lunedì, ottobre 29, 2007

42: il segreto dell'Impero Jamatai




La mappa tattica inquadra la zona del Kyushu. Un puntino luminoso brilla con un intermittenza continua e irritante.
“Questa è la zona in cui Tetsuya è scomparso – spiega Yumi, a tutti i piloti riuniti subito dopo la pesante battaglia appena combattuta – Ipotizziamo che, non appena è stata oltrepassata la coltre di nebbia del Kyushu, ogni comunicazione sia saltata”
Spegne la mappa.
“Per quanto possiamo sperare che Tetsuya abbia trovato un accordo con Daisuke, non dobbiamo dimenticare che l’Impero Jamatai è potenzialmente ostile. Tetsuya è in pericolo finché si trova nel loro territorio, soprattutto senza alcun modo di comunicare con la Fortezza. Verrà immediatamente formata una squadra di recupero”
“Possiamo andare io, Amon e Sanshiro. Così, Maria potrà lavorare con Grace per scoprire dov’è Koji”, suggerisce Hiroshi.
“Maria verrà con voi. La priorità assoluta, adesso, è ritrovare Tetsuya”


“E Koji? – sbotta Hiroshi, spezzando completamente il silenzio – Non dovremmo pensare anche a Koji?”
La sua voce lascia tutti i piloti senza parole. Come al solito, Hiroshi non ha fatto altro che dare voce a ciò che pensano molti di loro.
Yumi smette di parlare e il suo sguardo si punta sul cyborg. “Non abbiamo tempo di cercarlo, adesso”
“COSA? Ho sentito bene? Non abbiamo tempo di cercare quello che è stato il suo pupillo finora e che è formalmente il capo dell’Armata Mazinger?”
“Che stai dicendo, papà? Stai dando i numeri?”, gli fa eco Sayaka, imporporandosi immediatamente in viso.
Il volto di Yumi, per quanto incupito, non accenna a cambiare minimamente d’espressione, nemmeno alle parole della figlia. “Non sappiamo dov’è Koji. Non sappiamo cosa stia facendo e non sappiamo se sia vivo…”
“Lo è! Quante volte glielo devo ripetere? Ho tenuto il suo Pilder tra le mani, ho visto…”“Questo non significa nulla, Hiroshi. Non abbiamo un punto di partenza per cercare Koji”, lo interrompe freddamente lo scienziato.
Maria si schiarisce leggermente la voce. “Dottore, io le ho già detto che potrei…”
Yumi scuote la testa. “IL punto non è questo. Il punto è che Tetsuya è scomparso da diverse ore, da solo, in una zona invasa da creature che tuttora sono a tutti gli effetti nostri nemici. Non possiamo ignorarlo. E, a differenza di Koji, non abbiamo dubbi su dove cercare”
“Ma basterebbe mandarne alcuni di noi a cercare Tetsuya. Gli altri potrebbero continuare a cercare Koji”, ribadisce ostinatamente Hiroshi.
“L’unica persona che ha una qualche speranza di trovare Koji è Maria, coi suoi poteri mentali. Ma Maria deve venire con voi. Se ci sarà da trattare con Daisuke per un’eventuale liberazione di Tetsuya, è quella tra chiunque di voi più adatta”
“Ma lei vuoleritrovare Koji?”, ringhia Hiroshi, esasperato.
“Hiroshi, io voglio bene a Koji come fosse figlio mio. Ma non posso sacrificare un altro membro dell’Armata al suo posto, renditene conto!”
“SMETTILA! – urla Sayaka, ormai completamente fuori di sé – E’ questa la gratitudine che hai per lui? Per tutte le volte che ha combattuto per te? INTENDI ABBANDONARLO?”
“Sayaka, io non ho detto che…”
Sayaka prende su il suo casco, facendo per andarsene. “Papà… se tu non hai il coraggio di cercarlo, lo faccio io. Fine della questione”
“Sayaka, non…”
Troppo tardi. L’irruente ragazza esce dalla sala, senza ascoltare altro.
Un velo di imbarazzo torna a coprire tutta la sala, spezzata solo dal ghignare di Amon, che sembra starsi godendo un mucchio la scena.
“Nato per comandare, eh?”
“Avete avuto i miei ordini. Partenza tra pochi minuti”, replica gelidamente Yumi, congedando tutti quanti.





Il Kyushu appare ai piloti in missione come un’immensa nuvola grigiastra e malsana, che si pianta nelle profondità del terreno, avvolgendo l’intera regione giapponese in una cupola livida.
“I sistemi di comunicazione stanno saltando”, avverte Sanshiro, facendo dei continui controllo sul quadro comandi del Gaiking.
“Confermo – annuisce Miwa con Hiroshi a fianco, provando una comunicazione dal Big Shooter – Funzionano solo quelli a breve raggio, anche se presentano segni di disturbo. Tra poco non potremo contare più nemmeno su quelli. Il Great Mazinger non risponde ad alcun segnale”
“Provo una comunicazione mentale con Tetsuya”, li interrompe Maria.
I piloti restano, in volo, per qualche istante in attesa di uno sviluppo positivo. Quando Maria si fa sentire nuovamente, l’esito è però tutt’altro rispetto a quello sperato.
“Niente”, dice rassegnata la telepate.
“Dev’essere questa dannata nuvola che interferisce con tutto”, mormora cupamente Hiroshi.
Amon, che non ha bisogno di alcuna comunicazione (e che del resto non potrebbe averne, non pilotando un robot), scopre i denti i un ghigno divertito e, dispiegando ancor più le ali, plana tuffandosi direttamente in mezzo alle nuvole.


Maria fa un ultimo disperato tentativo di sondare la zona.
In realtà non sta più cercando Tetsuya.
Lentamente, i suoi poteri mentali si sforzano di bucare la cortina impenetrabile per arrivare a una mente particolare. Una mente aggrovigliata nell’oscurità, nel rimorso e nella solitudine. Una mente che ha imparato a conoscere bene.


Daisuke.


Daisuke, abbiamo bisogno di parlarti adesso.


La mente del pilota di Grendizer ha sentito, di questo Maria ne è sicura. La sente cercare di sbrogliarsi, di rendersi più lineare per riuscire a comunicare, di nascondere quelle parti che evidenziano una chiara debolezza.


- Maria, ero stato chiaro. Ci saremmo rivisti durante lo scontro con il Generale Nero, non prima.
- Dov’è Tetsuya?

