celano al loro interno figure contorte, incastrate all'interno in quello che sembra un lungo letargo. Non è la sola a camminare. Davanti a lei, una gigantesca figura femminile, ammantata di bianco, i cui tentacoli sulla testa si agitano come i bracci di una stella marina. Poco dietro di lei, a deferente distanza, Amaso e altri due mostri umanoidi vestiti con antiche corazze. Uno potrebbe quasi passare per un umano, se non avesse la pelle così livida, quasi verdastra. L'altro ha metà volto umano, e l'altra metà coperto da una ragnatela di vene e nervi che partono dall'occhio completamente bianco.





Ma è la donna che cammina di fianco a Maria a suscitare la sua attenzione. Una donna coperta da un'armatura che ricorda un drago, bellissima nel volto nonostante i capelli e il colorito verdastro. La soldatessa guarda verso di lei con una rispettosa deferenza ed è in quel momento che Maria percepisce di avere il volto chiuso in un elmo che copre completamente il suo volto, e che il corpo in cui sta camminando è quello di Duke Fleed.





Maria\Daisuke continua a guardare le mostruose figure incastrate nel ghiaccio, con gli occhi ora molto più abituati all'oscurità.
Un'enorme testuggine con il guscio coperto da volti umani sembra guardarla con malevolenza. E' solo un attimo (ma un attimo che si chiude in una fitta di paura) perchè Maria si accorga che quello sguardo non è per lei, ma è stato congelato da tempo assieme al corpo che gli appartiene.
Creature come quel mostro, sembrano essere innumerevoli e tutte sprofondate in un lungo sonno senza sogni.
Poco più avanti, la luce di un fuoco.
Himika si fa da parte, come per lasciarla passare.



E Maria si trova in un'ampia cavità, dove una colonna di fuoco freddo sembra essere l'unica illuminazione.
Un fuoco in cui si intravede un sorriso e due occhi sinistri e terribili.

"Entra, Principe. Lì troverai tutte le tue risposte"
I dignitari si fanno da parte.
Maria, consapevole di quanto sta accadendo, si limita a sussurrare mentalmente qualcosa, a Daisuke.

Sei ancora in tempo per tirarti indietro

Poi il suo sonno viene interrotto dal lamento delle sirene della base, ormai l'incubo che sembra tormentare ogni momento di pace.
Koji, Tetsuya, Maria, Hiroshi e Sanshiro corrono verso la Sala di Controllo. Qui, Yumi sta parlando con il maggiore Howard del Supermazinga Sette. Il maggiore, in preda al panico rivela che uno dei bambini della Fortezza delle Scienze (portato come gli altri sulla corazzata coreana) è scappato. Le uniche informazioni utili che è in grado di dare sono il fatto che Goro non pare essersene andato da molto e che, probabilmente, è scappato dentro l'area di Berlino, dove ancora sono in corso i festeggiamenti per la liberazione da Blocken e da Mikeros.
Il bambino è Goro, fratellastro di Daisuke.

Le intuizioni di Howard sono confermate da Maria, la quale si assenta per qualche istante a sondare l'area attorno alla base in cerca della mente di Goro. Da quello che riesce a capire, si trova in mezzo a un gran numero di creature pensanti in preda a una forte emotività. La Berlino post-Blocken potrebbe effettivamente essere il posto giusto.
Contemporaneamente, Shiro al comunicatore dice a Koji di aver litigato con lui, sentendosi responsabile dell'accaduto. Il bambino spiega velocemente l'accaduto, dicendo al fratello di aver scaricato su Goro (in quanto imparentato con Daisuke) la rabbia per la morte del padre e di Rain X1.
Koji lo trova nella sala simulazioni, ad allenarsi con le fasi di agganciamento del Double Spacer, mezzo che il fratello gli sta insegnando a maneggiare.
La faccia del bambino è rossa dalla rabbia.
"Perchè devo allenarmi a essere una nave di supporto per questo... questo TRADITORE?", grida, dando un pugno alla consolle di comando. Il pilotadi Zeta, che quella stessa rabbia non ha ancora imparato a volerla soffocare, non riesce a replicare nulla.
"Troveremo qualcos'altro", dice con voce spenta.
Ma lo sguardo di Shiro lampeggia verso di lui, con una furia che non sembra essere assolutamente placabile.
"Quando troveremo Hell... io... io... IO LO UCCIDERO'!"
Koji annuisce, in silenzio.


Poi, più o meno pazientemente, parla al fratellino, dicendogli che Goro non c'entra in quello che è successo. Che sta attraversando a sua volta un periodo molto brutto e che è il caso che Shiro si scusi.
All'inizio, la reazione del fratello è molto violenta.

"Perchè dovrei farlo?"
"Perchè è tuo amico"

Shiro fa per replicare ancora. E' una replica che gli muore in gola, però, a causa dell'assoluta semplicità e verità delle parole appena dette da Koji.
Lentamente, a sua volta annuisce, e il pilota di Zeta prende una moto per andare a cercare Goro.

Anche Hiroshi gira per Berlino su una moto.
E Berlino è decisamente diversa da come l'ha vista la prima volta, al suo arrivo: le bandiere con la svastica sono state ammainate e, al loro posto, sventolano dei drappi bianchi con una Z rossa disegnata a spray. Le strade sono piene di gente che ancora canta e balla sul cadavere di una feroce dittatura finita e di una ancor più tremenda appena scampata. A nessuno interessa sia ormai notte fonda: una vittoria pagata al prezzo di sangue e urli viene gustata fino in fondo, fino a che la stanchezza non li prenda con la forza.
L'arrivo di Hiroshi riesce a spegnere i focolai di festa che incontra. Le sue fattezze da androide ridestano immediatamente ricordi cupi in gente che ha vissuto l'incubo delle rappresaglie con le Gamia Q3. Solo mostrando il comunicatore della Fortezza delle Scienze, Hiroshi riesce ad evitare che le armi gli vengano continuamente puntate contro.
Sopra di lui, solitario, il Brain Condor compie lunghi giri di perlustrazione, illuminando a giorno, coi suoi potenti l'area appena sotto di lui.



L'unico a disinteressarsi completamente della cosa è Sanshiro, che torna momentaneamente sul Drago Spaziale. Qui, Sakon gli fa le condoglianze per la morte di Daimoni e, piuttosto malvolentieri, parla di chi prenderà il suo posto come leader della corazzata. Sanshiro gli dice onestamente che nessuno è più indicato a ricoprire il grado di capitano di chi ha avuto parte a costruire il Drago. Per quanto Sakon se ne senta onorato, ripete più volte di non sentirsene all'altezza, non essendosi mai messo in posizione di superiorità nei confronti dei suoi compagni.
A interrompere la discussione tra i due è Pete, il quale - dopo aver fissato per qualche minuto un Sanshiro già sulle difensive - gli fa improvvisamente i complimenti per come ha combattuto durante la battaglia di Berlino.
Sanshiro resta leggermente interdetto, non avendo mai sentito troppe parole gentili da parte dell'americano e, quando questi se ne va, chiede più volte a Sakon se per lui fosse sincero o lo prendesse in giro. Domanda questa, a cui Sakon non riesce a dare una risposta precisa, limitandosi a stringersi nelle spalle.



I veri complimenti gli arrivano invece da chi gli è sempre rimasto amico: Fuan Lee, con una pacca sulla spalla, chiede al pilota del Gaiking come si senta e se si è ripreso. I due passeggiano per tutta la zona intorno al Drago Spaziale, chiacchierando come i vecchi amici che sono e aspettando entrambi la riunione plenaria di tutti quelli della corazzata, con cui verrà sancito il ruolo di comando di Sakon.
Per Sanshiro, sottoposto a un continuo ed estenuante stress emotivo, è un momento di totale pace e tranquillità.

