mercoledì, giugno 14, 2006

Maria X (racconto di Tanachvil)






La porta si chiude rapidamente e il consueto soffio del meccanismo sigilla la stanza con uno sbuffo rassicurante.
Fuori.
Tutto quanto è chiuso fuori, fuori dalla stanza, spoglia, artificiale, ma sua.
Fuori da quelle quattro mura metalliche che ormai vorrebbe poter chiamare casa.
Casa.
Un concetto così semplice, così basilare, eppure non si rendono conto di quanto per lei sia difficile da capire.
La casa è quel luogo in cui ti senti al sicuro, in cui puoi abbassare le barriere, in cui dormi, mangi, ti rilassi, casa è la tana in cui rifugiarsi, casa è dove raccogli le cose che per te sono importanti, dove abiti e dove abitano le persone con cui condividi la vita. Casa.
Maria non riesce ancora a capirlo cos’è davvero una casa e vorrebbe poter chiamare così quelle quattro pareti spoglie, il letto e quella coperta marrone, con le sigle delle forniture militari, il cuscino rivestito dalle federe siglate dell’infermeria, che sa ancora di disinfettanti e di malessere.
Casa, il tavolo di metallo e plastica su cui appoggiare il casco, il comunicatore, la tazza del caffè portata dalla mensa.
Cassetti. Puoi mettere qui i tuoi effetti personali, risuona la voce della dottoressa in quei suoi primi giorni di coscienza, quando le dissero che poteva avere quel posto tutto per sé. Cassetti vuoti, occasionale ripostiglio per fogli di appunti e oggetti sulla strada per la spazzatura.
Sulla scrivania, accanto al casco da pilota, c’è il quaderno.
Lo ha lasciato lì, l’ultima volta, e adesso si maledice per averlo fatto. Morirebbe di vergogna se qualcuno lo vedesse. Dopo due anni, la sua scrittura è ancora quella di una bambina, per quanto si eserciti, per quanto cerchi di trovare il tempo per farlo, Maria scrive non troppo meglio di Shiro o Mayumi, le linee incerte, la grafia irregolare, e ogni volta si sente stupida, mortificata.
Ma in fondo a che serve imparare? Certo loro non ne hanno avuto bisogno, loro hanno imparato da piccoli e riderebbero nel vederla esercitarsi, la sera, per ottenere i tratti precisi e chiari dei kanji, come quelli che legge sui libri, come quelli che appaiono sui monitor quando la sera si chiude in camera e cerca di studiare, di capire.
Stupida.
Si sente stupida e ancora non le riesce di capirli, loro.
Aveva sperato che leggendo la loro storia, imparando il loro passato, la loro musica, la loro scienza, anche loro sarebbero apparsi comprensibili. Ma non serve.
Ora però loro sono fuori da lì, fuori, lontano, nei corridoi, nelle loro stanze, nei loro letti.
Magari qualcuno è ancora alla festa. Non sa nemmeno che ore sono.
Quanto tempo è passato?
Apre gli occhi e prova di muovere un passo, di staccarsi dall’appoggio sicuro della parete.
Nessuno l’aveva avvertita, non sapeva che bevendo quella roba gassata e amara la sua testa avrebbe cominciato a girare e sarebbe diventato difficile tenere fuori dalla testa i loro pensieri, le loro emozioni, che tutta al sala avrebbe cominciato a girare e che le voci si sarebbero sovrapposte ai pensieri e i pensieri alle immagini e che tutto sarebbe diventato così doloroso, così invasivo, violento.
Nessuno le aveva detto cosa sarebbe successo. Probabilmente nessuno ci ha pensato.
Normale.
E’ normale che succeda? Quante altre cose sono normali e non le sa?
La testa gira e lo stomaco sembra protestare violentemente, mentre si avvicina alla scrivania.
Il diario è ancora aperto, la penna abbandonata di corsa per rispondere alla chiamata di Koji, poche ora prima (poche?). La pagina è scritta per metà e altre, piene di segni irregolari, la precedono. Servirà un altro quaderno, presto.
Si abbandona sulla sedia con un movimento goffo, come se le gambe non le rispondessero del tutto, non ancora, ma va decisamente meglio di prima, quando Tetsuya continuava a riempirle il grosso boccale di metallo e a blaterare frasi sconnesse.
Tetsuya.
Il nome ricorre più di una volta nella pagina che ha davanti.