La conversazione mentale viene interrotta bruscamente. Maria, imbracata nel vano di pilotaggio di Minerva X impreca sottovoce, rimpiangendo il Duke Fleed del futuro, molto più cupo ma anche più facile da trattare.






“Hiroshi… c’è qualcosa di… di sbagliato, qui. Qualcosa di malefico”
Miwa lo dice restando ancora concentrata sulla rotta da seguire, a mezza voce. Hiroshi fa un sorriso intenerito. Un sorriso che non sembra avere nulla a che spartire con il demone d’acciaio che combatte così furiosamente in battaglia.
“Micci, non preoccuparti. Vedrai che riusciremo a cavarcela, qualsiasi cosa succeda. Solo, promettimi di andartene verso la Fortezza, dovesse succedere qualcosa”
“Sai che non posso promettertelo”
Hiroshi la guarda per qualche istante. Poi il suo sorriso si allarga. “Lo so”


Le impressioni di Miwa non possono che contagiare tutti e quattro i membri in missione dell’Armata Mazinger.
Il Kyushu non è esattamente come nessuno di loro ricordava. La terra sembra essersi sventrata per i continui scontri, in un ingrigito panorama di palazzi divelti e autostrade spaccate, completamente invase dalla vegetazione. All’orizzonte, sembrano esserci monti, piccoli ma visibili, di cui nessuno ricordava la presenza. Ognuna di quelle cime ha qualcosa di strano, quasi fossero una presenza viva, in continuo ascolto, in continua sorveglianza…
I cadaveri dei mostri Mikeros sono impalati ai tetti delle case, ai pali della luce rimasti in piedi. Macabri trofei le cui parti organiche vengono lasciate a marcire, e quelle cibernetiche ancora mandano sprazzi incontrollati di elettricità. Ai loro piedi, Spiriti Haniwa caduti e soldati di entrambi gli schieramenti abbandonati gli uni sugli altri, le armi ancora strette in mano.
Ma soprattutto, a lasciare sgomenti i nostri, sono le statuette funerarie Haniwa lasciate dappertutto. Anche queste sembrano sentinelle, impietrite in uno scrutare silenzioso e costante. A Maria e Hiroshi, i più “anziani” della squadriglia, viene immediatamente in mente la prima volta che videro un paesaggio simile, poco prima di abbandonare il Giappone, in un’isoletta poco lontana dalla costa nipponica in cui si erano insediati. L’isola in cui ascoltarono il Ministro Amaso parlare per conto della Regina Himika e proporre la prima alleanza contro il futuro avvento dei Vegan. Ora, quei giorni sembrano fin troppo lontani, ed è con la massima circospezione che i nostri si avventurano in una parte di Giappone ai loro occhi palesemente stregata.





Amon è il primo ad arrivare e scendere. Mentre ripiega le ali, si guarda intorno, completamente circondato dalle sinistre statuette funerarie.
Lento, cammina alzando nuvolosi di polvere attorno a se, con gli occhi che gli saettano da una direzione all’altra.
C’è qualcosa di familiare, sì, ma non saprebbe dire cosa. Un’odore, forse, o più probabilmente qualcosa di epidermico, uno strano formicolio che appartiene molto più alla sfera dell’istinto che a quella dei sensi.
Quando il suo volto scatta verso la gigantesca sagoma di Yamata No Orochi, lontano, all’orizzonte, capisce che quella sensazione viene proprio da lì. E quando capisce cos’è, gli occhi si spalancano per lo stupore.
“Questo… questo NON E’ POSSIBILE!”
Gli altri piloti sono ancora troppo lontano, fuori dalla coltre di nubi.
Amon continua a guardare sgomento verso Yamata No Orochi, senza riuscire a capacitarsi di quello che sta sentendo. La spiegazione di quella strana sensazione d’essere tornato a casa.
Le sagome dei robot iniziano a intravedersi nella nebbia, e Amon sa che non è con loro che può condividere i propri sospetti.
Aprendo di colpo le ali, vola rasoterra il più veloce possibile, proprio mentre a sua volta anche Jeeg atterra bruscamente per terra, già in forma di robot.
“AMON! DOVE VAI?”
L’urlo di Hiroshi si perde nella nebbia, facendo da contrappunto al sibilo delle ali del Devilman che fendono l’aria.
L’eco si spegne. I piloti dell’Armata Mazinger sembrano completamente soli.


Jeeg raccoglie una di quelle statue Haniwa tutt’intorno.
Per lunghi minuti, ne tiene una in mano, fissandola attentamente, restando assolutamente immobile. È come se cercasse una risposta che non arriva.
“Hiroshi…”, mormora Miwa dal Big Shooter.
La mano di Jeeg si chiude sulla statua, spaccandola di netto. Il vento si fa leggermente più forte mentre tutte le altre ricominciano a vibrare.
Il robot d’acciaio fa cadere per terra i cocci, restando guardingo e fissandosi attorno. Lentamente, anch’essi si muovono tornando a riformare la statuetta di prima.





“Micci, resta qui in zona. Noi ci spostiamo verso Yamata No Orochi”, mormora il robot d’acciaio.
“Io vengo con voi, Hiroshi!”
Da Minerva X, arriva la voce di Maria. “Miwa, se ci succede qualcosa è bene che qualcuno corra ad avvertire la Fortezza, visto che le comunicazioni qui sono disturbate”
Miwa resta in silenzio per qualche istante. “Va bene”, sospira poi.
Gaiking, Minerva X e Jeeg si inoltrano nel disastrato territorio Jamatai. Anche gli animali sembrano innervositi e pochi. Quando passano, stormi di uccelli si alzano in volo, terrorizzati.
Gli Spiriti Haniwa cominciano a farsi più frequenti, via via che avanzano. Sono sempre di più, e il loro sguardo si posa sui robot all’unisono del vibrare delle statuette funerarie, sempre più ronzante e sempre più ossessivo.
Tuttavia nessuno sembra volerli attaccare. Come trattenuti da qualche forza superiore, i mostri lasciano passare i robot, che continuano a muoversi guardinghi e pronti alle peggiori eventualità.
Si fermano solo ai piedi della gigantesca ammiraglia dell’Impero Jamatai, in una valle in cui case, palazzi e ogni forma di vita umana è stata completamente sradicata.
Il Great Mazinger è vicino a loro, apparentemente illeso: una breve e tranquilla comunicazione di Tsurugi spiega di essere stato coinvolto nell’attacco in forze del Gran Maresciallo Inferno e, per questo, di non essere ancora riuscito a tornare alla base.
Ma l’attenzione dei piloti è in gran parte rivolta verso la scena che si sta consumando sulla sommità di Yamata No Orochi. Amon è davanti alla Regina Himika e Duke Fleed, circondati da Flora e dai tre Ministri.