Koji intanto parla ad alcuni dei guerriglieri tedeschi. Inutile dire che viene accolto come un eroe, essendo Mazinger Zeta l'unico robot conosciuto e "storico" di tutta l'Armata. Uno in particolare si attacca particolarmente al pilota, semplicemente al settimo cielo per ogni volta in cui quest'ultimo gli rivolge la parola. Koji ne approfitta per chiedergli di venir portato da chi ha giudato la resistenza a Berlino, la persona forse con più contatti e attitudine per trovare il piccolo Goro.
Viene portato accanto a un ennesimo edificio crollato nei bombardamenti che hanno segnato la guerra prima e dopo l'avvento del Conte Blocken. Qui, viene condotto dal suo entusiasta accompagnatore fino a una sorta di garage, chiuso.
Poche frasi in tedesco, dopo aver bussato, in cui Koji riesce a malapena a distinguere il suo nome.
La voce dall'altra parte, una voce di donna, sembra più in panico che contenta di sapere della presenza del pilota di Mazinger Zeta. Frettolosamente, dice alcuni frasi a cui la guida di Koji reagisce con un'espressione un po' perplessa.
Poi, la stessa voce urla una frase di cui Koji sente solo la parola FLASH.
Una luce molto forte filtra da sotto la porta, appena prima che questa si apra.
Rivelando...



... una ragazza sui vent'anni, coi capelli corti e rossi. Completamente nuda.

Koji rimane lievemente inebetito e lo scuote solo il flebile "Capo... i vestiti...", mormorato dal suo accompagnatore in preda a una potente emorragia nasale.
La ragazza guarda i due altrettanto stupita. Poi si guarda.
"Maledizione! me ne dimentico sempre! scusatemi!!"
Torna frettolosamente dietro la porta, sbattendosela dietro, lasciando i due sbigottiti ospiti.
"E' normale, vero?", chiede Koji alla guida.
"S-sì... capita spesso"



La porta si spalanca di nuovo, e l'esuberante ragazza si presenta come Cutie Honey, la guerrigliera dell'amore. E' stata lei a guidare i disperati di Berlino contro le Croci di Ferro, durante l'attacco del Generale Yuri Caesar.
Nonostante questo, il modo con cui tratta Koji è estremamente nervoso e sbrigativo. Per tutta la conversazione, il pilota di Zeta non fa a meno di notare che la ragazza mostra di aver solo voglia di chiudere il discorso il prima possibile, per quanto si mantenga sempre molto gentile e disponibile nel ritrovare il bambino.
Pensando in realtà al modo più rapido per attaccare bottone e fare colpo su di lei, Koji propone a Honey di venire alla Fortezza delle Scienze: non solo gli altri vorranno conoscere chi ha portato il popolo tedesco alla ribellione, ma insieme potranno decidere come meglio aiutare Berlino nella ricostruzione. Per quanto traspaia che Cutie Honey non abbia un'estrema voglia a presenziare alla cosa, Koji riesce a strapparle letteralmente un appuntamento. Domani, nel primo pomeriggio lei e i suoi fedelissimi saranno accolti con tutti gli onori alla Fortezza delle Scienze.
Detto questo, dopoaver lasciato all'uomo che lo ha portato fin lì il suo comunicatore. La guida è al settimo cielo, come nemmeno un bambino. Profondendosi in scuse, dice che terrà informato il pilota di Zeta in ogni momento delle ricerche... OGNI, ripete con un tono che a Koji suona vagamente sinistro.



Nel frattempo, la riunione viene fatta sul Drago Spaziale.
All'unanimità, si decide che Sakon sarà il nuovo leader della corazzata un tempo guidata dal Dottor Daimoni. Nessuno oppone resistenza alla scelta: anche il perennemente burrascoso Pete sembra soddisfatto del risultato della riunione. Sakon, tuttavia, appare impacciato e lievemente imbarazzato a porsi in una posizione di comando nei confronti degli altri.
Al momento, dice, il Drago Spaziale continuerà a seguire la Fortezza delle Scienze, specie in previsione dello spaventoso scontro con il Generale Nero che - tra tutti quelli dell'equipaggio - Sanshiro attende con più impazienza.
Il pilota di Gaiking, inoltre, per tutta la riunione evita accuratamente lo sguardo di Grace che, dal canto suo, sta cercando una riconciliazione, conscia probabilmente di aver trattato il ragazzo con una leggerezza eccessiva. Quando per l'ennesima volta Sanshiro si adombra al solo vederla arrivare, Sakon la prende da parte, facendole chiaramente capire che non è il caso, al momento, di stare troppo a stretto contatto.
Sanshiro chiede un'altra cosa a Sakon, in qualità di suo nuovo diretto superiore: permettere all'amico Fuan Lee di raggiungerlo a bordo della Fortezza dove ormai è costretto a trascorrere la maggior parte del suo tempo. Preso alla sprovvista, il nuovo comandante concede il suo assenso. A Sanshiro viene dato compito di comunicare al dottor Yumi il passaggio di consegne e di cercare un nuovo pilota per rimpiazzare il defunto Bunta.
Inoltre, Sakon vorrebbe celebrare i funerali del dottor Daimoni e di Bunta assieme ai defunti della Fortezza della Scienze, altra richiesta che sottopone a Yumi.



"p-pronto?"
"Sì?"
"Funziona questa cosa?"
"..."
"Koji Kabuto?"
"...sì"
"Nulla... volevo solo accertarmi che funzionasse"
"Sigh..."

Ormai Koji è perennemente subissato da chiamate al comunicatore del "suo" fan.
Nonostante questo, però, ha modo di concentrarsi sulla sua missione e di intuire dove sia più probabile la presenza di Goro, un luogo che nemmeno lui visiterebbe volentieri.
L'immenso cadavere di Rain X1.
Con un nodo alla gola, il pilota di Mazinger Zeta si dirige verso quella che, per pochissimo tempo, è stata dapprima la Machinebeast Rain x1 e poi la loro amica Lorelei.
Amata da tutta Berlino, per quanto strumento della violenta dittatura di Blocken, ciò che resta di Lorelei è adesso circondato da un'enorme folla di cittadini in lutto e con gli occhi arrossati dalle lacrime, che in lei riconoscono non un mostro ma una figlia, una sorellina, una compagna di giochi.
Koji sembra aver visto giusto e, in poco tempo, tra la folla intravede Goro, mandando il segnale agli altri in ricerca: Jeeg, Maria (che sta avventurandosi per Berlino aiutata dagli ormai "suoi" Bambini Randagi) e Tetsuya. Tetsuya, con un ragionamento analogo a quello di Koji sta intanto perlustrando la zona di Berlino in cui è atterrata Yamata No Orochi, l'ammiraglia di Himika e - adesso - di Daisuke.
Ha anche aperto una comunicazione con il Dottor Yumi, suggerendo (come soluzione estrema) di simulare l'allarme per un avvistamento di Grendizer, in modo da attirare il piccolo Goro.
Tetsuya è il primo, ancora a bordo del Brain Condor, a correre a fianco di Koji nelle strade di Berlino, inseguendo il bambino che - accortosi dei due - provvede subito a scappare.

La fuga di Goro finisce però in mezzo al seno di Honey, da poco uscita dal suo rifugio. Il ritardo nella sua fuga, consente a Koji e Tetsuya di accorciare la distanza. Goro guarda con occhi pieni di vergogna i due, dicendo di non voler tornare alla Fortezza dove essere di nuovo tacciato come "il fratello del traditore".
Inaspettatamente, è Tetsuya a fare il primo passo verso di lui. Quando gli propone di salire con lui sul Brain Condor, per fare un giro prima di tornare alla base, la sua voce è un po' diversa da quella della fredda macchina da guerra con cui i suoi compagni hanno diviso le battaglie più cruente. E' la voce di qualcuno che tratta Goro nemmeno come un bambino, ma come un suo pari.
Il bambino sale sul Brain Condor con lui, mentre Koji, ancora una volta, si raccomanda perchè Cutie Honey arrivi alla Fortezza al momento stabilito. La ragazza, di nuovo, appare poco entusiasta della cosa ma il pilota di Zeta subito le da un comunicatore accertandosi che impari a usarlo per bene e lo porti al polso. Poi, con un sorrisone soddisfatto, avverte gli altri che Goro è stato ritrovato per poi tornare alla Fortezza delle Scienze e organizzare la sua riappacificazione con Shiro.