“Pensavo che più di tutti potesse capire. Invece sono stata una sciocca. Pensavo che forse, con quello che ha passato, con quello che mi aveva detto, avrebbe visto le cose come le vedo io.
Che idiota.
Anche Tetsuya è come gli altri. Vede solo quello che vuole vedere e tutto è giusto o sbagliato solo in base a come lui decide. Odia quel robot. Ne ha una paura pazzesca, non serve leggere il pensiero per questo. E crede che tutti siano schiavi dei loro compagni di metallo, come ha paura di esserlo lui.
Ma Minerva è diversa.
Ran ne aveva paura, diceva che era piena di odio. Anche verso di me. Ma io non capisco… è quello che sono tutti, verso di me, pieni di paura e odio, di fastidio e diffidenza. Credo di aver capito che non è normale. Credo di aver capito che tra di loro, tra alcuni di loro, le cose vadano diversamente, però non so immaginarmi come sia.
Loro sono come Minerva.
No.
Minerva mi accetta, insieme siamo qualcosa. Sa che insieme siamo forti e separate non siamo niente. Per questo preferisco lei a loro. Lei, a modo suo, mi ama.
Pensavo che, più di tutti, Tetsuya avrebbe capito, che potesse farlo. Ma credo che non voglia e questo chiude la questione. In fondo perché dovrebbe importargli?

In fondo perché dovrebbe importarmi?

Credevo che a Hiroshi importasse.
Invece sono stata così idiota, un’altra volta.
Voleva solo che aiutassi sua sorella.
E quando ha capito che non serviva, è tornato a ignorarmi, a fare finta che non esistessi.
Sono come un robot.
Una cosa.
La mia utilità, come un oggetto è uscire e abbattere le cose che mi si parano davanti.
La mia funzione è unirmi a Minerva.
Separata da lei non sono nulla.
Ma io sono qui. Sono io. E’ già abbastanza sapere quanto poco conti questo IO.
E’ già abbastanza sapere che c’è una mia copia esatta con cui tutti mi sostituirebbero volentieri senza pensarci un attimo.
Certo, lei è più simpatica.
Incosciente, arrogante egoista.
Ma sorride.
Come se volesse sbattermi in faccia tutto quello che lei ha avuto e che a me... Noi. Decine di noi… è stato strappato via, negato.
Cose.
Cavie.
Oggetti.
E lei, invece, principessina Grace.
E io invece sono la cosa che fa muovere Minerva.

Speravo che avrebbe capito.
Volevo che lui capisse.
Lui doveva capire.
Ma non vuole.
E non so perché mi importi, non so neanche perché faccia così male.
Non fa differenza.
Non cambia niente…”

La testa si fa più lucida, lentamente, poco a poco.
Slaccia la zip della tuta e a passi via via meno incerti raggiunge la doccia.
Ha le guance bagnate.
Eppure non la fa sentire meglio.
Piangi, ti farà star meglio, diceva sempre la dottoressa, quando gli occhi le si riempivano di lacrime e lei cercava di trattenerle fino all’ultimo.
Ma non andava mai meglio.
Nemmeno ora, sotto il getto della doccia, è merito del pianto. E’ l’acqua fresca a farla star meglio, il picchiettare ritmico sulla sua testa, sulle sue palpebre chiuse, la mente si schiarisce, lo stordimento lavato via come polvere, e all’improvviso, limpido come fosse lì davanti a lei, un particolare riemerge dal groviglio confuso che è stata la serata a Berlino…

Ryo?

martedì, giugno 13, 2006

prova

SPACE THUNDER!!!

lunedì, giugno 05, 2006

26: quattro fratelli giurano






Sono poche ore dopo la terribile spedizione a casa di Heinrich.
Tutto accade in un momento.

Non sei stato capace di salvarlo!

Una mano afferra Tetsuya per la nuca, appena appisolatosi sui piani di navigazione per la Corea, che fino a poco prima consultava per elaborare un efficace piano d'attacco. La faccia del pilota del Great viene spinta contro la scrivania e quando, ancora in stato confusionale, Tsurugi afferra il braccio dell'inseguitore, la sensazione è quella di afferrare il braccio di un gigante.

Non PUOI liberarti di me. Non PUOI sconfiggermi. Malgrado tutti i tuoi discorsi, malgrado quanto tu possa pensare di essere cambiato, non puoi cambiare.


Un lungo momento di silenzio, mentre Tetsuya ancora cerca di respirare, mentre le dita dell'assalitore sembrano essere sul punto di spaccargli il cranio da un momento all'altro.

Forse è bene che inizi a cercare una persona più adatta. So chi potrebbe essere quella giusta.



In preda a una rabbia improvvisa, Tetsuya urla e - per un breve istante - sembra quasi riuscire a forzare la stretta d'acciaio che la sta ancora tenendo con la faccia sul tavolo. Poi, di nuovo il suo volto viene sbattuto con violenza sulla scrivania e un rumore secco, di qualcosa che si pianti sul muro della sua stanza, risuona nel silenzio.
Tetsuya alza la testa di scatto, rischiando per un attimo di ribaltarsi all'indietro. Il suo assalitore non sembra essere più con lui. L'unica testimonianza del suo passaggio è un'enorme arma da taglio piantata sul muro. Qualcosa che inizialmente Tetsuya scambia per una daga... ma che passato il momento di piena confusione si rivela essere un gigantesco jacknife.