Le labbra di Himika si piegano in un sorriso.
“E’ da molto che non ci vediamo, Amon, Massacratore dei Demoni. E non in questa forma”
Il sorriso con cui risponde il Devilman è un arricciarsi delle labbra, che scopre ancor più le zanne.
“Io non mi ricordo di te, Regina. Ma so che siamo simili… quasi tutti”, aggiunge, fissando Duke Fleed.
“Un umano si è fuso quindi al tuo corpo, Amon?”


La domanda di Himika lascia di ghiaccio i piloti dell’Armata Mazinger.
“E’ una Devilman anche lei?”, chiede interdetto Hiroshi.
Maria li fissa a occhi spalancati. “Lei… la donna… i tre ministri… sono tutti dei Devilmen, a parte Daisuke e i loro mostri”
Gli sguardi dei piloti tradiscono lo stesso pensiero. Se così fosse, l’idea che i Devilmen non sono altro che sperimentazioni della Human Alliance sarebbe assolutamente falsa. E forse sarebbe giusta invece quella raccontata da Amon stesso. Forse i Devilmen hanno veramente il diavolo come progenitore.


“Akira Fudo è stato molto coraggioso”, ghigna Amon, rispondendo alla domanda.
“Anche la Regina Himiko, molti secoli fa, lo è stata. Ma anche piuttosto stupida e avventata, come lo sono tutti gli esseri umani”, sussurra Himika.
I Ministri non cessano di distogliere gli occhi dai robot dell’Armata. Jeeg è convinto che uno di loro, un gigantesco guerriero con metà volto sfigurato, sussurri una parola al suo indirizzo.
Abominio


“Tu chi sei, invece?”, ringhia Amon a Daisuke.
Col volto nascosto dall’elmo, l’atteggiamento del ragazzo sembra improntato a una freddezza totale, di chi ha già visto ormai fin troppi orrori per lasciarsi terrorizzare da qualcuno in più.
“Il mio nome è Duke Fleed”, risponde senza scomporsi.
“E’ il nostro Principe. Colui che ci guiderà nella guerra contro chi ci ha invaso troppo tempo fa”, aggiunge compiaciuta Himika, rivolgendo uno sguardo indecifrabile ad Amon.
Per quanto il primo impulso del Devilman sia tutt’altro che mostrare rispetto, una percezione del tutto istintiva gli fa capire quanto ciò che stia dicendo Himika è la verità. C’è qualcosa di strano nell’uomo che ha di fronte, qualcosa che nemmeno lui riesce a spiegarsi.
La sua voce cupa rimbomba per tutta la vallata in cui i nostri eroi, del tutto raggelati dalla situazione, non possono fare altro che guardare.


“Non sono abituato a inginocchiarmi, Principe. Ti propongo un patto, però. Io schiererò davanti a te e ai tuoi ordini il più grande esercito di demoni, contro i nostri Invasori”
La risata cristallina e crudele di Himika li interrompe per un istante. “Attento, Massacratore dei demoni. I nostri invasori sono molti… e non provengono tutti dallo spazio”, sibila, lanciando uno sguardo significativo agli umani dell’Armata Mazinger.
“Qualunque invasore intendi”, specifica con un ghigno Amon.
Uno dei pugni del Great Mazinger si chiude, in preda alla rabbia. Anche gli altri robot tendono i loro muscoli di ferro e acciaio in un nervosismo crescente, che potrebbe sfociare in un attacco da un momento all’altro.
“E in cambio cosa vuoi?”, chiede Daisuke.
“Voglio il tuo aiuto e quello dei tuoi nel rintracciare una persona… che mi deve… molte… spiegazioni. Il suo nome è Ryo Asuka”


“TI HO GIA’ DETTO CHE IO METTERO’ LE MANI SU ASUKA”


La voce di Minerva X risuona attraverso tutta la valle.
“Tu non hai voce in capitolo, umana”, replica freddamente Himika.
Anche Daisuke resta a guardarla per un lungo momento. Poi guarda Amon. “Accetto”, dice seccamente.


L’atmosfera che si respira è surreale. Amon, ghignante, che stringe la mano a Daisuke. I ministri di Himika che osservano la scena, chi con un’ espressione soddisfatta, chi palesemente scontenta e poi la Regina stessa, che osserva compiaciuta ciò che sta succedendo e divertita lo sgomento dei piloti.
Maria ricambia quello sguardo con odio.
L’unica sua consolazione è che, quel mostro che tratta gli esseri umani con un tale disprezzo, nel futuro verrà detronizzata e costretta a fondersi proprio con un’umana.
Mentre quel poco di sole accende riflessi sinistri sugli artigli di Minerva X, Maria sente nascere una rabbia enorme dentro il suo corpo. Vedere quella corte di mostri che stringe patti, vedere nella stessa situazione il “fratello” a cui – nel futuro – si sentiva legata e che aveva rivalutato. Gli artigli di Minerva si stringono per un moto di frustrazione e furore.
Tutto quel risentimento, però, non è solo di Maria.
La ragazza si accorge che anche il suo ospite alieno, per qualche strana ragione, sta reagendo malissimo a quello che succede. Qualcosa sembra premerle dall’interno del corpo, cercando una strada per uscire, per squarciare la pelle e prendere il controllo della situazione. Proprio come, nelle caverne di Fleed, Hiroshi ha perso il controllo della sua seconda trasformazione e ha cercato di attaccarla, proprio come…
Senza preavviso, Minerva X si libra in aria, con tutta la velocità possibile, sfondando la coltre di nubi che opprime l’orizzonte del Kyushu da ogni parte. Si rende conto che rimanere lì, le farà perdere il controllo, porterà a qualcosa di terribile.
Il cielo azzurro invade l’orizzonte di Maria, quando esce fuori dall’area maledetta da Himika. Per un attimo, la ragazza può tornare a respirare.
Ma è un sollievo che dura molto poco.





Dura fino a una comunicazione del dottor Yumi.
“Maria! Finalmente riceviamo qualcuno di voi! Siamo in piena emergenza… è appena arrivato questo messaggio”
Sui monitor tutt’intorno all’imbracatura di Maria, dentro il suo robot, viene trasmessa una registrazione di appena un minuto prima.
Sullo schermo c’è un volto che ha visto solo una volta, ma che ha già ampiamente imparato a odiare. Il Gran Maresciallo Inferno.