Tetsuya porta Goro ai margini della Foresta Nera, anch'essa martoriata e in parte distrutta dalla ferocia dei mostri di Mikeros.
"Tuo fratello avrebbe potuto distruggerci, in quell'occasione. Avrebbe potuto comandare le sue armate per spazzarci via", esordisce Tetsuya.
"Non sono un traditore"
"Nemmeno tuo fratello. Ha solo fatto una scelta"
"Io... io non voglio che muoia! per quanto non lo capisca... io gli voglio bene!"
Tetsuya resta in silenzio per alcuni momenti. Ancora, gli vengono in mente le discussioni fatte con Daisuke all'Area 51. Il ragazzo costretto a combattere dagli eventi e quello che non ha mai conosciuto un'alternativa insieme.
"Ti prometto che farò in modo che non muoia"
Goro resta stupito, per un momento. "Lo prometti davvero?"
"Lo prometto", dice Tetsuya, con un tono risoluto nella voce.
Per un po' Goro resta in silenzio.
"Questo vuol dire che siamo diventati amici?", chiede poi.
Tetsuya, all'inizio non sa cosa rispondere. Ogni parola che dice, esce molto intensa.
"Se tu lo vorrai... saresti il primo"
Con una naturalezza che lascia lievemente scosso il pilota del Great, Goro gli porge una mano.
"Amici, allora"
"... amici" dice Tetsuya, stringendogliela. Goro fa per andare verso il Brian Condor.
Per un solo istante, uno solo, Tetsuya, che è rimasto leggermente indietro, sente qualcuno osservarlo attentamente.
Un lieve sogghigno gli si dipinge sulle labbra. "Lo so. So quello che vuoi. Diventerò più forte", bisbiglia.
Le fronde degli alberi sopra lui, vengono scosse improvvisamente. Da una folata di vento, si direbbe. O da un paio d'ali.

Finita la discussione, Tetsuya riparte con Goro verso la Fortezza.
"Ti piacerebbe prendere i comandi almeno per un po'?", gli chiede.
"Davvero posso?"
"Fai pure", dice Tetsuya, programmando nel frattempo un quadro comandi ausiliario in caso d'emergenza.
La preoccupazione, per un momento, sembra venir lasciata indietro dalla velocità con cui il Brian Condor si lascia indietro la Foresta Nera.



Sul ponte ci sono Koji e Shiro. Entrambi, senza dire una parola, vedono Tetsuya e Goro scendere dalla navicella.
E' una strana scena. Due bambini che si guardano con diffidenza, dietro due adulti che si guardano con la stessa diffidenza. Koji non ha ancora smesso di imputare nell'assenza di Tetsuya la morte del Dottor Kabuto.
E nemmeno Shiro.
"Potresti sceglierti meglio le amicizie", sbotta cupamente, verso Goro.
"Shiro, piantala", lo rimprovera subito Koji, senza staccare gli occhi da Tetsuya.
I due bambini si fronteggiano.
"Non sono un traditore", dice Goro.
Shiro abbassa la testa. "Lo so... e mi dispiace. Scusami, davvero"
Un attimo di silenzio, e poi i due bambini si abbracciano, come se nulla fosse successo. Da contrasto, i due adulti dietro continuano a fissarsi gelidamente, senza rivolgersi parola.
"Mi dispiace", dice alla fine Tetsuya, passando vicino a Shiro, mentre rientra alla Fortezza. Il bambino non risponde nulla, limitandosi a fissarlo con un odio che resta impresso nel cuore del pilota del Great.



L'attesa per l'arrivo di Honey spazza via ogni tensione. Ed è proprio una spazzola che pulisce ogni traccia di sporco dalla tuta di Koji, che attende con impazienza l'arrivo della bella Honey alla Fortezza delle Scienze.
E, ovviamente, arriva Sayaka, la quale chiede al pilota di Zeta il motivo dell'improvvisa crisi da grandi pulizie.
"Mi era venuta voglia di farlo...", replica un Koji vagamente nervoso.
"Ma non lo fai dall'ultima volta che abbiamo combattuto contro il Barone Ashura!"
"Eh... appunto! una bella pulita... ci voleva, sì"
La ragazza diventa sempre più sospettosa. Il fatto che arrivi il capo della resistenza berlinese (che lei immagina nerboruto e poco sociale quanto il capo dei ribelli americani, il Maggiore Schwartz) non giustifica il comportamento sospetto di Koji.
"beh, ci saranno gli altri ad accoglierlo. Noi usciremo"
"Ma Sayaka.. è importante che..."
"USCIREMO"
"Va bene... uh... verso le cinque, sei del pomerig..."
"ALLE DUE!", ordina la ragazza, girando sui tacchi e andandosene.



Molto più serio è il reincontro tra Jun e Tetsuya, che va ad accertarsi delle sue condizioni.
L'accoglienza è freddissima. La ragazza sembra ferita per l'assenza del pilota del Great. Sprofonda in un mutismo che, per la prima volta, esclude l'unica persona con cui si sia mai confidata.
In lei, Tetsuya vede lo specchio di se stesso come mai è successo prima. Vede la chiusura completa, la sensazione di non avere scelta e di essere uno strumento prima che un uomo. Rivede tutto ciò che lo ha tormentato prima della sua lunga partenza.
Rivede un pilota che combatte senza una causa, perché non concepisce altra alternativa che continuare a farlo.
"Non farai altro che continuare a farti del male, così"
"Vattene. Lasciami sola"
Lo sguardo della donna si pianta ostinatamente sul soffitto, cercando di evitare quello di Tsurugi.
Il quale, dopo alcuni momenti, non può fare altro che alzarsi e lasciarla come desidera, dopo averle mandato un ultimo sguardo preoccupato.
Paradossalmente, l'umanità ritrovata a fatica è un dono difficile da condividere.

Intanto, all'interno del Supermazinga Sette, un alloggio viene fatto approntare in pochi secondi per la piccola Mayumi, ancora in preda a un'ennesima crisi. Miwa, non sapendo cosa fare, chiama Maria e poi Hiroshi. Lo spettacolo è terribile: la bambina, con lo sguardo fisso nel vuoto ripete una sola frase. Incessantemente, bisbigliata.
Qualcosa che Hiroshi si avvicina a sentire meglio con il terrore nel suo cuore d'acciaio.

Dotaku Project in progress... 95%

La scena paralizza tutti i presenti. Mentre le lacrime scorrono sul viso di Miwa e Maria cerca di sondare la mente della piccola, trovando lo stesso muro che incontrerebbe al sondarla a una macchina. Hiroshi non riesce a fare altro che stringere i pugni, in preda a un rancore profondo verso suo padre, il mostro che non ha esitato a trasformare la sua famiglia in creature disumane.
La crisi dura poco. Il corpo di Mayumi si rilascia di colpo, tornando a sembrare più "umana".
L'ultima frase che dice prima di addormentarsi, è di aver sognato il padre. Il padre che le diceva che, presto, lei e Hiroshi si sarebbero ricongiunti.



Contemporaneamente, il dottor Dairi contatta Hiroshi, dicendogli che il computer che è stato portato dalla Build Base, lo stesso che Jeeg crede ancora animato dallo spirito di suo padre ha preso a stampare tabulati con una frequenza impressionante, quasi senza fermarsi.
Nel buio del laboratorio in cui viene custodito, lo schermo, il rumore bianco e l'elettricità dei neon sembrano assumere un loro linguaggio, carico di presagi oscuri per il cyborg.
Hiroshi raccoglie i tabulati che il computer sembra aver stampato quasi da solo.
Rappresentano una figura umana, che indossa una strana tuta o forse una corazza.