Immediatamente, il pilota si reca in infermeria, a controllare come stia Jun. La ragazza, ancora in convalescenza per il durissimo scontro alle porte di Berlino, si rigira più volte nel sonno, con l'espressione angosciata di chi stia facendo un brutto sogno.
Tetsuya si siede sulla sponda del suo letto, rimanendo lì e - prestando attenzione a che nessuno lo veda - facendole una carezza per tranquillizzarla. Dopo un po' di tempo, finalmente anche Jun riesce a calmarsi e a dormire più profondamente. I due restano nel buio e nel silenzio della notte.

Tetsuya non è l'unico a rimanere sveglio, però. E' sveglio ovviamente anche Hiroshi che cammina fino alla cabina dove Heinrich è stato preso prigioniero.
"Fatemi entrare", dice semplicemente alle solite guardie. Alle quali basta uno sguardo per capire che Jeeg è tornato a essere il mostro terribile che era non appena arrivato alla Fortezza delle Scienze, come se quell'umanità riguadagnata gli avesse di colpo voltato le spalle.
Tanto basta per far finta di non vederlo, mentre lo fanno passare.
Hiroshi si mette vicino ad Heinrich, che ancora - non riuscendo a dormire - resta in silenzio, completamente catatonico a guardare fisso nel vuoto.
Chinandosi al suo orecchio, Jeeg comincia a sussurrare.



Hai fatto morire tua figlia. Tua figlia. E'stata solo colpa tua, l'hai trasformata in un mostro.

Goditi questo momento. Quando ti riprenderai, ci sarò io ad attenderti, conclude con un cupo sorriso.



Anche al Drago Spaziale qualcuno è sveglio. Sanshiro, che ultimamente passa parecchio tempo alla vecchia base, dando una mano per riparare i danni durante lo scontro con Demonica, viene svegliato all'improvviso da una voce netta che gli invade la mente.
VIENI.
Sapendo perfettamente di cosa è quella voce, Sanshiro va immediatamente verso la Fortezza delle Scienze. Cammina lungo i corridoi che portano agli hangar dei robot e finalmente si trova al cospetto del suo stesso robot.
Il Gaiking sembra guardarlo e, forse per la prima volta, Sanshiro prova una leggera inquietudine alla sua vista.
Gli occhi del robot si accendono, di una cupa luce, nell'oscurità.



Per gli altri piloti, la mattinata arriva comunque presto: i lavori di ristrutturazione della città vanno avanti e, con essi, quelli di riparazione dei robot.
Koji si fa ricevere dal dottor Yumi e gli rende noto che sta iniziando ad addestrarlo per la guida del Double Spacer e di Mazinger Zeta. Insospettabilmente, il dottore non oppone molte resistenze alla cosa, riconoscendo che la situazione è talmente disperata da rrichiedere ogni forza in campo disponibile. I tempi in cui i bambini potevano essere esclusi dalla guerra sono ormai finiti da molto e l'unica consolazione dell'anziano scienziato è che Koji ha imparato a pilotare il suo Mazinger quand'era di pochi anni più grande del fratello.
Shiro però non pare impegnarsi più di tanto: l'esaltazione di controllare - sia pure in maniera indiretta come attraverso un simulatore - un robot gigante e farlo a fianco di suo fratello maggiore gli fa vedere il tutto molto più come una sorta di gioco che non come un vero e proprio addestramento militare, malgrado i turni spossanti a cui Koji lo sottopone per provare e riprovare le manovre d'aggancio col Pilder. All'ennesimo insuccesso di Shiro, Koji prende da parte il fratello e, nel tono più fermo possibile, gli dice che così non potrà mai diventare un pilota. Quando Shiro gli ribatte ghignando che - alla prima guida di Zeta - Koji ha rischiato di distruggere Tokyo, l'altro scuote la testa irritato, dicendo che comunque le cose adesso sono molto più gravi rispetto ai combattimenti contro Hell e i suoi mostri. Una minima esitazione può portare alla morte e, visto che i risultati sono tutt'altro che esaltanti, se l'impegno di Shiro continuerà a essere lo stesso dimostrato finora, gli addestramenti saranno portati avanti da Tetsuya.
La severità che trasmette il pilota del Great e le leggende mormorate sulla durezza del suo addestramento fanno sbiancare immediatamente Shiro, che promette subito di impegnarsi molto di più di quanto non abbia mai fatto finora.



