lunedì, giugno 09, 2008

44: Death Cross! La crisi dei mondi infiniti!

dsauro


Il Ministro della Difesa li guarda passare, affacciato alla finestra. Per un attimo le espressioni degli scienziati vicino a lui, non sono il segno preoccupato della catastrofe incombente, ma lo sguardo orgoglioso di chi sa che forse ci sarà un domani.
Tokyo si staglia tutta davanti a lui, tutta a guardare a sua volta le gigantesche anime di metallo che sorvolano i cieli e vegliano sul Giappone.
“Queste armi sono l’orgoglio della nostra nazione”, mormora il Ministro.
“Solo un’armata di simili supermen potrà salvarci dal Dragosauro”, fa eco il dottor Procton, appena dietro di lui.


Goldrake, il Goldrake 2, il Grande Mazinga e Getta Robot stanno intanto proiettando le loro ombre sul Mar del Giappone. Tutti gli strumenti sono tranquilli, ma non così l’animo dei piloti
Sanno che da un momento all’altro, senza che se lo aspettino, l’acqua potrebbe incresparsi e il terrificante mostro ritratto nelle fotografie del Dottor Saotomé spuntare fuori prima ancora che abbiano il tempo di preparare le armi.
La voce di Actarus risuona al comunicatore, non appena il Goldrake 2 sfreccia in avanti.
“Alcor, non fare mosse avventate!”
“Aspetta, Actarus, forse ho visto qualcosa”


Il Getta Robot si abbassa leggermente, a sfiorare il pelo dell’acqua.
“Confermo – fa eco Ryo, al comunicatore – c’è qualcosa che si sta muovendo, qui”
“Lasciatelo a me! Il mare è casa mia!”
“Non essere sciocco, Benkei – risponde con il solito leggero sogghigno Hayato – Restiamo in formazione”


L’acqua sembra incresparsi sempre di più, mentre un’ombra nera si fa largo dalle profondità oceaniche, pronta a uscire allo scoperto. Tetsuya, completamente incurante di quello che si stanno dicendo i suoi compagni di squadra, rompe la formazione, scagliandosi contro la sagoma che sembra farsi sempre più veloce. Sempre più veloce.
L’acqua ribolle.
“PRONTO AL COMBATTIMENTO!”, urla Tetsuya. Il Missile Centrale parte dal suo corpo per colpire il piccolo gorgo che si sta formando in acqua, nella zona ormai circondata dai robot.
Il missile parte.
Si schianta contro lo specchio d’acqua.
“TETSUYA, RAZZA DI IDIOTA! HAI INTENZIONE DI UCCIDERMI?”
La mano di Boss Robot si massaggia vigorosamente una testa sormontata da un colossale cerotto, proprio dove il missile del Grande Mazinga lo ha colpito. L’altra mano, stretta a pugno, è ancora rivolta contro l’impassibile pilota del robot di Tetsuya.
“Boss, idiota! Hai intenzione di farti uccidere? Vattene sulla terraferma con Jun e Sayaka!”
“Non ci penso nemmeno! E lasciare tutto il divertimento a voi? Neanche per idea!”
“ATTENTI!”
L’avvertimento di Actarus non fa in tempo ad arrivare che una nuova scossa, più forte della precedente, scuote la superficie del mare.
“Il radar segnala qualcosa”, mormora Alcor.
“Oh mamma! Oh mamma! Oh mamma!!!”. Boss Robot sembra aver perso nel giro di pochi secondi tutta la spavalderia di prima, annaspando per spostarsi dalla zona dove – adesso – un gorgo molto più largo e violento si sta formando. “QUALCUNO MI VENGA A PRENDERE! NON SO NUOTARE!”
“Capo, cerca di resistere – urla Alcor – veniamo a tirarti fuori!”
“Alcor, non essere imprudente!”
L’ultima frase di Actarus viene completamente sommersa dall’urlo di sette teste urlanti. Teste di drago che gridano così forte da far levare le onde ancora più alte, da innalzarle fragorose e devastanti contro la volta celeste…
“Mio Dio… il cielo! Guardate il cielo!”
La voce strozzata di Ryo per un momento distoglie l’attenzione di Alcor, che già ha iniziato la manovra di recupero, dallo spettacolo mostruoso dell’immonda creatura partorita dagli abissi.
Alcor, infatti, al contrario degli altri non può fare a meno di guardare quel cielo diventato improvvisamente verde, un verde innaturale.
La voce di Hayato rimbomba nei comunicatori di tutta la Squadra. “Registro picchi incredibili di Energia Getta! Gli strumenti sono…”
Il resto si perde in una serie scomposta di ronzii e rumore bianco che copre le voci degli altri.
Poi, sotto gli occhi terrorizzati di Alcor, il cielo sembra aprirsi completamente.
La voce di Actarus, ogni tanto, sembra riemergere dal caos degli strumenti impazziti.
“ALCOR! ALCOR! RISPONDI, ALCOR!”
Poi, per Alcor è solo la luce smeraldo. E poi il buio.