Dopo un ultimo sguardo al computer, si rivolge seccamente al dottor Dairi.
"Non voglio che quella cosa sia mai accesa in mia presenza. Mai"



Nel frattempo, ingannando l'attesa per l'arrivo di Honey, Tetsuya chiede a Yumi di controllare via satellite la situazione intorno al Monte Asama in Giappone dove, secondo le parole dette dal professor Tachibana, dovrebbe trovarsi la base del fantomatico Saotome e del misterioso robot rosso che li ha aiutati nello scontro contro il Generale Birdler.
Le immagini che passano sullo schermo destano inquietudine e preoccupazione nello scienziato e in Tetsuya e Koji.
Il robot giace infatti inginocchiato e appoggiato alla pesante scure che gli hanno visto usare letalmente. Attorno a lui ci sono cadaveri di decine e decine di mostri di Mikeros.
Il robot, però, pare essere distrutto, e la sua carcassa abbandonata lì da molto tempo.

martedì, aprile 18, 2006

epilogo alla seconda serie: Argos assaggia la vittoria




Lo sentono, prima che vederlo arrivare.
Trascina i passi, come se fosse stato ferito a morte. E invece i suoi nemici non lo hanno nemmeno sfiorato.

Il cielo è graffiato dal rombo assordante di decine e decine di mostri volanti (l’ultima, smarrita, eredità di Birdler) che si preparano al decollo. Le strade sono invase da uomini con lo sguardo fisso nel vuoto, che preparano colonne di camion da stipare dentro quella nuova corazzata arrivata a Tokyo, una corazzata costruita da esseri umani.
I soldati stipano vettovaglie, macchinari, armi, fino a quando la stanchezza non li uccide e non li schianta nella polvere, sostituiti da altri perfettamente simili, ma più efficienti e riposati.
E’ una prima differenza, pensa il vecchio condottiero, mentre li guarda perplesso. Lui non avrebbe mai dato direttive simili. Non per pietà, ma perché le guerre cominciano dai piccoli ingranaggi. E se i piccoli ingranaggi si guastano, tutta la macchina ne risente.
Mentre passa, come un pensiero più pesante di altri, i soldati non lo notano nemmeno. Non si voltano neanche quando la terra trema per lunghi secondi, sotto i suoi passi.
E questa, pensa il vecchio condottiero, è una seconda differenza.

*

Quando si fa strada tra le macerie, l’assemblea di ombre e di occhi luminosi è già lì ad attenderlo.
Sono disposti in cerchio a fissarlo con qualcosa che scende a patti tra la comprensione e la severità. Solo due figure si sono poste in una posizione più centrale, proprio davanti a lui, fronteggiandolo.

“Inginocchiati, Generale Nero”, ordina il Primo Ministro Argos.
Un brusio di sguardi riecheggia tra i Generali delle Armate di Mikeros, quando il gigantesco Oni biomeccanico, ancora in grado di ispirare un terrore reverenziale in ognuno di loro, resta ritto in piedi, appoggiando parte del suo peso sullo spadone piantato a terra.
Parla con un tono basso, molto fermo.
“Non mi sono mai inginocchiato davanti a nessuno che non fosse l’Imperatore delle Tenebre. Non comincerò a farlo adesso, Primo Ministro”
Una delle bocche del Generale Rigarn si torce un sottile sorriso, mentre torna a rivolgere lo sguardo verso il basso.
Il primo impulso del Primo Ministro tradisce una piccola scarica di rabbia, mentre fa per avanzare di un passo, proprio nel momento in cui il Gran Maresciallo dell’Inferno gli sfiora leggermente il braccio imponendogli di star fermo.
“Non rivedrai mai più l’Imperatore, Generale Nero”, sibila Argos, con la voce invelenita.
“Ne sono consapevole”
Si guarda intorno, incontrando gli sguardi di tutti i suoi antichi sottoposti. E’ ancora in grado di reggerli, quegli sguardi, per poi sopraffarli facendo chinare loro la testa.
Il Gran Maresciallo spezza la tensione, scoppiando in una risata secca e senza la minima nota di allegria.
“Generale Nero. Sei accusato di aver coinvolto il Generale Rigarn in una rappresaglia personale contro Yuri Caesar. Di aver mandato a monte il piano di Yuri Caesar per la conquista di Berlino e di avergli negato un aiuto, condannandolo alla distruzione. Sei inoltre accusato di aver aperto il fuoco contro Demonica, la nuova ammiraglia dell’Impero di Mikeros. Come ti giustifichi?”
Il Generale Nero rimane immobile.
Solo il torcersi delle mani sul pomo dello spadone, tradisce i suoi reali sentimenti.
“Il Generale Rigarn è stato ripetutamente attaccato dalle armate di…”
“MENZOGNA, Generale Nero” sibila il Primo Ministro Argos. Per un momento gli occhi della testa che porta sulle spalle fronteggiano quelli del Generale Nero. Lo sguardo della testa che ha invece al posto della mano, scatta verso Rigarn.
“… menzogna – riprende con un tono più controllato – non è così, Generale Rigarn?”
Rigarn resta a guardare verso il basso. Gli artigli della zampa destra scavano lunghi solchi sull’asfalto delle strade di Tokyo.
“E’ vero – ammette alla fine – Odiavo Yuri Caesar. Ho chiesto al Generale Nero di aiutarmi a sconfiggerlo nel momento in cui più sarebbe stato in difficoltà e lui… lui mi ha concesso la sua collaborazione”
Il Generale Nero scocca un’occhiata furibonda al comandante delle Armate dei Mammiferi. Lo vede evitare il suo sguardo, facendolo sgattaiolare tra le ombre davanti a sé, tra gli altri Generali che non conoscono la situazione e reggono il loro ruolo di giuria silenziosa. Almeno finché lui non parla.
“Se fossi una persona malfidata…” esordisce.
Il Primo Ministro Argos si irrigidisce un attimo e per un istante l’unico rumore che sembra soverchiare la tensione è quello delle bobine in perenne movimento sul suo petto.
“Se fossi una persona malfidata, Primo Ministro, e dovessi basarmi su quello che ho visto, direi che voi avete montato le manie d’onnipotenza di Yuri Caesar. Voi avete protetto un umano e lo avete introdotto a Berlino tramite i Centurioni del Generale, insieme a una scorta di soldati Mikeros che lo proteggessero”
Il Generale Scarabeth, con un mugolante ronzio si fa avanti prima che un secco gesto del Maresciallo non lo faccia rimanere dov’è.
“I nostri soldati hanno potuto confondersi facilmente con quelli tedeschi. Hanno occupato silenziosamente l’hangar della corazzata umana. Poi, hanno liberato il mostro a esso collegata, perché era l’unico di cui gli umani non si sarebbero accorti in anticipo. Non avrebbe mai vinto. Serviva solo a indebolire i nostri nemici. Intanto richiamavate le truppe di Hell dal Sud America”
“Continua, Generale”, sibila Argos, con un tono quasi divertito.
“Poi avete mandato Yuri Caesar al macello. Siete voi che vi occupate dello spionaggio, e gli avete accuratamente nascosto la situazione che si era venuta a creare con Rigarn. Sapevate che Caesar sarebbe morto e la sua energia, l’energia di uno dei Sette Generali sarebbe stata sufficiente a trasformare l’umano in… - la sua voce si spezza per un istante – uno di noi e ad alimentare la corazzata per una rapida fuga”
Lo sguardo del comandante in capo delle forze di Mikeros si incupisce, mentre fissa i Generali davanti a sé quasi in tralice. E i Generali, dal canto loro, non osano aggiungere una sillaba alla conversazione. I loro sguardi corrono da una all’altra parte senza far tradire nessuna emozione.
“Così avete una buona scusa per uccidermi, Primo Ministro. E insediare un nuovo comandante più docile e ben disposto. Avete corrotto Rigarn, mi avete dipinto come un traditore”
Per un po’ è ancora il rumore ossessivo delle bobine a invadere tutta la scena, dando l’impressione che non stia davvero avvenendo, ma che sia proiettata da qualche parte.
“Tutto molto interessante, Generale, e ben costruito. Purtroppo non ci sono prove. Mentre ne esistono sul tradimento della vostra strega, sulla vostra condotta e sulla vostra inettitudine. A questo, la nostra legge risponde con una sola parola…”
“No, Primo Ministro”, sibila il Gran Maresciallo.

Per un attimo, è riuscito a catturare l’attenzione di tutti. Perfino di Rigarn, il cui volto sempre basso e gli artigli conficcati al suolo sono la più schiacciante prova di colpevolezza.