Sul Drago Spaziale, intanto, l'atmosfera si è decisamente fatta più rilassata e il mattino sembra riuscire ad allentare un po' le tensioni e le inquietudini maturate da Sanshiro durante la notte, al punto tale che anche ciò che è successo di notte prende una sfumatura molto indefinita, quasi fosse stato per gran parte una semplice suggestione del pilota di Gaiking.
Una partita a baseball viene organizzata sul ponte della corazzata: la squadra del Drago Spaziale contro gli americani di Schwartz. Per Sanshiro, giocare a baseball è un ritorno ai tempi in cui era un campione, prima che la sua vita venisse rovinata dai servizi segreti statunitensi insieme a quella di tutto l'equipaggio del drago Spaziale.
Per quanto sia passato del tempo, Sanshiro Tsuwabuki riesce ancora a giocare se non come un tempo almeno a un livello tale da tenere la partita tirata alla pari per entrambe le squadre. E infatti è un clamoroso errore di Fuan Lee a provocare la sconfitta della squadra del Drago. Quando questo succede, una rabbia del tutto ingiustificata e terribile scuote da capo a piedi il pilota di Gaiking. Per un attimo, un velo rosso copre ogni cosa ed è costretto ad allontanarsi dal campo improvvisato, prima di fare qualcosa di cui potrebbe pentirsi.
Quando Fuan Lee gli chiede di continuo cosa possa essere successo, Sanshiro viene colto dall'improvviso desiderio di ucciderlo. Fortunatamente, è il commento di Lambert a dargli la possibilità di sfogare in un altro modo la sua rabbia.

Che puoi aspettarti? Sono giapponesi...

Sanshiro tira addosso a Lambert la palla da baseball. Fortunatamente, l'americano si sposta in tempo per essere solo colpito a una spalla, e non ucciso dal colpo in faccia che il pilota di Gaiking aveva preparato. In un clima tesissimo, Lambert si porta davanti Sanshiro, fronteggiandolo.
Il pugno in faccia in risposta è l'inizio di una rissa tra americani ed equipaggio del Drago. Per un momento, Sanshiro non ci vede più e quasi si riprende quando Fuan Lee, trattenendolo per le braccia, evita che infierisca sul corpo di Lambert, piegato a terra e con il naso rotto.
L'americano sta per scattare di nuovo, quando Schwartz gli poggia una mano sulla spalla, rivolgendo a Sanshiro un'occhiata cupissima. A un suo semplice cenno della testa, la sua truppa lo segue senza dire una parola, lasciando un incredulo Fuan Lee a chidere a Sanshiro cosa sia successo.

- Ci stava prendendo in giro, non hai sentito?
- Sanshiro... è solo una partita a baseball! stavi per ammazzarlo!
- Stava cercando di umiliarti!
- Sanshiro... che diavolo ti sta succedendo?
- LASCIAMI IN PACE!



Tetsuya intanto ha portato Maria nella sua cabina, chiedendole se in grado di "percepire" qualcosa di strano all'interno di quelle mura o anche nelle vicinanze della Fortezza. Pur concentrandosi al massimo, Maria non sente nulla di strano.
Con un crescente sgomento da parte di Tetsuya, il jacknife che aveva lasciato piantato nel muro è scomparso, senza lasciare nemmeno una scalfittura.
Il pilota del Great e Maria iniziano a parlare tra loro. Ormai è chiaro a entrambi che i robot sono molto più di quello che sembrano: più volte Maria ne ha percepito lo "spirito", una sorta di emozione statica che sembra permearli. L'odio di Minerva, lo sdegno del Great, l'insicurezza di Zeta sono impronte psichiche che hanno tutti i robot principali nella base. Quando Tetsuya chiede alla ragazza se queste "emozioni" dei robot possano in realtà anche influenzare in qualche modo i piloti, la risposta di Maria è tutt'altro che rassicurante, non potendolo escludere in alcun modo.
Maria espone inoltre la sua teoria, in parte sospettata anche dal dottor Umon, che Minerva X e Grendizer possano provenire dal futuro, assieme ai loro piloti. Se questa è un'ipotesi accettabile per Grendizer, però, Minerva ha comunque visto buona parte della sua costruzione all'interno della Fortezza delle Scienze, con i piani di Juzo Kabuto come base. In ogni caso, il legame eventuale che potrebbe avere con Daisuke, riempie Maria di risentimento. In alcun modo ha intenzione di venire associata a quello che ha tradito la razza umana per i mostri di Mikeros.
Quando Tetsuya le fa notare che Daisuke non ha tradito nessuno, non avendo attaccato o ucciso nessuno della Fortezza (ma avendola anzi aiutata contro Caesar e il Maresciallo Inferno), Maria si altera ribattendo che Tetsuya non c'era quando Daisuke ha accettato così spontaneamente la proposta della Regina Himika, portandosi via per giunta Hikaru. La discussione non è resa più semplice dalla constatazione fatta da Tetsuya, che ricorda a Maria come - tra 11 anni - anche il suo embrione Vegan la trasformerà in qualcosa di definibile come traditrice della razza umana. Inoltre, alla promessa che la ragazza fa di abbattere Grendizer finita la guerra con Mikeros, replica dicendo che chiunque abbia in mente una simile idea dovrà prima passare sul corpo del Great Mazinger.
Il litigio si conclude con il mezzo accordo di lasciar sopravvivere Daisuke se, alla fine dello scontro con il Generale Nero, deciderà di ritirarsi insieme ai mostri di Mikeros nel sottosuolo e liberare Hikaru, con Tetsuya che si prenderà la responsabilità di parlamentare con il Principe di Fleed.
Maria, però, non sembra convinta della cosa e, anzi, appare molto delusa dalla conversazione con il pilota del Great Mazinger.