Photobucket


“È arrivata una richiesta da parte del professor Saotome”, esordisce Yumi, davanti alla mappa tattica.
Tetsuya, Hiroshi e Maria, ancora feriti ed esausti dal combattimento precedente si guardano per un momento tra loro, di sottecchi. A nessuno ha fatto una grandissima impressione, lo staff di Saotome. Né i suoi arroganti piloti né tantomeno lo staff di scienziati, tutto meno che rassicurante, soprattutto dopo le parole di Amon.
Yumi aggrotta le sopracciglia, come se condividesse un’istintiva diffidenza e prosegue a spiegare.
“La richiesta è di liberare parte dello staff del professore da un’installazione della Human Alliance, posta sul Monte Asama”
“Il Monte Asama era anche la sede del primo centro di Saotome, stando alle informazioni recuperate a Berlino”, riflette Tetsuya.
Yumi annuisce. “Il primo Centro di Ricerche Saotome era nei paraggi di questa base. Quando venne distrutto da un attacco di Mikeros, il professore e il suo staff si trasferirono in una base della Human Alliance poco distante, sempre nei pressi del Monte”
Maria sgrana gli occhi, con un sorrisetto incredulo. “Ci sta dicendo che quei pazzi della Human Alliance e Saotome erano legati in qualche modo?”
“Da principio sì. Stando alle parole di Saotome, fu anche grazie alla Human Alliance che lui e i suoi tecnici riuscirono a sopravvivere nell’anno in cui la Fortezza era inabissata. Poi ci furono delle divergenze”
“Ed è per queste divergenze che alcuni suoi uomini sono chiusi lì dentro?”, chiede con una punta di sarcasmo Hiroshi.
“No. Contemporaneamente all’attacco Mikeros, ci fu una pesante infestazione Vegan, nella base, la cui origine è rimasta tuttora ignota. Saotome e i suoi furono costretti a scappare salvando quanto più persone possibili all’interno della base Kujira, quella che avete visto in azione”.
“Se c’è stata un’infestazione Vegan, non credo sia rimasto molto da salvare”, ribatte Hiroshi.
Di nuovo, Yumi scuote la testa. “Sembra invece che qualcuno sia riuscito a riparare alcuni strumenti di comunicazione e lanciare un SOS pochi giorni fa. Ci dovrebbero essere dei sopravvissuti, asserragliati in mezzo alla base.
“C’è qualcosa che non mi convince”, mormora Tetsuya. “Perché non mandare il loro robot e cercare di approntare le operazioni di recupero con lui? I nostri sono in riparazione e difficilmente potremmo muoverci per ancora alcuni giorni”
“Saotome intende utilizzare il Getter per coprire la zona da eventuali attacchi da parte di Mikeros, proprio perché è il solo robot al momento operativo. Per questo ci chiede una collaborazione per un’azione diretta all’interno della base. Anche io non sono del tutto convinto delle sue parole, ma dopo il prezioso aiuto con le testate lanciate dal Maresciallo Inferno, non me la sento di negargli aiuto”
Tetsuya riflette per un po’. “Andremo tutti?”