Il Gran Maresciallo, con un sorriso compiaciuto, si rivolge all’assemblea di mostri che torreggia su una città distrutta.
“Il Generale ha preso un impegno con l’Armata Mazinger. E sappiamo quanti gli impegni gli siano sacri. Che combatta la sua ultima battaglia e trovi una morte onorevole… sarà certo un modo di riscattare il suo nome”

Il Generale Nero resta in silenzio, chinando il capo più per un cenno d’assenso che di riverenza.
“Il mio nome non ha bisogno di un riscatto, tantomeno un riscatto concesso da te, umano”
“…”
“… ma combatterò contro l’Armata Mazinger. E sarà la mia ultima battaglia. Me o loro”

Il Gran Maresciallo delle Tenebre rivolge un’occhiata obliqua al Primo Ministro Argos, che solo ora sembra aver riguadagnato un sorriso pieno su una delle sue teste.
C’è il futuro dell’Impero di Mikeros, dietro quello scambio di sguardi, e dietro i soldati che, veloci e sistematici, spogliano pian piano Tokyo.

sabato, aprile 15, 2006

Intermezzo: Koji piange (by Duca Ercole)






Fuori, Berlino che brinda alla nuova libertà con le note di una vecchia canzone che fino a pochi giorni prima davano gioia anche a lui.
“Quando tu soffrirai sotto la schiavitù..”
Dentro, oltre gli spessi vetri antiproiettile in grado di reggere le pressioni oceaniche, il casco del pilota di Mazinger Z vola contro uno specchio della piccola stanza, infrangendolo.
Subito dopo i pugni di Koji si abbattono su quello che rimane del vetro argentato.
“Maledetti! Maledetto Tetsuya, maledetto Yumi, maledetto Daisuke!”
...
“Maledetto papà”
Le ultime parole sono dette tra i singhiozzi
“Maledetto Mazinger...”
La mente ritorna veloce, mentre il sangue macchia il pavimento, alla prima volta che lo ha visto, enorme sopra di lui un gigante di acciaio dono del suo unico parente, di suo nonno, che ha indicato a lui e al fratellino come trovarlo e come attivarlo subito prima di morire sotto le macerie della villa distrutta da Ashura.
I ricordi continuano a correre insieme a Sayaka, sul prato antistante il laboratorio Fotoatomico, insegue Shiro e Boss che le hanno appena rubato alcuni panini dal cesto di un picnic, Koji ride mentre li guarda e intanto stringe il comunicatore tra le mani.
Ogni ricordo è accompagnato da Mazinger, in qualche modo dai suoi quattordici anni non lo ha mai abbandonato.
Alle feste, la notte, dietro ogni angolo Mazinger o il suo nome sempre presenti.

“Maledetto Mazinger...”

In cinque anni non lo ha mai odiato, non lo ha mai visto come la macchina da guerra che è, nei cinque anni precedenti non avrebbe mai compreso Tetstuya e il suo modo di vedere il mondo, una guerra continua contro mostri inumani.

In cinque anni non è mai sceso a patti.
In cinque anni in cui pensava di essere orfano con solo Shiro vicino, adesso invece che un padre lo aveva, adesso che le cose alla fine sarebbero andate a posto, adesso che una fine era possibile in qualche modo tragico e duro ma possibile, adesso che non c’è più nulla nuovamente, Koji comprende e piange.

“Maledetto Mazinger...”

“Maledetto Hell!”

lunedì, aprile 10, 2006

24: il Principe di Fleed


"E' il momento in cui dobbiamo tutti pentirci dei nostri peccati?"
La voce sprezzante di Pete fa un graffio nel silenzio che si è venuto a creare all'interno del Drago Spaziale. Nelle aree di detenzione della corazzata, centinaia di esseri umani vittima dei rastrellamenti del Drago, stanno per essere portate a Tokyo, dove saranno utilizzate come forza lavoro o pezzi di ricambio.
Gli altri dell'equipaggio sono pallidi e muti.
Sakon, che non sa cosa dire, limitandosi a guardare male Pete perché consapevole di essere l'unica persona a cui l'americano riconosca un po' di rispetto. Bunta, quello che ha insisitito per una riunione, che fa sempre più fatica a scendere a patti con la sua coscienza. Fuan Lee, che pensa alla sua sorellina, in mano ai mostri di Mikeros. Sanshiro, che guarda Pete con un palese disprezzo. Grace che percepisce nella sua mente l'angoscia e il dolore dei loro prigionieri.
E Daimoni, anche lui teso e incapace di stabilire cosa occorra fare.
La discussione è lenta, spezzata da lunghi silenzi e dalla consapevolezza che difficilmente le cose potranno cambiare. Mikeros ha dalla sua i parenti di ogni pilota del Drago Spaziale. Ogni mossa fatta contro il Generale Nero, porterà delle conseguenze orribili.

Il cuore di Sanshiro ha sete di giustizia. Più volte propone che il patto che il governo degli USA ha fatto con Mikeros, coinvolgendoli tutti, venga rotto. Tanto più, aggiunge Bunta, che i mostri di Mikeros per primi difficilmente onoreranno il patto.
Che il Drago Spaziale sia quindi una forza di pace, e non il terrore della gente comune. Bunta propone di allearsi al robot giapponese che erano stati chiamati a distruggere per conto degli Stati Uniti, Mazinger Zeta, dello staff di Yumi.

Sconsolatamente, Daimoni afferma che Mazinger Zeta è stato presumibilmente distrutto nella battaglia contro le forze del Dottor Hell a Bados, poco prima dell'attacco globale di Mikeros.
La scelta è continuare il patto col diavolo che è stato perseguito finora.
Oppure attendere.
Attendere che le condizioni siano favorevoli per ribellarsi, per tornare finalmente a essere umani. Attendere l'occasione per abbandonare la strada oscura che stanno percorrendo...



Un violento schiaffo segna il risveglio di Sanshiro.
La vista si snebbia per qualche istante, mettendo a fuoco.
Le urla, il rumore di esplosioni, di canti per la libertà e nomi gridati a voce alta, sono il risveglio del pilota di Gaiking, mentre la terra continua a essere scossa dai giganteschi passi dei colossali mostri che ancora si stanno combattendo.
Lo sguardo di Sanshiro corre immediatamente al campo di battaglia in cui ha fronteggiato coraggiosamente Yuri Caesar. Il cadavere del Generale, fuso, giace insieme alla sua spettrale biga e al corpo sventrato di Gaiking.
"Stai bene", gli dice Fuan Lee. Alle sue spalle, lo Skylar. Il corpo di Sanshiro sembra essere pieno di ferite, gli abiti inzuppati di sangue.
"Ti porto in infermeria", dice Fuan Lee.
"No. Portami sullo Skylar. Andiamo al Drago Spaziale"
"Ma..."
"Fai quello che ti dico!"
Sanshiro si tira su, barcollando e appoggiandosi alla spalla del suo miglior amico. Insieme, salgono sullo Skylar.



"PAGHERETE PER QUELLO CHE AVETE FATTO"
Il Great Mazinger leva l'indice verso al cielo, raccogliendo sulla sua punta scariche di elettricità.
"THUNDEEEER BREAAAK!"
Una pioggia di fulmini si abbatte su alcuni dei gladiatori di Yuri Caesar, piegandoli e paralizzandoli a terra, per poi farli esplodere.
Tetsuya sta per portare a segno un altro attacco, quando qualcosa attira la sua attenzione.
"Daisuke! sei circondato! allontanati più che puoi, mentre cerco di abbatterli!"
Un nuovo Thunder Break viene scagliato sui mostri di roccia da cui è circondato Grendizer. Il robot alieno alza lo sguardo verso il Great.
Una voce fredda, profonda, taglia la distanza tra i due.

"Lascia in pace in pace il mio esercito"
Il volto di Tetsuya si paralizza in una maschera di orrore. "Daisuke, cosa stai facendo?"
"Combatto una guerra"
"NO! Allontanati subito da quei mostri!"
Di nuovo, una lunga pausa di silenzio. "Mi deludi, Tetsuya. Ero sicuro che almeno tu avresti capito"
Il suono delle trivelle di Jeeg sembra perforare l'aria. "CI HA TRADITI! CI HA TRADITI TUTTI!", urla Hiroshi.
Il Great Mazinger resta paralizzato dallo stupore per pochi secondi. Poi punta un indice verso Grendizer. In preda allo sdegno e a una rabbia tinta di incredulità, al sua voce è solo un roco sussurro.
"MIKEROS!"