“Quindi non eravate morti. Me ne rammarico molto. Io non sono il Grande Generale Nero, non mi interessa duellare con voi. Voglio solo uccidervi tutti quanti, mi comprenderete. È per questo che ho deciso di sganciare quattro testate nucleari su di voi. Una sulla Fortezza delle Scienze, una sulla base dei vostri alleati coreani. Una sui traditori del Drago Spaziale. Una verso quei pochi umani rimasti in Giappone. E se vi sto dicendo tutto questo, signori, è perché i missili sono stati lanciati pochi minuti fa e francamente non credo avrete il tempo di…”
Maria non lascia concludere la frase, tuffandosi tra le nubi del Kyushu per comunicare agli altri la situazione.


Mentre Maria passa concitatamente le immagini del messaggio ai suoi compagni di squadra, Himika socchiude gli occhi, come in ascolto di qualcosa.
“Non è tutto. Stanno arrivando anche qui, Principe. Arrivano con la loro ammiraglia e uno dei loro Generali per cercare di sottometterci”, dice la Regina, a voce appena percettibile, senza curarsi troppo di essere udita anche dagli altri.
Daisuke resta in silenzio, rimuginando le sue decisioni. Rivolge lo sguardo, reso inespressivo dal casco verso i suoi vecchi compagni dell’Armata Mazinger, che già si stanno smobilitando per andare, e i dignitari del regno Jamatai, che aspettano la sua scelta.
Il cielo livido e carico dell’elettricità della battaglia imminente, rende la sua figura ancora più enigmatica e tenebrosa.
“Salirò a bordo di Grendizer – dice risolutamente – e scaccerò gli invasori Mikeros dalle mie terre”
Il sorriso soddisfatto di Himika si fa più largo, tingendosi di una palese ironia nell’incrociare le sagome degli altri robot dell’Armata, paralizzati da quella scelta.
“Cane bastardo, c’è della gente che morirà, per quelle bombe!”, ruggisce Jeeg.
“Anche qui moriranno delle persone, se non sarò qui a difenderle. Ed è questa la mia gente, ora”, risponde freddamente Daisuke, con un tono molto simile a quello che il sinistro Duke Fleed, che i nostri hanno visto nel futuro, usava. Per ribadire concetti molto simili.
Per un momento, Hiroshi è seriamente tentato di ucciderlo sul posto, schiacciarlo come – tempo prima – Mazinger Z schiacciò a Yoshida il Duca Gorgon. Poi si volta, deciso a non perdere tempo, e corre verso il punto in cui Miwa sta ancora aspettando con il Big Shooter.
“SCRANDER DASH!”, urla Tetsuya, dirigendosi immediatamente verso il Kanto, deciso a proteggere la comunità di Edo a ogni costo.
Immediatamente, Jun si libra al suo fianco con Venus Alpha.


Amon lancia un’occhiata a Minerva.
“I tuoi saranno in pericolo… meglio sbrigarsi”
Poi si rivolge a Himika. “Avremo bisogno di una parte dei tuoi spiriti Haniwa, per fermare quest’emergenza”
La risposta della Regina è una cristallina, gelida risata. “I miei spiriti rimarranno a combattere la Fortezza Mikeros e chiunque uscirà di lì. Da quando hanno cominciato a interessarci gli umani, Massacratore dell’Inferno?”
“Sono umani con cui ho fatto un patto. E io sono di parola”, risponde risolutamente Amon, con i nervi che si tendono dalla rabbia.
“Che muoiano tutti – risponde con un sorriso amabile Himika – sarà certamente meglio per tutti noi. Adesso abbiamo tutto ciò di cui c’è bisogno per far sopravvivere la nostra specie”
Le zanne di Amon si digrignano in un ringhio cavernoso. “Non ti conviene avermi come nemico”
Mimashi, uno dei ministri di Himika fa prontamente un passo in avanti, ma la Regina lo ferma con un solo gesto, continuando a fissare Amon.
“Devo temerti, servitore degli umani?”
Gli occhi di Amon si infiammano. Il sorriso crudele di Himika si fa proporzionalmente più accentuato.
“Non più di dieci dei miei Spiriti, i più feriti. In battaglia non ci sarebbero utili comunque”
Amon non commenta. Spalanca le ali e a guarda l’insignificante esercito che Himika ha concesso di mandare.
“Ci rivedremo, Himika”
La donna fa un ultimo sogghigno. “Molto prima di quanto tu non creda”.
Sanshiro, dal suo Gaiking, osserva cupamente i suoi compagni allontanarsi. Poi, vola al massimo della velocità verso il Drago Spaziale.





Sopra le coste della Corea lontano dalla Fortezza delle Scienze, Miwa manda una comunicazione a Jeeg, appollaiato proprio sopra il Big Shooter. Entrambi sono dietro la scia del missile puntato contro Incredibile Power, la base dell’Armata Taekwon V.
“Hiroshi… io…”
Jeeg guarda preoccupato il missile, che sta per abbattersi contro la costa coreana. “Non preoccuparti. Andrà… - la voce sembra smorzarsi, per un momento – andrà tutto bene”
Miwa lascia aperta la comunicazione, senza aggiungere nulla.
Scuotendo la testa, per scacciare ogni pensiero, Jeeg si lancia dal Big Shooter. Il missile è proprio sotto di lui. Per quanto sembri facile afferrarlo solo allungando le mani, Hiroshi sa benissimo che un solo, minuscolo errore, comporterà un disastro per lui e per centinaia di persone. Allunga le braccia. Potesse chiudere gli occhi, quegli enormi occhi sempre aperti nel suo volto metallico, lo farebbe adesso, mentre la caduta libera lo schiaccia inesorabilmente verso terra, e la testata gli sfreccia di fianco.
Una mano artiglia la fiancata del missile. Per un millesimo di secondo che resta eterno, il robot d’acciaio resta in questa posizione, appeso e ciondolante. Poi, con uno sforzo perfino per il suo corpo da robot, si arrampica fino a stare a cavalcioni sulla testata.
Ed è qui che si trova davanti a un orrore che mai si sarebbe aspettato. Fusi al missile, come le parti organiche dei mostri di Mikeros, ci sono decine di bambini piangenti, i figli e le figlie dei prigionieri del Maresciallo Inferno. Distruggere il missile significa ucciderli.
Hiroshi resta senza riuscire a parlare per alcuni, preziosi secondi. La voce odiosa e trionfante del Maresciallo Inferno risuona nelle sue orecchie, e in quelle di tutti i piloti, attraverso i canali di comunicazione.