Yumi si rivolge a Maria, una volta definiti i dettagli dell’operazione. “Tu resterai alla Fortezza, Maria”
La ragazza resta piuttosto perplessa dall’ordine dello scienziato. “Dopo lo scontro con le Psychobear, Minerva è quella in migliori condizioni. Se ci fosse uno scontro, né il Great né Jeeg potrebbero affrontarlo al meglio”
“Questo non ha importanza. Avvicinarti a un luogo potenzialmente infestato dai Vegan potrebbe essere letale, per te”
“Potrei anche essere quella con maggiori capacità di comunicare con loro
Yumi scuote la testa, fissandola con l’aria di qualcuno ben poco propenso a scendere a patti. “Non intendo correre questo rischio”.
Appoggiato a un muro della sala, Tetsuya annuisce senza dire nient’altro.
“Andiamo solo io e Tetsuya, quindi?”, chiede Hiroshi.
“No. Il professor Saotome insiste affinché il suo Getter vi spiani il cammino verso la base e vi copra da probabili attacchi il tempo necessario perché svolgiate l’operazione. Inoltre, un altro pilota vi scorterà dentro e vi guiderà all’interno”
Yumi resta per un momento in silenzio. Poi, torna a parlare. “Non fraintendetemi. È ovvio che non voglio creare delle tensioni tra noi e l’altra equipe. Però, ho l’impressione che quella che Saotome ci sta chiedendo non sia del tutto un’operazione di salvataggio”
“Che non gli importi davvero della gente chiusa lì dentro…”, chiede Tetsuya.
“Non voglio dire questo. Ma che non siano il suo obbiettivo principale. Con discrezione, fate attenzione a tutto quello che non va. Abbiamo già avuto a che fare con la Human Alliance e sappiamo che spesso è in mezzo a ricerche ben poco ortodosse”
“Faremo attenzione. E proveremo a prendere qualcosa da lì”, conclude Hiroshi con un’alzata di spalle.
Yumi annuisce, senza aggiungere altro.


“Sono Sho Tachibana. Vi accompagnerò dentro la base, mentre i miei compagni faranno copertura”
La ragazza che si rivolge a Hiroshi e Tetsuya sembra più giovane di loro, con una lunga chioma rosso fuoco e l’aria piuttosto severa. In tutto e per tutto un soldato, già pronta per partire.
Quando rivolge freddamente un inchino, Tetsuya resta per qualche momento a guardarla, cercando di capire da dove venga quella strana sensazione di familiarità. Hiroshi, invece, già nella sua forma di cyborg, la guarda senza restituirle il saluto. Per quanto non sia nel suo stile ascoltare troppo le parole e le raccomandazioni del dottor Yumi, le parole pronunciate nel briefing incidono sulla fiducia verso la pilotessa di Saotome.
L’idea che sia lì non tanto per guidarli, ma per controllare le loro mosse, non riesce a uscirgli dalla testa.


In realtà, i convenevoli durano davvero poco: Sho non sembra essere davvero tipo di molte parole e, esaurite le formalità, si dirige con gli altri verso il ponte della Fortezza.
Il piano è piuttosto semplice, ed esige davvero appena un blando ripasso. Hiroshi e Tetsuya, con i robot ancora troppo danneggiati e in riparazione dopo lo scontro con le Psychobear, procederanno a bordo del Big Shooter e del Brain Condor. Sho Tachibana li seguirà con il Lady Command, una navicella progettata per essere un mezzo di supporto del Getter.
Per un momento, Hiroshi è tentato di chiedere come faccia ancora a essere operativo, il Getter (quello che i piloti della Fortezza hanno imparato a conoscere come il robot rosso). Ricorda perfettamente di aver visto una foto satellitare, scattata da Blocken, nel periodo in cui combattevano la guerra sul fronte tedesco. La foto ritraeva una base distrutta sul Monte Asama e il Getter, distrutto, inginocchiato a terra. Se il robot rosso è tuttora in circolazione, la conclusione più logica è che l’equipe di Saotome lo abbia già recuperato e che, quindi, abbia già fatto una precedente incursione nella base.
Jeeg resiste alla tentazione di chiedere spiegazioni. I sospetti, però, aumentano.