Koji e Maria, nel frattempo, ingaggiano battaglia contro la più forte delle Machinebeast al servizio delle Armate Nere, il sinuoso drago meccanico già visto in Sud America. Impegnandosi in una serie di manovre d'evasione, l'arpia meccanica e il Double Spacer riescono a evitare la maggior parte dei colpi che il mostro cerca di poratre a termine. Dopo averlo stancato con ripetuti attacchi tra Cyclon Beam e Thunder Breaker, è Minerva X a dare il colpo di grazia, sciogliendo il corpo della creatura dopo averlo investito con un getto del Breast Inferno.



Sanshiro e Fuan Lee, invece, atterrano in prossimità del Drago Spaziale.
Un brivido scuote i corpi di entrambi.
Per alcuni momenti, la loro base volante non è altro che lamiere contorte, ordini urlati disperatamente, sangue che sprizza su pareti metalliche annerite dal fumo e dalla polvere. Armandosi di coraggio, i due piloti attraversano di corsa un corridoio invaso da corpi di feriti che nemmeno possono essere spostati, tale è il rischio di aggravare i traumi.
Nella sala controllo, trovano un disperato Sakon che cerca di prendere il controllo della situazione. Daimoni giace accanto a lui, ferito gravemente.
Con un crescente senso di impotenza, Sanshiro vede portato via il professore che gli ha fatto da padre, l'unico di cui - seppur senza darlo mai a intendere - rispettasse un minimo l'autorità. Solo una cosa può fare, solo una cosa è richiesta a lui e a quelli come lui. Combattere. E sopravvivere per combattere ancora.

"Quale mezzo è rimasto?"

Pochi minuti dopo, alla guida del Buzzolar, Sanshiro cerca di distruggere ogni cosa cosa gli capiti a tiro.
Le Armate di Caesar.
Quelle di Blocken.
Quelle di Hell.
Quelle del Generale Nero.
Quelle di Daisuke,

Non finiscono mai. Ogni volta che una è abbattuta, altre fanno la loro inesorabile ed estenuante comparsa.



"E HAI OSATO CHIAMARE ME TRADITORE!"
L'urlo di Jeeg precede il suo lanciarsi contro la figura di Grendizer, prima che l'Hanjuryoku Storm lo sollevi a mezz'aria.


Con il Great Typhoon, Tetsuya riesce a sbalestrare l'equilibrio del robot alieno, fino a farlo cadere dallo Spacer.
"Tu... eri il più puro tra noi... il più incontaminato" Il pilota del Great Mazinger non riesce a capacitarsi del fatto che la persona che si trova davanti a lui, il suo nemico, sia lo stesso con cui ha parlato a lungo nell'Area 51. Il ragazzo che odiava la guerra ma si dichiarava costretto a combatterla.
"DOVE HAI LASCIATO HIKARU?", urla Koji, riportando tutti alla realtà.
"Lei è al sicuro. Con me", risponde Daisuke.
"Daisuke, smettila. Ho già abbattuto una volta Grendizer, posso farlo ancora"
"Ti reputi così diverso da loro? Anche noi siamo stati responsabili di bagni di sangue. Anche noi condividiamo la nostra esistenza con mostruose bestie meccaniche"
Il Great Boomerang colpisce a fondo il Grendizer, troncandogli un braccio. Lo stesso fuoco che ha risanato i Generali di Mikeros, percorre il corpo del robot di Daisuke, risanando parte dei danni ricevuti.
Maria intanto sonda mentalmente il campo di battaglia, e soprattutto Yamata No Orochi, per ricevere qualche traccia di Hikaru. Nessuna.


Quando vede Grendizer cadere sotto i colpi del Thunder Break, esegue con Minerva X una virata improvvisa per artigliare il robot e catturarlo. Un guizzo di fiamma anticipa la sua mossa: è uno dei draghi di Yamata No Orochi, che afferra tra le fauci Grendizer e fa per portarlo all'interno della corazzata.
Il Great Mazinger, il Double Spacer, Jeeg e Minerva X si lanciano sulle teste della fortezza di Himika, per abbatterla e recuperare l'UFO robot.
La ferocia con cui i draghi infieriscono contro di loro, però, li porta lentamente a retrocedere.
Una comunicazione arriva dalla Fortezza dlle Scienze.
Una comunicazione per Daisuke.

"Dottor Umon", dice l'alieno, con voce asciutta.
"Dottor Umon? Daisuke, sono tuo padre!"
"No. Non lo sei mai stato, e non lo sarai adesso"
"Daisuke, ti prego! rifletti su quello che stai facendo! Non è troppo tardi per tornare sui propri passi! Ciò con cui ti stai alleando non è nemmeno lontanamente umano!"
"Nemmeno io lo sono", risponde Daisuke, troncando le comunicazioni.

Il corpo di Grendizer, malgrado gli sforzi disperati dell'Armata Mazinger, viene portato su Yamata No Orochi. In un ultimo urlo, mentre la corazzata prende il volo, Duke Fleed si rivolge a Maria.
"MARIA! GUARDA L'IMPERO A CUI STAI RINUNCIANDO!"
La risposta che viene dalle sottili labbra serrate di Minerva X, è una risata di disprezzo.





Yamata No Orochi non è l'unica ammiraglia a partire. Invece di infierire sulla città, le truppe del Generale Rigarn ripiegano dentro Mikeros. Una lunga colonna di mostruosi mammiferi biomeccanici marcia fino a scomparire dentro l'impenetrabile fortezza dell'impero sotterraneo.
"RIGARN" La voce di Koji Kabuto, dentro il Double Spacer, congela la scena per qualche secondo.
Quando il mostruoso Generale si volta verso di lui, lasciando che i suoi soldati gli passino accanto, di nuovo il pilota parla.
"IL MIO NOME E' KOJI KABUTO"
"... ti conosciamo bene"
"E' SOLO RIMANDATA"
Rigarn sembra annuire, raccogliendo la sfida prima di entrare a sua volta a bordo di Mikeros.
Ma un'altra sfida viene lanciata dalla corazzata nemica. Mentre si alza in cielo, oscurando una Berlino divorata dai fuochi della rivoluzione e della guerra, Mikeros manda un ultimo messaggio, dettato da una cupa voce che l'Armata Mazinger ha imparato a odiare.
La voce del Grande Generale Nero, la voce che sembra far tremare perfino la terra stessa.
"ARMATA MAZINGER!"
Ognuno dei robot ancora in piedi, molto pochi, alza la testa verso il cielo, raccogliendo le ultime energie per ascoltare il messaggio.
"VI CONCEDO TRENTA GIORNI. TRENTA GIORNI PER CURARE LE VOSTRE FERITE E SEPPELLIRE I VOSTRI MORTI"
Un silenzio nervoso copre tutto il campo di battaglia.
"AL TERMINE DI ESSI, PORREMO FINE A QUESTA STORIA. SAREMO SOLO IO E VOI, NELLE DESOLATE PIANURE DEL KANTO"
Una sola voce si leva, infrangendo il silenzio.
La voce del Great Mazinger, che leva la spada contro la Fortezza Mikeros, in segno di sfida.
"Generale Nero! Sarò io a ucciderti. E' questo il mio destino"
Gli occhi di Demonica sembrano luccicare per un istante.
"E SIA. ORA RIPRENDETEVI E PREPARATEVI. NON VOGLIO AFFRONTARE DEGLI AVVERSARI DEBOLI"
La Fortezza sale sempre di più, accompagnata da Yamata No Orochi.
Presto, sono solo due ombre nel cielo, due ombre che lasciano il cupo ricordo di ciò che rappresentano.