Hiroshi, nel frattempo, si imbatte nei corridoi della base in un gruppo di soldati. Tra questi riconosce Masaki Goda, l'uomo che tempo fa ha dato origine alla rivolta nella Fortezza delle Scienze e che poi si è riscattato proteggendo i civili dall'attacco delle Gamia Q3. Goda è ancora piuttosto ferito e cammina con le stampelle.
Hiroshi si avvicina per ringraziarlo, ma Goda scuote la testa.

E' stato il minimo, dice ripensando alla possibilità di riscattarsi che l'uomo d'acciaio gli ha offerto ai tempi della rivolta. Tra i due nasce un certo rispetto che diventa amicizia nel giro di poco tempo.



Intanto, nella sala simulatori, Sanshiro deve sopportare le pesanti battute di Koji sulla sconfitta dlla squadra del Drago Spaziale, sconfitta di cui non sembra aver saputo le conseguenze o di cui almeno sottovaluta i presupposti. Ancora una volta, Sanshiro sente l'insopprimibile desiderio di uccidere la persona che ha davanti: la rabbia maturata per la fine del rapporto con Grace, la visibilità di cui sembra godere il pilota di Zeta e il tono polemico e irrisorio con cui si rivolge a lui sembrano passare il segno. E quando Kabuto fa riferimento all'incidente di alcune ore prima, Sanshiro colpisce violentemente con un pugno il suo simulatore e fa per uscire.
E' Lambert a trattenerlo un po'. Sembra volersi scusare per quello che è successo ma, allo stesso tempo, avere qualcosa da dire al pilota di Gaiking in privato.
Con qualche perplessità, Tsuwabuki decide di seguirlo poco fuori dalla sala, nei corridoi. Accertatosi che non c'è nessuno ad ascoltarli (in realtà Koji sta riuscendo a sentire parte della conversazione), Lambert di nuovo si scusa con Sanshiro ma aggiunge anche che gli sono arrivate voci della sua troncata realazione con la ragazza sul Drago.
Sanshiro, all'inizio, agisce quasi d'impulso chiedendo sospettosamente cosa sappia di tutta questa storia. Lambert dice che è roba che si sente in giro e quando il pilota di Gaiking gli chiede bruscamente cosa gliene importi, a lui, l'americano risponde imbarazzato che ha preso una cotta per Grace e che vuole accertarsi che questo non dia adito a problemi.
Di malavoglia, più per una questione di principio che per sentirlo veramente, Sanshiro dice che non è più una questione che lo riguardi. Quando però Lambert chiede con insistenza dove sia possibile trovare Grace senza troppa gente che guardi, magari solo per parlare, s'insospettisce e decide di non dire troppo, restando sull'evasivo. Qualcosa dentro di lui gli fa sospettare che dietro le richieste del sottoposto di Schwartz ci sia qualcosa di più sospetto di quanto non dia a credere.
Le giornate passano piuttosto tranquillamente. Honey, in questo periodo (passata la drammatica esperienza a casa di Heinrich) decide di tagliare un po' i contatti con la base, anche se nessuno ha più sollevato particolari polemiche sul suo passato.
Maria ogni tanto fa visita ad Heinrich, valutando che le sue condizioni potrebbero migliorare. Anche Hiroshi va spesso a trovare Heinrich, con gli stessi intenti minacciosi e terrificanti del primo giorno in cui l'ha fatto. Shiro, forse spinto dalla minacciosa opportunità di un suo addestramento da Tetsuya, ha ripreso a impegnarsi molto più di prima, facendo turni massacranti al simulatore... malgrado tutto il suo impegno, però, non appare bravo come il fratello.
MoriMori, Sewashi e Nossori, intanto hanno predisposto un piccolo vano nel Jet Scrander, in cui riporre la spada di Yuri Caesar che Koji ha così insistito per tenere come trofeo. Kabuto li trova in effetti intenti a interrogarsi sul nome da dare alla nuova arma. Esclusi Majin Blade (somigliante al nome dell'arma del Great Mazinger) e Majin Daga (troppo poco evocativo), il trio opta per una Zetto Blade, il cui nome viene fatto urlare a Koji dentro l'hangar per vedere quanto "suoni bene".
Koji, a sua volta, cerca di imparare la "via della spada" dal bravissimo Sosuke. I continui esercizi teorici del suo insegnante, improntati sull'Hagakure e tesi a dare forti basi di disciplina mentale al suo "discepolo", sono però la cosa più insopportabile per il pilota di Mazinger.
Hiroshi, invece, chiede al personale della base se al momento sia possibile pilotare il Big Shooter in remoto dalla Fortezza delle Scienze, il tempo necessario a trovare un nuovo pilota. La rottura con Miwa, con cui non si è più visto, appare ormai insanabile.
L'apparente calma e ordinarietà della Fortezza delle Scienze, viene interrotta proprio da Koji, che riunisce tutti i principali piloti dell'Armata Mazinger (Tetsuya, Hiroshi, Sanshiro e Maria) per comunicare loro di un'emergenza in corso a un locale di Berlino, il Weissen Karnival, in cui sembra essere coinvolta anche Cutie Honey. Alle continue richieste di chiarezza da parte degli altri, Koji non risponde, limitandosi a dire che Yumi ne è già stato informato e ha dato ordine a lui di organizzare l'incursione.
L'espressione di Koji non sembra far supporre nulla di buono e la sua reticenza a dire cosa sia successo mettono gli altri in un clima di tensione crescente, mentre prendono una camionetta dalla base e si preparano a partire. Solo Hiroshi sembra essere per un attimo a suo agio, mentre accarezza il volante e la leva del cambio, ripensando per un momento ai suoi trascorsi da pilota di Formula Uno. E' da quando il suo corpo è cambiato, che non ha più guidato una macchina e, per un momento, la nostalgia sembra riuscire a scacciare pesantemente la preoccupazione condivisa dagli altri suoi compagni.
Lentamente e con circospezione, i piloti dell'Armata si avviano verso il luogo indicato da Koji: uno dei pochi posti rimasti in piedi dalla guerra, un casermone nella zona più in periferia con le insegne al neon spente da tempo e una vecchia scritta a spray, ENDE NEU, che campeggia sulla facciata scrostata.
I piloti si dividono, con Koji e Hiroshi sul retro, mentre Tetsuya e Maria badano alla porta d'ingresso.
Tetsuya sente bisbigliare alla porta e poi qualcuno che impone bruscamente il silenzio.
Prende la pistola.
A un segnale convenuto le due squadre entrano dentro, irrompendo.