baseasama


Non vedere il Getter One partire subito con gli altri, non contribuisce a creare subito un’aria distesa. “Non dovete preoccuparvi – risponde Sho alle domande di entrambi i piloti – la velocità del Getter è tale da poterci raggiungere dalla Balena in pochi secondi”
“Che cosa dovremo aspettarci?”, chiede Tetsuya, con la voce avvelenata da un’ombra di sospetto.
“Parassiti, sicuramente. Le porte e le pareti delle sale del Centro sono abbastanza robuste da tenerli lontani, ma in tutto questo tempo, è difficile prevedere la situazione”
“Vegan, quindi?”
Sho resta per qualche istante senza rispondere. “.. sì, è il problema principale”


Il brevissimo resto del viaggio prosegue in un falso silenzio. Non ci sono trasmissioni tra un mezzo e l’altro, ma quelle tra il Lady Command e la Balena sono fittissime.
Sul gigantesco schermo della sala di controllo della Balena, il professor Saotome guarda Sho nel suo abitacolo, e poi la base della Human Alliance che comincia già a venire inquadrata.
Il volto di Sho è teso.
“Professore… i valori delle radiazioni Getter sono ancora decisamente fuori scala”
Il volto di Saotome si rilassa in un ghigno affatto rassicurante. “Stiamo ricevendo sullo schermo il tasso di radioattività Getter. È tutto nella norma, Sho. Con quello che è successo qui, non c’è nulla di cui stupirsi”
Un muscolo nella mascella di Sho si irrigidisce. “… sissignore”, risponde con una voce improvvisamente affilata e tenuta a freno.
Sembra che le ci voglia qualche secondo per calmarsi. “La nostra priorità, professore?”
“Ci sono ancora dei dati piuttosto importanti nel server centrale della Base. Inoltre, dovrai raggiungere i Laboratori al terzo livello sotterraneo e riferire le condizioni di… di ciò che troverai”
“Ciò che troverò?”
“Non è necessario che tu lo sappia adesso, Sho”
Di nuovo, forse ancor più visibilmente di prima, Saotome fa un sorriso divertito. Sho lo ricambia con l’ennesimo sguardo glaciale. “Pensavo che la nostra priorità fosse lo staff sopravvissuto. Suo figlio compreso”
“Beh… allora ti sbagliavi”, replica secco Saotome, interrompendo il collegamento.


La base della Human Alliance sul Monte Asama, adesso, è sui monitor di tutti e tre i piloti. La cupola centrale, aperta e sormontata da un enorme radar, ha la strana forma di una sorta di fiore metallico.
Tutt’intorno, però, più che essere una base ai piloti sembra di essere entrati in un cimitero di mostri. Le carcasse dei guerrieri Mikeros circondano completamente l’edificio. Le parti meccaniche sembrano svuotate, quasi che la carne ne fosse colata fuori. La vegetazione è completamente… bruciata non è la parola giusta. Sia Hiroshi che Tetsuya sarebbero più propensi a dire che, in qualche modo, sia stata completamente prosciugata.
Al centro, tra i cadaveri, un Getter Robot chinato sul proprio Tomahawk, esattamente come Hiroshi lo ha visto l’ultima volta. A guardarlo bene, ci sono alcune differenze con il modello in cui si è imbattuta l’Armata Mazinger: sembra più grezzo, meno ridefinito. Il volto presenta una quantità molto minore di placche, le ali sono rigide come uno scrander, invece della struttura in lega polimorfica che le fa assomigliare a un morbido mantello.
Tetsuya resta a guardare la scena. “Hiroshi, non rilevo nulla dai radar. Tu?”
Miwa, accanto a Hiroshi controlla il radar e scuote la testa. “Sembra che i Mikeros stiano alla larga da qui”
“Miwa, come al solito rimani nei paraggi, ma non ti esporre troppo”, si raccomanda per l’ennesima volta Hiroshi, non facendo altro che provocare uno sbuffo tra l’impaziente e l’intenerito della sua partner.