La battaglia sembra scemare. Con un ultimo sovraumano sforzo, i cannoni di Buzzolar colpiscono e distruggono l'ultima Machinebeast che si trovano davanti.
Poi, la vista di Sanshiro si annebbia e, distrutto dalle ferite in tutto il corpo, si accascia svenuto sul quadro comandi.
I paramedici dalla base iniziano ad arrivare. Vengono fatti arrivare degli elicotteri, per portare tutti i feriti al riparo. Il Great Mazinger vola sul campo di battaglia, cercando Jun.
Vicino a lui, il corpo contorto di una gigantesca bambina d'acciaio, Rain X1. Tetsuya non può fare a meno di sentire una scossa di dolore perforargli il cuore. La prima volta che, in segreto, lui e Jun sono arrivati a Berlino, quella bambina è stato il primo richiamo a chiedersi cosa stesse facendo, perchè, chi fosse davvero.


Dentro Venus, Jun giace non molto lontano. Tetsuya, scendendo di fretta dal Brain Condor, corre ad accertarsi delle sue condizioni. E' ancora svenuta e respira debolmente, ma è viva.
Prendendola tra le braccia, aspetta in silenzio che arrivino i medici, per poi staccarsi lentamente da lei e lasciarla alle loro cure.
Dopodiché, in questo macabro pellegrinaggio in una città in rovina, in cui gli unici rumori sono le pale degli elicotteri e i canti dei ribelli tedeschi, Tetsuya giunge davanti al Capo.
Il suo corpo da cyborg è tranciato a metà, lasciando scoperti molti dei circuiti che lo animano. Quando le mani di Tetsuya afferrano il suo corpo, vengono attraversate da una lieve scossa elettrica. Eppure, rimane a stringere. Il suo corpo non ha paura dell'elettricità. E' stato abituatoa sopportarla fin da bambino, in seguito a estenuanti e dolorosi allenamenti che avrebbero spezzato ogni altro bambino.
Ma non lui.
Negli ultimi istanti di vita, il Direttore cerca disperatamente di dire un nome.

Tokyo.

Tetsuya annuisce. E' una muta e silenziosa promessa, che accompagna il viaggio del dottor Kenzo Kabuto verso la sua definitiva morte.

Alcuni medici guardano con occhio clinico il dottor Kabuto, mentre lo portano alla base.
"Potremmo ricostruirlo", dice uno di loro.
Tetsuya furiosamente lo prende per la giacca, scuotendolo ed esigendo rispetto per la vita umana che se n'è andata. Tuttavia, l'argomento risalta fuori, quando parla con Yumi.

Oltre a considerare impossibile reimpiantare il cerevllo del dottore, che ormai non dà alcun segno di attività, Yumi è anche convinto che questa non sia mai stata la sua volontà.
"E' vero - ammette Tetsuya - quando ha comunicato con noi, prima di schiantarsi su Demonica, sapeva che quelle sarebbero state le sue ultime parole"
Yumi annuisce gravemente. Benchè non faccia nulla per reclamarlo, il giovane pilota del Great lo tratta come nuovo Direttore della Fortezza delle Scienze.
Quando chiede a Yumi se può riavere un comunicatore, lo scienziato gli restituisce il comunicatore personale, che Tetsuya aveva abbandonato nel casco quando era fuggito dalla base.
"Lo avete tenuto"
Yumi annuisce. "Lo ha conservato il dottor Kabuto. Per restituirtelo quando fossi tornato"



Pensieri estremamente cupi scuotono anche il dottor Umon. La sensazione di aver fallito tutto con Daisuke, i sensi di colpa e le ultime, tremende frasi che gli sono state rivolte. Con lui c'è Maria: gli aveva promesso una spiegazione.
A sentirla, Umon scuote la testa. Con un'amara ironia, dice di aver studiato il Grendizer e di essere sicuro che sul robot non ci sia alcun modo di superare la velocità della luce. Se Daisuke è un alieno, la sua fisionomia perfettamente umana esigerebbe che Fleed avesse condizioni ambientali identiche a quelle terrestri. Non esiste un pianeta simile nella parte d'universo da noi sconosciuto... e se Fleed esiste davvero, deve per forza trovarsi anni luce lontano.
Umon confessa a Maria il suo sospetto che Fleed non esista. Che lei e Daisuke siano solo una specie molto particolare di terrestri.
Maria annuisce. Il suo sospetto, molto simile e maturato da tempo, è di non essere tanto un aliena rispettoa questo spazio, ma a questo tempo. Di venire dal futuro.
Questo però non spiegherebbe i Vegan... o darebbe loro una connotazione ancora più sinistra.
Maria guarda Umon, che sembra più vecchio.
"Se può consolarla... ho percepito la presenza di Hikaru, dentro la corazzata in cui viaggiava Daisuke. Stava bene, era viva", dice mentendo. Quando ha "cercato" Hikaru, in effetti non ha trovato nulla.
Umon annuisce. "Grazie", dice con voce stanca.
Maria si piega verso di lui. Prima di andarsene, lo bacia leggermente su una guancia.
Uscendo, un'intuizione improvvisa le porta a chiedersi dove sia Ryo Asuka. Lo vede girare per i corridoi della base. Quando si incrociano, l'enigmatico ragazzo le rivolge un sorriso di saluto, e passa oltre.

Passano due giorni.
Sono due giorni senza sogni, di un interminabile buio. Due giorni in cui Maria e Hiroshi si accertano spesso delle condizioni dei bambini alla base, al momento alloggiati con gli altri feriti su Supermazinga Sette. E se Mayumi sembra stranamente calma e tranquilla, così non è per Shiro e Goro. Il primo è affranto dalla morte del padre e da quella di Rain. Il secondo, oltre a condividere quest'ultimo dolore, ha l'anima schiacciata dalla totale vergogna di avere come fratello un traditore. L'uomo che è passato dalla parte degli odiati Mikeros, che se ne proclama il principe.
Quando Jeeg va a trovare Mayumi, dicendole che forse è meglio tornare alla Fortezza, lei risponde decisamente che il suo posto è lì, a star vicina a Goro e Shiro.
Delle condizioni di Shiro chiede anche spesso Tetsuya, pur non facendosi mai vedere dal bambino.

Nella palestra della Fortezza, Hiroshi sfoga la sua rabbia sulla lastra d'acciaio ormai accartocciata e contorta sotto i suoi colpi.



Le nebbie del coma, per Koji, si affacciano su visioni sempre più confuse.
Il soffitto dell'infermeria.
Il rumore dell'elettrocardiogramma.
I muscoli impacciati dai bendaggi.
Il viso di Tetsuya, che ha vegliato preoccupato su Koji e Jun.
La reazione del pilota di Zeta è estremamente violenta. "Traditore"
Tetsuya rimane impassibile, quando gli spiega che la sua partenza si è resa necessaria, per crescere.
"Mio padre sarebbe ancora vivo, se tu ci fossi stato", insiste Koji.
"Era nostro padre"
"Era MIO padre. Tu non eri nulla per lui. Solo un'arma, la sua spada. E adesso nemmeno quello, solo una spada spuntata"
Reprimendo la propria rabbia, Tetsuya spiega a Koji che ha dovuto capire l'umanità per proteggerla.
"Mentre tu stavi cefcando di capirla, noi combattevamo per lei!", ruggisce Koji.
"Non è tempo per litigare. Nostro padre, come ultimo desiderio, voleva che prendessimo Tokyo"
Una voce sbuffa da un letto vicino. "Facile, come impresa".
Sanshiro si alza goffamente in piedi, staccandosi le flebo dal braccio. Koji lo imita, sotto le insistenze (come al solito bellamente ignorate) dei dottori della base. I due si trascinano insieme all'uscita nei corridoi, quando vengono raggiunti da Sayaka e Grace.
La prima guarda Koji, un po' preoccupata. "Se hai bisogno di parlare... di... di qualunque cosa..."
"Non è successo nulla. Nulla di cui parlare", ribatte in fretta il pilota di Zeta. Grace prende a braccetto Sanshiro, decisamente affatto contento.
"Sei stato un eroe", gli dice. Gli dà un bacio.
Il pilota di Gaiking, stizzito dal comportamento perennemente immaturo e capriccioso della ragazza, si fa indietro e le ribatte aspramente che i rapporti tra loro sono chiusi, che non sono obbligati a starsi simpatici e che non vuole più vederla.
Grace lo guarda, senza dire nulla. Poi con un moto di stizza, prende sottobraccio Koji, già a braccetto con Sayaka. Il pilota di Zeta viene strattonato da una parte e dall'altra dalle due ragazze, urlando di dolore, avendo ancora diverse fratture.