E ora cosa farai, Armata Mazinger?


Freneticamente, chiudendo gli occhi e consolandosi in maniera amara con la consapevolezza che quei bambini sono già morti, Jeeg comincia a cercare di disfare la testata, distruggerla.
“Padre – mormora a se stesso – vediamo se sono immortale come dicevi…”


La gigantesca sagoma della Fortezza Mikeros comincia a intravedersi tra le nuvole del Kyushu. La luce, che traspare dalle decine di facce urlanti scolpite lungo tutta la sua fiancata, è l’unica cosa che la fa distinguere dal grigiore circostante.
I draghi di Yamata No Orochi stridono tutti insieme, pregustando già lo scontro.
Himika, sulla piattaforma più alta della sua corazzata, stringe l’ascia bipenne tra le mani, con un cupo sorriso sul volto.





“Sono stanca dell’arroganza di questi giocattoli creati dagli umani. IKIMA!, AMASO!, MIMASHI!… distruggiamo la loro nave una volta per tutte!”


Amaso risponde con un animalesco urlo di trionfo. Mimashi sfila lentamente lo spadone e guarda con un ghigno crudele il suo avversario. Ikima, a braccia conserte non sembra lasciarsi andare ad alcuna emozione.
“State attenti. Mikeros è pericolosa”, comunica loro Daisuke, dal Grendizer.
Mimashi si volta con rabbia verso il robot, non riuscendo a nascondere il naturale disprezzo che prova per un Principe che non ha mai riconosciuto come tale.
“Voi piuttosto fate attenzione… di certo non vorremmo che vi accadesse qualcosa di male”, sussurra, con la voce appesantita dal veleno.
“So badare a me stesso”, dice a voce bassa Duke Fleed. “DIZER! GO!”, urla, partendo all’attacco insieme allo spirito Haniwa controllato da Flora.





I tre ministri fanno crescere in maniera spropositata le proprie dimensioni, esattamente come Amon, nell’hangar del Great Mazinger solo poche ore prima.
La piattaforma volante su cui si muovono, un gigantesco manufatto funebre dell’epoca Yamatai, dalla forma di croce, si dirige veloce contro Mikeros, precedendo di poco Yamata No Orochi.


“IN NOME DI HIMIKA-SAMA!”


La prima bordata di raggi da Mikeros scuote la piattaforma. Con un ruggito di determinazione, i tre ministri di Himika vi si tengono aggrappati.
Poi, tutti e tre aprono gli occhi, facendovi uscire all’unisono un fascio di laser che colpiscono pesantemente una delle facce di Mikeros.
Sotto, lo scenario di guerra che nessuno dell’Armata Mazinger avrebbe forse mai potuto prevedere: gli Spiriti Haniwa e i mostri Mikeros si danno battaglia senza esclusione di colpi, segnando il punto di non ritorno nel conflitto tra le due mostruose etnie. Dove i mostri di Mikeros sono più letali, meglio armati, gli spiriti Haniwa si fondono al paesaggio, vengono inghiottiti dalla terra per rispuntare alle spalle dei loro avversari. Ibridi tecnologici e mostri ancestrali si scontrano in una battaglia campale per decidere chi avrà il privilegio di governare il Kyushu.


La possente figura di Mimashi si erge in tutta la sua altezza, puntando la spada verso il cielo e poi verso la Fortezza Mikeros, scatenandovi un’onda d’urto di energia.
Amaso ride istericamente. “E’ il mio turno!”
Salta addosso alla corazzata nemica, incurante delle batterie di missili che gli vengono sparate contro. Anche Ikima, per puro spirito di competizione, decide di seguirlo in quello che ai suoi occhi appare come una prova di coraggio.





Mentre i raggi sparati dalle facce di Mikeros continuano a colpire la piattaforma su cui ormai solo Mimashi sta ancora ancorato, i missili a ricerca colpiscono sia Ikima (impegnato a tranciare a colpi di spada i mostri che stanno uscendo in difesa della corazzata) che Amaso, che morde la carena della nave strappandola con la forza delle zanne, come un animale rabbioso.
Himika, nella piattaforma di Yamata No Orochi, pianta l’ascia bipenne per terra, guardando la nave nemica e stringendo gli occhi. Un colossale simbolo del Tao compare proprio sopra Mikeros, sparando una pioggia di fulmini neri che la danneggiano gravemente.





Sotto di loro, un’altra testa di drago stride dal furore, urlando tutta la sua rabbia.
Grendizer è davanti quelle fauci che si protendono in avanti, pregustando il momento di farlo a pezzi.
“Generale Dreidow… a noi due”, mormora cupamente Duke Fleed. Lo spirito Haniwa di Flora scalpita al suo fianco.
La faccia umana di Dreidow sorride, con disprezzo. “Tradire l’Impero di Mikeros sarà ciò che tu e la tua gente rimpiangerete in eterno".


Lo spirito Haniwa di Flora si lancia al galoppo verso il Generale Dreidow, colpendolo con la sua micidiale trivella. Il Generale subisce un contraccolpo all’indietro e, mentre la testa da umano ringhia di dolore, la testa di drago cerca di chiudere le sue fauci sull’avversario. Un colpo di Screw Smasher Punch lo coglie alla sprovvista, costringendolo a concentrarsi nuovamente su Grendizer.
Gli occhi dell’UFO Robot si accendono di una luce sinistra, e i boomerang sulle sue spalle si illuminano a loro volta in maniera accecante, prima di venire sparati contro il comandante delle forze dei rettili.
Un sibilo, poi due squarci si aprono sulla sua corazza.
Totalmente infuriato, gli occhi da drago di Dreidow si rivolgono completamente verso Grendizer.
“Sono io il tuo avversario”, afferma freddamente Daisuke al suo interno. Poi le lame degli Shoulder Boomerang ritornano verso il robot.
“DOUBLE HARKEN!”
Nella nebbia opprimente, per un momento l’unica sagoma è quella nera di Grendizer, con la lucente alabarda stretta tra le mani. Dreidow e Grendizer si guardano per un istante, prima di gettarsi uno contro l’altro.
Un colpo di Double Harken squarcia il petto del Generale, pur senza metterlo fuori combattimento. Le fauci di Dreidow si chiudono su una spalla del robot, incrinandone pesantemente la corazza. Lo spirito Haniwa di Flora spara alcuni missili per distrarre l’avversario di Daisuke, che vanno a esplodere sulla corazza del Generale, spostandolo pesantemente di lato.