Sho sul suo Lady Command fa un rapido controllo, comunicandolo immediatamente alla base di Saotome. “Nessuna traccia di parassiti all’esterno”
Il professore annuisce. “La maggior parte di loro, la troverete dentro. Potete procedere… Ryoma, Hayato e Musashi sono in posizione”
“Professore, rilevo picchi di Energia Getter a livelli che non ho mai visto”
“Lo so, Sho. Nulla di inaspettato”
Il tono di Saotome, forse, vorrebbe essere rassicurante.
Sho reprime un brivido e, facendo un lungo sospiro, fa atterrare il Lady Command poco lontano dalla base.


anella


Tetsuya, Hiroshi e Sho scendono, piuttosto guardinghi sia verso ciò che li circonda che tra loro. Solo osservando meglio i nemici, Tetsuya nota che non tutti sono cadaveri Mikeros. Ci sono anche resti di robot da combattimento che non sembrano avere nulla di organico. Una sigla campeggia su di loro, O.N.I., ed effettivamente le loro fattezze ricordano quelle di giganteschi Oni meccanici.
Tetsuya prende Hiroshi da parte.
Machine-beast di Hell?”, chiede.
“Potrebbero”
“Eppure non mi sono mai sembrate così… simili tra loro, nella forma”
Hiroshi indica anche qualcos’altro. Un gigantesco cerchio di ferro, poco lontano dalla base. Un cerchio dal diametro estremamente ampio, cavo, come un enorme anello abbandonato sul terreno. Tetsuya, di nuovo, non può fare altro che scuotere la testa senza poter indovinare nulla sulla sua funzione.
Sho, lungi dal dar loro spiegazioni, si dirige verso l’entrata. L’attimo in cui Tetsuya è indeciso sul chiederle qualcosa, svanisce in fretta. C’è un filo rosso comune, tra lei e questa Sho, se ne rende conto. Qualcosa che non ha nulla a che vedere con l’affettività, ma con l’essere abituati a ragionare da soldati, a eseguire gli ordini, per quanto ci si possa trovare più o meno d’accordo con loro. Tetsuya non chiede nulla perché sa che comunque Sho non dirà nulla, come non l’avrebbe fatto lui prima di trovare la gente di Edo sulla sua strada.


Le porte, con il simbolo della Human Alliance sopra, sono semiaperte. Un guasto ai circuiti elettrici le tiene ronzanti e socchiuse. Le luci delle torce dei piloti, illuminano uno stanzone completamente vuoto. Sho è la prima a entrare. Manda un profondo sospiro e abbassa lo sguardo. Sembra improvvisamente carica di un qualche strano dolore o di un ricordo particolarmente sgradevole.
Gli occhi di Hiroshi intanto brillano nel buio, mentre scruta in ogni angolo di penombra, affatto tranquillo.
“C’è una sala monitor, su questo piano?”, chiede Tetsuya.
Sho annuisce.