Senza commentare e decisamente solo, si mette in contatto con Sakon sul Drago Spaziale, chiedendogli come vanno le cose.
"Bene", risponde Sakon, con un tono incolore.
"Cioè?"
"Qualche complicazione. Non preoccuparti. Ne parleremo quando starai bene"
Sanshiro insiste. Finchè la verità non viene a galla, ed è una terribile verità.
Daimoni non ce l'ha fatta. E' morto.
Con un tuffo al cuore, Sanshiro si sente solo, sempre più solo. Nessuno che lo aiuti. Nessuno che lo ascolti. Nessuno.

Yumi, di colpo, riunisce tutti i piloti nella Sala di Controllo, d'urgenza.
Non sono molti, quelli che rispondono all'appello. Benché non ci siano state perdite tra i piloti, molti stanno ancora scontando il duro prezzo della più difficile battaglia mai combattuta dall'Armata Mazinger finora.
Yumi non dice nulla, limitandosi a stare davanti allo schermo.
E, sullo schermo, seduto su un trono di pietra con la faccia coperta dall'elmo, Daisuke.



La reazione dei piloti è immediatamente estrema. In Sanshiro arde ancora il ricordo della madre uccisa e, vedere che il pilota di Grendizer è passato dalla parte dei nemici, agita il suo cuore di una rabbia che non può assolutamente essere placata.
"MALEDETTO IDIOTA! COME HAI OSATO!"
"Lasciate parlare il Principe di Fleed", sibila Koji, caricando il nuovo titolo di Daisuke di un velenoso disprezzo.
La voce di Daisuke è calma, ancora pervasa da quella vena di follia che lo ha scosso durante il combattimento.
"Io sono Duke Fleed. E' questo, ciò che sono sempre stato. Questo, ciò che avrei sempre dovuto essere. Questo elmo che porto, è il simbolo della reggenza sul mio popolo, benché me ne sia accorto troppo tardi"
"Facci vedere Hikaru!", ringhia di nuovo Maria, alla cui richiesta fanno ben presto eco Koji e Hiroshi.
"Ogni cosa a suo tempo. Hikaru sta bene"
"Sei passato dalla parte di Mikeros", dice con fermezza Tetsuya.
"Il mio popolo non è del tutto appartenente a Mikeros. E nemmeno io sono un umano"
"Ti sbagli, figliolo", interviene Umon. Nello stupore di tutti, ripete ciò che ha detto a Maria: che Grendizer non sarebbe adatto a un balzo spaziale di proporzioni così grandi.
"Io credo che tu sia un terrestre. Torna con noi, sei ancora in tempo", dice, anche s emolti piloti dell'Armata non sembrerebbero pensarla allo stesso modo.
"Una guerra molto difficile si profila all'orizzonte - dice Duke Fleed, ignorandolo - ed è la guerra contro i Vegan. Stiamo sottovalutando il problema. Solo unendo le nostre forze potremo reggere l'urto delle cose che verranno... da soli non possiamo fare niente"
Resta in silenzio per qualche attimo. Poi ripete le parole che la Regian Himika rivolse tempo addietro al Generale Nero.
"Vega verrà"
"Vega è qua", risponde a denti stretti.
"Tra un mese - riprende Duke Fleed - saremo anche noi alle pianure del Kanto. Combatteremo anche noi contro il Generale Nero, se questo porterà a collaborare Fleed e l'Armata"
"NO! - ruggisce Hiroshi - la sfida del Generale Nero è stata rivolta all'Armata Mazinger, e tu non ne fai più parte!"
"Facci vedere Hikaru!", insistono di nuovo i piloti.
Con un cenno, Duke Fleed allontana due soldati Haniwa, che tornano poco dopo scortando uan donna.
E' una donna in lacrime, scossa da tremori, gli occhi completamente allucinati mentre si guarda intorno.
Koji sta per un momento in silenzio. "Se verrai anche tu, quando avremo sconfitto il Generale Nero, tu sarai solo il prossimo nemico da combattere".
La sfida rimane nell'aria, accolta in un modo o nell'altro dagli altri piloti.
Il collegamento si interrompe.

L'atmosfera si scalda immediatamente. I piloti chiedono a Yumi che cosa intenda fare, e lo scienziato afferma che è sua intenzione accettare la sfida del Generale Nero. La Fortezza delle Scienze e il Drago Spaziale rimarranno a Berlino per qualche tempo, in modo da riparare i danni subiti nell'ultima battaglia e sostenere l'urto del più massiccio combattimento che l'Armata si troverà a sostenere.



Sanshiro chiede a Koji che venga reinserita la testata nucleare sul Gaiking, in modo da autodistruggersi sul Generale Nero, nel caso in cui le cose vadano male, ottenendo un secco rifiuto dal pilota di Zeta.
Koji sostiene infatti che - benché Sanshiro sia libero di tentare una manovra suicida per eliminare o danneggiare il Generale - Gaiking deve rimanere in condizioni di poter essere riparato e recuperato.
"Nessuno potrebbe pilotare il Gaiking, all'infuori di me", obbietta Sanshiro.
Quando Koji mette in dubbio quest'ultima affermazione, l'atmosfera si scalda decisamente. E diventa ancora più rovente quando Sanshiro dice che mai e poi mai vorrà Grendizer al fianco dell'Armata Mazinger, durante il combattimento nel Kanto.
"Non combatterà con noi. Saremo su due fronti differenti con un unico obbiettivo. Se tu cadrai io ti aiuterò... se lo farà lui, lo lasceremo morire". Questa è quanto cercano di fargli capire Maria e Hiroshi, più o meno pacificamente.
Koji, invece è molto più duro, affermando che se si è alleato con dei collaborazionisti che portavano carichi di esseri umani ai mostri di Mikeros, può anche sopportare la presenza di Daisuke in battaglia.
La discussione infiamma i due piloti che rischiano di venire alle mani.
Tutti i tentativi di far capire a Koji che sul Drago Spaziale si sono sentiti costretti a fare quello che stavano facendo, si infrangono sul muro che crea il pilota di Zeta. Il quale, ormai, ha solo voglia di chiudere la guerra, esasperato com'è dai suoi orrori.
"Se non avessi voluto farla finita, con tutto questo, non avrei coperto mio padre quando si è andato a suicidare contro Demonica!"
"Beh, continua a piangerci, allora! Anche mia madre è sttaa fatta a pezzi dal Generale Nero, sotto i miei occhi" è la sprezzante risposta di Sanshiro.
"Io non piango. Non ho pianto nemmeno quando mio padre è morto. Sei il bambino che si lagna solo perchè Grace non lo degna di uno sguardo"
"Certo... come no, hai ragione tu"
Uno sputo colpisce il volto di Sanshiro.
"Non vali nulla. Non sei mai valso nulla"
Il pilota del Gaiking freme di rabbia. Poi, per non far degenerare ulteriormente la situazione, si volta e abbandona la sala, senza dire nulla.
Yumi guarda Koji senza dire nulla.
"E lei - rincara la dose Koji - la pianti di non prendere mai posizione su nulla. Su NULLA! Alla fine saono solo io quello che dice le cose come stanno, a costo di farsi odiare"
"Io sto solo cercando di non alimentare tensioni prima dello scontro col Generale Nero..."
"Certo. Come è sempre stato. Non ha mai avuto nemmeno lo stomaco di dire le cose a sua figlia, anche quando dava prova di immaturità completa"
"Non è sempre stata l'unica, ad averne dato prova"
"Ma toccava sempre a ME, poi, risolvere la situazione, mentre lei NON HA MAI FATTO NULLA"

Furioso, Koji esce dalla Sala, nel corridoio buio che porta alle cabine.

Nel dubbio, nell'incertezza verso il domani, si chiude la seconda serie di Dei o Demoni.