Infuriata, la testa di drago si volta verso di lei. Spalanca le fauci. Una colonna di fuoco viene sparata fuori dalla sua gola, investendo completamente lo spirito Haniwa, e facendolo crollare momentaneamente per terra.
Per Flora, connessa mente e anima al suo spirito, il dolore è insopportabile. Come se lei stessa venisse arsa viva, si toglie elmo e divisa, rotolandosi in terra, urlante.





Le carni dello spirito Haniwa vengono consumate e, mentre si rialza tra le fiamme, il bianco delle ossa ha lasciato posto alla pelle, ai muscoli. Flora stessa, con un intenso sforzo di volontà, cerca di farlo muovere nonostante la sofferenza insopportabile che la fiammata di Dreidow le sta arrecando.
L’altra fiammata è per Grendizer. Il robot riesce prontamente a farsi scudo con le braccia ma, nonostante questo, il calore delle fiamme dentro l’abitacolo del pilota si fa assolutamente insopportabile.
Grendizer e lo spirito Haniwa di Flora si lanciano in un attacco combinato: il raggio dello scheletrico pegaso si unisce allo Space Thunder del robot. L’attacco riesce a interrompere l’attacco di Dreidow, che però, con un morso, stacca di netto un braccio a Grendizer.
Daisuke, nell’abitacolo, trattiene un urlo.
“Principe!”, mormora Flora. Poi anche il suo respiro si strozza quando una debole luminescenza inizia ad avvolgere il braccio dell’UFO Robot.
Anche gli occhi di Dreidow si stringono.


Il braccio di Grendizer si sta rigenerando.




“AAAARGH!”





Jeeg alimenta il suo campo magnetico, cercando di espanderlo il più possibile per far andare in tilt le strumentazioni del missile. Alle sue urla, si agganciano quelle di tutte le povere vittime costrette a finire la propria vita per la crudeltà del Maresciallo Inferno.
Il suolo si fa sempre più vicino.
La voce di Miwa, al comunicatore, diventa flebile, a malapena intelligibile.
Hiroshi…
Hiroshi vorrebbe dire a Miwa di scappare da lì, mettersi in salvo. Ma la sua voce è schiacciata dalla velocità insostenibile con cui il missile sta precipitando e dalla paura di non farcela.
Una sola consolazione, mentre chiude gli occhi. Quelli di suo padre, sulla sua immortalità, sul suo dover divenire un nuovo dio magnetico, erano solo deliri.
Con il volto di Miwa impresso nella mente, Hiroshi attende il suo destino.


La torma di mostri che circonda il missile che punta sulla Fortezza, è un ulteriore ostacolo agli sforzi di Amon, Minerva e del pugno di mostri che Himika ha messo a disposizione per questa impresa. Nessuno dei due ha il tempo di preoccuparsi della presenza di vittime innocenti sulla testata nucleare: per Maria, morirebbero in ogni caso, solo portandosi con sé molta altra gente. Amon è invece indifferente al loro sacrificio, ancora infuriato contro la Regina Jamatai. I due attaccano i mostri senza esclusione di colpi, tranciando ali, corpi meccanici, schivando i raggi di un nugolo così grande di nemici da riuscire difficoltoso il solo distinguerli.
Perdono tempo, non potendoselo impedire.
Librata nel cielo, Minerva X guarda sotto di sé il missile che sembra sempre più lontano, sempre più irraggiungibile.
Altri mostri le si abbattono contro sfondando pezzi di corazza, incrinandone il corpo.


“Non ce la faremo mai”, mormora Maria.
“Dobbiamo portarla in alto per distruggerla… tu pensa a quei mostri, del missile me ne occupo io”


Amon afferra da sotto la testata, facendo ricorso a tutte le sue forze per sollevarla verso il cielo.
La sua forza, la sua immensa forza da demone, non basta. Amon, pur ritardando lo schianto del missile, si sente schiacciato in giù, del tutto impotente.
Sopra di lui, in una visuale sempre più annebbiata dallo sforzo, la sagoma di Minerva X che combatte si fa sempre più minuscola.


“Salvali – ringhia Amon, con la voce spaventosamente simile a quella di Akira – salvali… io… lascio tutto a te… ma tu…”
Il corpo del demone sembra gonfiarsi di una muscolatura nuova e più possente. Le scaglie chitinose che coprivano le sue gambe si spaccano per un’improvvisa fioritura incontrollata di peli nerissimi e setolosi. Gli artigli si allungano, la bocca si allarga ancora di più, conferendo al volto del mostro un aspetto ferino.
Amon è ora perfettamente simile a com’era quando, in un combattimento accaduto appena prima, ha perso totalmente il controllo.
Il missile, sotto la sua spinta, si alza lievemente. Ancora però non basta.


“MARIA! – urla Yumi al comunicatore – DIETRO DI TE!”


Un oggetto volante, velocissimo, vola verso Minerva X. Maria non fa nemmeno in tempo a prepararsi all’attacco che il puntino sul radar è già diventato qualcosa che le sfreccia accanto, superandola e puntando dritto sul missile.
I mostri Mikeros rimasti, non appena si accorgono della sua presenza, sparano all’unisono nella sua direzione.
Dall’oggetto volante, un urlo.


“OPEEEEEEEN GEEET!”


E il puntino sul radar si trasforma in tre puntini, che evitano con una serie di manovre calcolate al millimetro la pioggia di raggi.


Maria sgrana gli occhi, incredula.
“S-Squadra Getter?”





CHAAAANGE! GETTER ONE!!


Il misterioso robot rosso che l’Armata Mazinger ha incrociato sul suo cammino per tutto questo tempo, è davanti alla Fortezza, avvolto in un mantello scarlatto.


GETTER TOMAHAWK!


Le leggi della fisica non sembrano valere più: una scure si autocostruisce in pochi secondi dalla spalla del robot, il quale riparte a velocità ancor più sostenuta contro il missile. Per un attimo Maria è convinta che il Getter voglia ingaggiare un corpo a corpo con i mostri che hanno circondato il missile, poi – con sgomento – si accorge che non è affatto così.
In una mossa ai limiti del suicidio, il Getter si aggancia al missile piantandovi il Tomahawk, e iniziando a tirarlo verso l’alto. Gli sforzi congiunti suoi e di Amon riescono a trascinarlo a un’altezza sufficiente da poterlo distruggere con meno danni possibile.
Amon si allontana mentre il robot apre un piccolo foro nel suo torace, da cui brilla una sinistra luminescenza verde.
“GETTER BEAAAAAM!!!”