vegansulmuro


I passi dei tre risuonano sul pavimento di linoleum. Nessun rumore, tutto intorno. Le pistole, strette nella mano di ciascuno, sono pronte a far fuoco al minimo segnale di pericolo.
Un piccolo respiro teso di Sho, prima di entrare nella guardiola di sorveglianza con l’arma tesa di fronte a sé.
Nulla.
Solo il monitor, molto grande, di un computer spento. Mentre Hiroshi e Tetsuya controllano l’ingresso della guardiola, Sho lo riaccende. A nessuno dei due piloti della Fortezza sfugge quanto la ragazza conosca perfettamente ogni codice che le permetta di introdursi nel sistema di sorveglianza della base. Per quanto questo, in sé, non voglia necessariamente dire nulla di che, un’occhiata tesa scocca tra Tetsuya e Hiroshi.
“Guardate qui”, mormora asciutta Sho.
Il monitor del computer inquadra varie stanze all’interno della base. Corridoi in cui la luce elettrica sembra esserci solo a sprazzi. Soffitti in cui una rivoltante materia organica nerastra sembra colare e allo stesso tempo respirare indisturbata.
“Vegan”, mormora Hiroshi.
Tetsuya annuisce, trattenendo il fiato.
“C’è qualcuno ancora vivo”, mormora Sho. Un’inquadratura, mostra una sorta di magazzino in cui sembrano essersi barricati un pugno di scienziati, militari e due figure in tuta da pilota.
Sho spalanca gli occhi, con aria preoccupata.
“Mondo e Mido”
“Puoi vedere dove sono?”, chiede Tetsuya.
“Sì, posso rintracciarli all’interno della base”
“Allora dovrem…”
Un’altra inquadratura interrompe il dialogo tra i due. La telecamera mostra una sala che assomiglia a una sorta di ambulatorio desolato. Sugli scaffali, ci sono alcuni barattoli disposti accuratamente in fila. In ciascuno di due tavoli da autopsia, un lenzuolo bianco è tirato a coprire corpi che – seppur nascosti – appaiono comunque troppo sproporzionati, troppo grandi. In fondo alla sala, tre strutture in tutto simili a celle criogeniche.
Sho rimane impietrita.
Hiroshi fa un piccolo ghigno, come se – per quanto colpito dal vedere la scena – non sia troppo stupito della piega che sta prendendo la missione.
“Facciamo che io vado a liberare quella gente, mentre voi date un’occhiata a quella roba”
Sho rimane per qualche istante a guardarlo, con un’aria dura. “… Va bene”, dice poi.
Sempre più nervosi e sospettosi, i nostri escono dalla guardiola, quasi col timore di respirare troppo forte.


I corridoi , spettrali, sono appena rischiarati dalla luce intermittente dei neon. Non è l’unica luce, però. Un persistente bagliore verdognolo sembra coprire tutto in una strana patina smeraldina. Una patina che non cessa di inquietare Tetsuya e Hiroshi. Sho, a differenza loro, per quanto sembri attenta, avanza senza soffermarsi minimamente sui particolari che ogni tanto catturano l’attenzione dei compagni.
Solo dopo alcuni metri si ferma, per puntare la torcia verso la parete, col respiro strozzato.


“Sono… sono arrivati fin qui”


Il soffitto, per istante, pullula di occhi e denti sbavanti, incastrati in una mostruosa gelatina bluastra che lo ricopre totalmente. Occhi che si puntano verso i tre, per poi tornare a guardare da qualche altra parte.
La mano di Hiroshi va alla pistola.
“Aspetta, Hiroshi…”, mormora Tetsuya, continuando a tenere lo sguardo fisso sui Vegan. Le immagini di Maria, delle altre come lei, si riaccende nella sua memoria.
“C’è qualcuno!”
La voce di Sho interrompe i pensieri del pilota del Great Mazinger. Il fascio della torcia va a illuminare il corpo tremante di uno scienziato. Sembra un cadavere disteso per terra, totalmente inerte.
Un piccolo rumore osseo, di qualcosa che somiglia a chele che si aprono e chiudono, forse.
Il corpo dello scienziato si muove, animato più da un brivido, una contrazione appena volontaria.
Lo sparo fa irrigidire in una morsa, brevissima, di panico i muscoli di Tetsuya e Sho.


“SEI IMPAZZITO?”
Il pilota del Great è pronto a scattare contro Hiroshi, ancora con in mano la pistola fumante con cui, senza tanti complimenti, ha ucciso l’uomo disteso per terra.
Hiroshi si limita a fare un cenno con la testa, verso di lui. “Guardalo bene”
Sho punta la torcia a illuminarne anche il volto. Stavolta, però, è costretta a distogliere di colpo lo sguardo, quasi colpita da uno schiaffo invisibile.
E la sensazione di essere colpiti da qualcosa di cattivo, traumatico, violento, prende anche gli altri due, quando gli occhi vanno sulla testa dello scienziato.
Non una testa umana.
Un tentacolo, con due occhi che si aprono in una carne rugosa e bluastra.