E trovandosi davanti a una festa.

Dentro ci sono quasi tutti quelli della base (a parte Sosuke, Miwa e pochi altri) e buona parte della popolazione di Berlino. Cutie Honey si strofina su ognuno dei piloti, accogliendoli in quella che si rivela essere una festa voluta da Koji, per spezzare un po' le innumerevoli tensioni che hanno condizionato finora la vita della squadra.
Mentre Tetsuya e Maria, che non hanno mai avuto una grossa familiarità con gli alcolici vengono fatti rigorosamente ubriacare, un disgustato Sanshiro decide di tornarsene indietro.
Hiroshi, dopo essersi staccato dalle continue moine di honey, offre qualcosa da bere a Jun, chiedendole come stia. La ragazza, ancora in parte bendata, sembra assolutamente a disagio in un clima a cui non è affatto abituata e, timidamente, sta "facendo tappezzeria".
Ma la vera nota surreale è offerta da un dottor Yumi via via più ubriaco, con un dottor Umon a fianco che continua imperterrito a offrirgli da bere. Pur cercando in qualche modo di darsi un tono, Yumi sembra sbattere da un angolo all'altro, ridendo come nessuno lo vedeva ridere da un pezzo.
Maria, in un clima sempre più confuso, sembra ricevere via via le emozioni e il vociare "mentale" che le sta intorno. A malapena si accorge di un Tetsuya che le rovescia un bicchiere di birra addosso, e di Boss che, sfruttando un momento in cui Honey la saluta con un abbraccio, ne approfitta indegnamente per abbracciare entrambe.
Tetsuya va a parlare con Jun a sua volta. Per un attimo, la situazione è tesissima, come nel loro ultimo incontro.
Poi il pilota del Great cade in terra, inciampando mentre sta camminando in punta di piedi per "dimostrare a Jun che non è vero che è così ubriaco".
E per la prima volta da anni, Jun scoppia in una fragorosa risata che azzera nel giro di pochissimi istanti le tensioni e le incomprensioni che ci sono state finora. Tetsuya si carica sulle spalle Goro e carica Shiro su quelle di Koji, simulando un goffo combattimento tra Mazinger.
Maria, intanto balla con Boss, quando a un certo punto sente toccarsi una spalla e una voce piuttosto profonda, alle sue spalle, chiede se la signorina è disponibile a ballare per un momento.
Quando si volta, Ryo Asuka, la prende per un attimo da parte e la stringe a se', sorridendo.
Dopo alcuni istanti, mentre Maria lo guarda confusa e affascinata allo stesso tempo, le labbra del ragazzo sfiorano le sue.
Senza dire una parola, Ryo continua a condurre le danze, mentre bacia la ragazza.