Mentre vede l’ordigno esplodere sopra di sé, Amon chiude gli occhi e si lascia cadere al suolo, in picchiata.


Il raggio verde di energia Getter, sembra quasi dissolvere la testata.





Il missile arriva sempre più forte, sempre più veloce.
Gaiking si libra in volo, a braccia incrociate, guardando la testata nucleare solcare il cielo.
“Sakon, mi ricevi? Bisogna che lanciamo un attacco combinato. Io sparerò un’Hydroblazer per far esplodere la testata finchè è ancora in alto. Dal Drago dovrete fare altrettanto”
Al microfono del Drago Spaziale solo la voce, distrutta e spezzata, di Sakon, che continua a balbettare in preda alla più totale incapacità di prendere una decisione, al più totale panico.
“N-non possiamo. Non possiamo farlo! Ci sono dei bambini laggiù!”
La voce di Yumi, al monitor, sepolcrale, pronuncia cose che non avrebbe mai voluto dire. “Quei bambini non hanno speranza, Sakon. I loro corpi sono fusi irrimediabilmente alle…”
“Dannazione! – lo interrompe il comandante del Drago – questa… questa è la punizione per quello che abbiamo fatto”
La testata inizia inesorabilmente ad abbassarsi verso il suo bersaglio. Presto, fin troppo presto, qualunque azione intrapresa per fermarla non servirà più a nulla.
Gaiking si volta solo una volta verso il Drago Spaziale. I suoi occhi, accesi e fiammeggianti, incrociano quelli spenti e morti del grande teschio sulla corazzata.
“Sakon?”
Dal microfono non si sente suono.
Poi, di nuovo la voce di Sakon. “Che Dio ci perdoni tutti”
Gaiking schizza in alto, mentre l’altro teschio di drago, quello sul suo petto, inizia a illuminarsi per il sovraccarico di energia che verrà rilasciata dall’Hydroblazer.
“Sono uno degli ultimi Dei rimasti sulla Terra, Sakon. Ti perdono”
Nella sua sala di controllo, Sakon resta senza fiato di fronte all’affermazione di Sanshiro, detta con una tale naturalezza.
Poi, schiaccia un bottone e urla in sincrono col pilota.





“HYDROBLAZER!”





“Che… che diavoleria è mai questa?”, mormora il Generale di Mikeros, mentre la luce si riflette nei suoi occhi sconvolti e increduli. Il suo stupore, però, diventa un urlo di dolore, quando la Double Harken di Grendizer trancia con un colpo preciso la testa da drago, trasformandola in una fontana zampillante di sangue.
Il Generale, per quanto terribilmente ferito, non riesce a darsi per vinto. Sfoderando gli artigli si lancia in una folle corsa contro l’avversario: consapevole di non poter uscire vivo dalla battaglia, decide di dare il tutto per tutto.
Gli artigli scavano un solco profondo nella piastra dell’Hanjuryoku Storm, facendola saltare in aria completamente. In un delirio di scariche elettriche che scorrono incontrollate dal suo petto, Daisuke tenta un altro affondo, ma il dolore subito gli impedisce di portarlo a segno. Due raggi a energia, sparati dagli occhi della faccia umana del Generale, costringono Grendizer a puntellarsi sull’alabarda per non crollare a terra.





Lo spirito Haniwa ricapovolge la situazione, colpendo Dreidow alla schiena e tenendolo fermo e urlante. Facendo appello a tutta la sua forza di volontà, mentre l’abitacolo del pilota sembra ridotto a una trappola mortale, Daisuke fa rialzare in piedi Grendizer. Trattenendo un urlo di dolore, con l’ultimo colpo di Double Harken, trancia esattamente a metà il busto del Generale, che spalanca gli occhi dalla sorpresa e dall’orrore della sconfitta.





Intanto Amaso apre la carena di Mikeros quel tanto che serve a lasciarsi cadere all’interno e ad attaccare i pochi mostri non ancora impiegati in battaglia. Il pavimento trema sotto i suoi artigli, per i violenti colpi di spada di Ikima, i raggi sparati da Mimashi e i continui sortilegi con cui Himika continua a vessare la nave. Per Amaso, tutto questo non ha importanza. In uno scenario di soldati che scappano impazziti al suo passaggio e di computer che esplodono da ogni parte, il ministro di Himika è animato esclusivamente da una feroce e assolutamente folle volontà di distruzione da cui nessuno, davvero nessuno, sembra in grado di distoglierlo.


Ridendo, si avventa contro qualunque cosa si muova, facendola a pezzi, e infierendo su ciò che non si può muovere più.





Il vortice di energia creato dalla spada di Mimashi colpisce contemporaneamente ai fulmini neri di Himika. Tutti gli Spiriti Haniwa disimpegnati dal combattimento stanno inoltre convergendo i loro attacchi su Mikeros.
A differenza del solito, la Fortezza dell’Impero Sotterraneo non può più fuggire.
Le facce che adornano la corazzata del Generale Nero, l’ombra nera che ha terrorizzato i cieli del Giappone e del mondo durante l’invasione dei mostri biomeccanici, si incrinano e si illuminano. La nave sembra raccogliere ogni grammo di energia rimasta.
Amaso (ritornato all’esterno della nave, dopo aver completato la sua opera di distruzione) e Ikima, feriti a spalla a spalla, sentono il terreno vibrare sotto i loro piedi.
Ikima spalanca gli occhi, conscio di quello che sta per succedere.
“Stanno raccogliendo energie per farsi esplodere contro la nave di Himika-Sama!”
Mikeros, infatti di lì a poco punta a una velocità estrema contro Yamata No Orochi.


Mimashi, sulla sua piattaforma, si frappone tra le due corazzate, raddoppiando il furore dei suoi attacchi, in modo da far esplodere quella nemica in volo. Ikima e Amaso si guardano con aria di sfida. Ikima è determinato a restare fino all’ultimo sulla superficie di Mikeros, in modo da continuare a danneggiarla e dar prova del suo maggiore coraggio e spirito di sacrificio. Amaso altrettanto.
Occhi contro occhi, continuano a distruggersi e a saggiare l’uno la determinazione dell’altro.
Mikeros continua implacabile ad avvicinarsi, sotto i colpi sempre più disperati di Mimashi, mentre Yamata No Orochi inizia una manovra di disingaggio.
Fino all’ultimo, i due ministri si fronteggiano moralmente, coperti dal fumo nero dei motori in avaria di Mikeros. Poi Amaso salta sulla piattaforma, unendo i suoi colpi a quelli di Mimashi.