"HO DA FARE UN DISCORSO!", dice Tetsuya, caricato su un tavolo di peso da Boss, Nuke e Moocha.
"LE ARMI PROGETTATE DAL DOTTOR YUMI FANNO SINCERAMENTE SCHIFO!", urla poi sguaiatamente alludendo al progetto dello scienziato su uno sperone d'acciaio da montare sul ginocchio del Great Mazinger.



La scena è interrotta da Koji che prende per un momento Shiro da parte.

Perchè sei qui e non ad allenarti?

Il ragazzo china il capo, sconsolato, quando Koji gli ordina bruscamente di seguirlo.
Lo porta davanti alla macchina con cui sono arrivati, su cui - in un sedile - adesso si intravede un pacchetto.
"Aspetta ad aprirlo", dice Koji, chiamando Tetsuya
("Professor Yumi!! si stacchi dal mio comunicatore!!!"
"Papà... è bene che torniamo alla base, ora")
e poi Jun.



Quando i due sono arrivati, Shiro apre il pacchetto. Dentro, c'è una tuta da pilota, fatta apposta per lui.
Tornato improvvisamente serio, Tetsuya prende la parola.
"Nostro padre avrebbe voluto che sconfiggessimo il Generale Nero. Forse sarebbe il caso di celebrare la sua morte quando avremo realizzato questo suo desiderio"
C'è un po' di silenzio. "Tu che ne pensi, Shiro?", chiede Koji.
Il bambino, per un attimo, resta lievemente sconvolto nel sentirsi trattato alla pari, senza nessuno che faccia di colpo più caso all'età che ha.
"Io... io dico che dobbiamo dare una lezione al Generale Nero, prima. E al Dottor Hell"
Koji sorride, mentre Tetsuya annuisce alle sue parole.
"Nostro padre", dice.
Timidamente Shiro allunga una mano al centro del cerchio formato da loro quattro.
Jun è la prima ad appoggiarvi sopra la sua.
Tetsuya e Koji si guardano per un po', pensando agli ultimi attriti e alle circostanze che li hanno portati a essere lì in quel momento.
"Cerchiamo di farlo velocemente - ghigna Koji - al mio tre... uno.. due..."
Tre.
Le mani di tutti e quattro, una sopra l'altra.

Un paio di giorni dopo, la notizia che Heinrich sembra essersi rimesso dal suo stato di shock, porta i principali piloti dell'Armata Mazinger a scendere per interrogarlo.
Il dottore è in una stanza sorvegliata, a capo chino, con l'aria dimessa.
Subito, l'approccio di Sanshiro è di minacciarlo.
"Sarà meglio che tu ci dica tutto quello che vogliamo sapere, prima che le cose finiscano male"
"Ho già perso mia figlia - risponde il dottore tranquillamente - nulla potrebbe andare peggio"
Tetsuya annuisce gravemente a questa affermazione: nel dramma di Heinrich e sua figlia, è al momento l'unico a rivedere la storia di molta gente all'interno della base, gente rovinata spesso dai loro stessi padri, dai loro sogni e dalle ambizioni portate all'estremo.