Una violentissima deflagrazione provoca un massiccio spostamento d’aria, che fa finire lontano di parecchi metri più in là la piattaforma dei ministri. Aggrappata ad essa, coperto di sangue, Ikima resta aggrappato nel vuoto.
Per un momento, la tentazione di Mimashi e Amaso di uccidere un pericoloso rivale è fin troppo allettante. Poi, Mimashi è il primo a rinfoderare le armi, pur non facendo nulla per aiutare l’altro ministro a risalire.
Questo non è un giorno di pugnalate alle spalle. L’impero Jamatai non poteva sperare in una vittoria più inaspettata e radiosa.


Dopo anni, la Fortezza Mikeros è caduta, insieme al Generale Dreidow.





Non è ancora finita. Nel fumo dell’esplosione e tra le urla delle vittime, una sagoma calpesta ciò che rimane dei missili.
Amon.
È molto diverso dalla creatura che i nostri hanno visto la prima volta. Scarlatto, con ispidi peli neri che gli coprono le gambe e il pube, la muscolatura più possente, Amon sembra aver perso la labile parte umana che aveva contraddistinto il suo essere Devilman. Un ghigno mostruoso gli allarga la bocca. Una follia animalesca sembra invadere il suo sguardo.
Il suo sguardo che si posa su Minerva X.


“Silen…”


La guarda come fosse la prima volta, con uno strano miscuglio di rabbia e preoccupazione.
“DOVE TI HANNO RINCHIUSO? SILEEEEN!!”
Prima che Maria possa fare qualunque cosa, gli artigli del demone le sono sopra. I collegamenti neurali alla base del sistema di pilotaggio del robot, le comunicano tutto il dolore di Minerva, riversandolo bollente sul proprio sistema nervoso.
E non solo dolore. Anche rabbia. Odio. Odio verso la sua pilota.
Dentro il suo vano di pilotaggio, Maria non può fare a meno di urlare di dolore, mentre i cavi che la tengono ferma nella sua imbracatura sembrano stringersi progressivamente, fino a ferirla.
“Minerva! Cosa ti sta succedendo?”
Nulla. La stessa sensazione provata nel volo con il demone, la sensazione che Maria non riesce in alcun modo ad accettare. Che Minerva la stia escludendo.
Una nuova fitta di dolore fa strillare la telepate. Amon strappa in maniera febbrile il rivestimento di Lega Z del robot. Dentro vi trova solo circuiti, collegamenti, meccanismi.
“DOVE SEI?”
Come un essere umano, le gambe di Minerva si irrigidiscono, in preda a uno spasmo che è, forse, la ripercussione di quello di Maria stessa.
“DOVE TI HANNO RINCHIUSA?”
Attraverso le reti sinaptiche che collegano i suoi occhi a quelli di Minerva, Maria non riesce a vedere altro che il muso bestiale di Amon sul suo, scosso dalla violenza ma anche dal… panico?
“SILEN!!!”, urla l’ultima volta il demone, prima di scoperchiare anche il torace del robot, lasciando esposta Maria nella sua imbracatura.
La pilotessa alza debolmente lo sguardo, distrutta dalla sofferenza continua.
Gli occhi di Amon si spalancano.
Poi, stremato, il suo corpo cade su quello del robot, rimpicciolendosi fino a riprendere dimensioni e forma umana.
Maria riesce a tirare un breve respiro, un rantolo, prima di perdere coscienza a sua volta.





“I miei complimenti, Principe”
La voce di Himika risuona, sottile e penetrante, tra le macerie del campo di battaglia. Grendizer campeggia sul cadavere del Generale Dreidow, la Double Harken ancora stretta tra le mani. Daisuke è ai piedi del suo robot, a esaminare freddamente i resti della Fortezza Mikeros, sparsi e distrutti sul terreno. Nessuna espressione traspare sul suo volto.
Chiunque tra i suoi vecchi commilitoni dell’Armata avrebbe gioito nel vedere caduta la più temuta tra le ammiraglie dell’esercito del Generale Nero. Chiunque vi leggerebbe un buon presagio di battaglia, un buon presagio per quello scontro che è sempre più inesorabilmente vicino.
Duke Fleed, pilota di Grendizer e Principe Jamatai si limita a osservare, il casco sempre calato sul volto. Flora lo studia di sfuggita, cercando di carpirne una qualunque reazione.
Daisuke si volta solo verso Himika, quando ne sente la voce.
“Mi auguro che quella non fosse ironia”
“Tutt’altro – replica la Regina, che però mantiene il solito sorriso ambiguo sul volto pallidissimo – Non è cosa da tutti i giorni abbattere un Generale di Mikeros”
“Sono stanco dei tuoi giochi. Da tempo prometti risposte. Ora è tempo di darmele”


Himika annuisce, facendosi più vicina a Duke Fleed.
“Le avrai”
“Ora, Himika”
“Le avrai ora”
Solo in quel momento, Daisuke si accorge di essere completamente circondato dai suoi soldati. Perfino Flora è distante da lui, cosa che non è finora mai successa. I tre ministri di Himika sono solo un po’ più all’interno dello strano cerchio che hanno formato gli altri.
Daisuke si guarda intorno.
Nella sua mente, il pensiero che possa essere arrivata la fine della sua vita, non gli fa calare la maschera fredda che ormai ha sostituito il suo volto.
Himika si avvicina.
Dolcemente, gli apre la visiera del casco. Poi, prima che Daisuke possa dire qualcosa, le labbra della Regina si poggiano sulle sue.
E quando la lingua di Himika si poggia sulla sua, Daisuke sente una sorta di piccolo nucleo di energia passato dalla bocca di lei, dentro la propria.





Da un’altra parte della Corea, un missile inesploso solleva una nuvola immensa di polvere.
Il paesaggio sembra spogliato da qualunque segno di vita. Immobile. Silenzioso.
Nella polvere due occhi si accendono. Un rumore metallico precede l’intravedersi di una figura gigantesca, che si allontana di poco e poi rivolge lo sguardo alla testata, indenne.


“Hiroshi?”, ripete la voce di Miwa, al comunicatore.
Jeeg rimane per qualche momento in silenzio. Quante erano le possibilità di restare vivo in una situazione simile? Due? Tre?
“… Sto bene, Micci”, la rassicura Hiroshi, con la voce assente.


Una voce risuona nelle sue orecchie.
La voce del padre.


Immortale…