Ovviamente, è proprio Hiroshi quello che incalza maggiormente lo scienziato tedesco. Quando riferisce ciò che gli ha detto Cutie Honey, che lui e Shiba hanno studiato la robotica e forse l'utilizzo delle nanomacchine insieme, Heinrich non sembra capire subito. Poi annuisce: per lui non esista alcuna Cutie Honey, esiste la Gamia CH5 e il riferirsi a lei come a una persona, per Heinrich è assolutamente privo di significato.
Heinrich aggiunge anche che, malgrado possa sembrare che Honey abbia fatto una scelta, non sta facendo altro che seguire routine estremamente complesse. Una macchina, dice, non smetterà mai di essere tale, anche se per un certo momento sembrerà il contrario. Tetsuya, quando lo scienziato dice queste parole, ha la sgradevole impressione che il suo sguardo si posi più a lungo su di lui.
In ogni caso, conferma quello che Hiroshi ha sentito: lui e il dottor Shiba lavorarono per un certo periodo alla costruzione di nanomacchine simili a quelle del Dotaku Project... all'inizio, però, il progetto non era teso a costruire un robot magnetico (almeno per quanto Heinrich sapeva) ma a un uso puramente medico. Le nanomacchine erano infatti state progettate come cura temporanea a casi di pesante degenerazione cellulare, apparsi poco prima dell'avvento di Mikeros.
"Degenerazioni... o mutazioni?", chiede d'improvviso Tetsuya, ricollegando ai parassiti Vegan.
Degenerazioni, è la risposta di Heinrich, ma ciò che segue non è quello che si aspetta Tetsuya, nulla che riguardi l'infezione Vegan. Lo scienziato tedesco parla infatti di corpi con caratteristiche cellulari proprie di organismi diversi: come uomini fusi ad animali, o addirittura vegetali e animali.
Allo sbalordimento dato da tale rivelazione, Heinrich aggiunge anche che parte delle ricerche erano finanziate e sovvenzionate da privati. L'ipotesi che lo scienziato fa, è che a un certo punto un'intera rete di scienziati ha iniziato a lavorare per le stesse persone, ognuno all'insaputa dell'altro, sviluppando i progetti che altri avevano ideato.
Quando Tetsuya chiede se sia dai tempi della comparsa di Mazinger Zeta, della guerra con Hell e del conseguente exploit di progetti bellici "alternativi", Heinrich risponde dicendo che - secondo lui - tutto è iniziato molto prima. L'unico nome che ha sentito, riguardo ai suoi misteriosi finanziatori, è stato quello di un certo signor Fudo, alle dipendenze di una certa Human Alliance. Per quanto Heinrich è in grado di ipotizzare, la Human Alliance ha operato per avvicinare i risultati di vari ricerche, svilupparli, compararli e forse servirsene in qualche modo. In ogni caso, dice di aver lavorato in una loro base in Inghilterra, fino a poco prima l'inizio della guerra.
Maria dice ad Heinrich che per il momento sarà ancora sorvegliato, condizione che lo scienziato sembra accettare con una passività che ha che fare unicamente con la disperazione.

"Forse avete solo avuto la sfortuna - dice Tetsuya, prima di andarsene - di sopravvivere a ciò che avete fatto a vostra figlia. A differenza di molti, qui"



A tarda notte, Hiroshi fa visita ad Heinrich.
I due si incontrano, nelle stanze dello scienziato e aspettano, chi trepidante e turbato al tempo stesso, chi perennemente immerso in cupi sensi di colpa, un terzo componente alla loro riunione.
La porta della stanza di Heinrich si apre.
"Signorina Uzuki", la saluta il tedesco. Benché sia stato Hiroshi stesso a richiedere la sua presenza, qualcosa dentro di lui si contrae, nel vedere Heinrich salutare Miwa con tanta familiarità.
"E' ovvio che voi sapete cosa sono io. E cos'è mia sorella. Allora vi chiedo di rispondermi"
Un silenzio grave copre lo spazio in cui Hiroshi trova il coraggio di formulare la sua domanda.
"Perchè nostro padre ci ha ridotti così?"
Miwa china la testa. "Se può servire a qualcosa, il dottor Shiba si è sempre riferito a te come un soggetto di tipo A, e a Mayumi come un soggetto di tipo B"
"In altre parole - prosegue Heinrich, che sembra conoscere qualcosa di più rispetto alla ragazza - sei perfettamente sano. Sei stato testato solo per verificare le capacità di sopportazione di un organismo vivente ai nanoidi, null'altro"
"... capisco. E mia sorella?"
"E' un discorso differente. Lei sembra affetta da quella forma di degenerazione a cui accennavo. Non credo sia possibile fermare il corso dei nanoidi ma, se ciò fosse possibile, forse tua sorella ne pagherebbe conseguenze molto più gravi di quanto tu non creda"
Hiroshi sembra pensare a lungo.
"Se c'è anche una sola possibilità sfruttiamola. Proviamo a vedere se i nanoidi possono essere aggiornati, o controllati in qualche modo"
Prende le mani di tutti e due gli altri. "Abbiamo fatto molti errori, tutti. Ma questo, tutto questo che ci sta succedendo, forse è il modo con cui possiamo riscattarci in qualche modo. Forse possiamo ancora trovare il modo di compensare i nostri sbagli"
Un profondo silenzio cala sulla scena. Seppur perplesso, Heinrich annuisce. "D'accordo. Datemi solo i mezzi per lavorare e mi ci metterò a fondo".
Hiroshi guarda Miwa.
"Mi dispiace. Per un po' le cose andranno come stanno andando adesso. Devi darmi solo del tempo per... metabolizzare quello che è successo. Ho solo bisogno di tempo"
Miwa, con un filo di voce, annuisce gravemente.

"Ti aspetterò, se tu vorrai aspettarmi. Giuro che ti aspetterò.