Tetsuya rimane fermo per un minuto sopprimendo il conato di nausea che per un momento gli stringe le viscere.
“Bene. Io e Tachibana ai laboratori. Hiroshi, pensi di riuscire ad arrivare nel magazzino in cui si sono rifugiati i prigionieri di questa base?”
Hiroshi guarda il corpo dello scienziato infestato, come se dovesse riprendere a muoversi da un momento all’altro. Poi annuisce.


culodizenon


La porta del laboratorio si apre su uno stanzone freddissimo, in cui la temperatura sembra essersi abbassata di colpo. I passi risoluti di Tetsuya e Sho sono l’unica cosa che si sente. Di nuovo, la luce della torcia fende l’oscurità. Di nuovo, ciò che illumina è ai limiti di quanto possa considerarsi sopportabile.
I barattoli sembrano pieni di corpicini in formalina. Piccoli, di colore giallastro, con i lineamenti e gli occhi appena accennati.
Ma sono i due tavoloni da autopsia la cosa che più di ogni altra cattura immediatamente l’attenzione. Con un cenno, da soldati addestrati, Tetsuya indica a Sho di coprirlo. SI avvicina a un lenzuolo. Solo dopo qualche attimo, in cui non sembra muoversi nulla, il pilota del Great ne scosta bruscamente uno.
Sul tavolo, aperto in un’autopsia, il corpo massiccio di un Oni. Un Oni dalle lunghe corna, coperto da quella che sembra essere un’uniforme da esercito austriaco, elegante e leggermente arretrata.
“Cosa diavolo è, questo?”, chiede Tetsuya.
La risposta della ragazza suonerebbe sprezzante, non fosse pronunciata con la massima freddezza. “Non credere ne sappia così tanto più di te”
Tsurugi la guarda con un’evidente espressione di incredulità, per poi tornare a concentrarsi sul cadavere. “Sembra sia stata fatta su misura”, conclude, accennando all’uniforme.


“Guarda anche qui”
L’altro corpo, scoperto da Sho è un gigantesco rettile dalle sembianze antropomorfe. Un logoro mantello è legato sulla schiena, quasi a dare una vaga idea di regalità.
Di nuovo Tetsuya rivolge lo sguardo alla pilotessa davanti a lui, come fosse conscio che la ragazza gli stia nascondendo qualcosa.
Sho lo restituisce, senza replicare.


I dati scorrono intanto veloci sul monitor che Hiroshi, abbandonati Tetsuya e Sho, sta cercando di craccare. La possibilità di poter di nuovo entrare nelle blindate stanze elettroniche della Human Alliance è troppo invitante per lasciarsela sfuggire.
Per qualche attimo, mentre gli occhi corrono frenetici sulle cartelle, anche la sopravvivenza degli uomini all’interno della base passa in secondo piano.
I numeri, i nomi, scorrono veloci.


Dotaku Project


Per un momento, il corpo meccanico di Hiroshi si irrigidisce. Poi, velocemente, riversa l’intero hard disk, chiedendosi cosa ancora ci sia della sua esistenza di sconosciuto a se stesso.
Solo dopo, guardandosi velocemente intorno, corre verso l’area in cui si sono rifugiati i sopravvissuti.


cryo


Sho e Tetsuya, nel frattempo, sono davanti ai tre container che hanno visto dalle telecamere. Chiusi, con solo un minuscolo oblò all’altezza della testa dei piloti, sembrano gli unici macchinari ancora in attività. Un terminale è ancora collegato a loro.
“Sembrano…”, inizia Sho, senza finire la frase. Non c’è bisogno che lo dica perché, dallo sguardo che le arriva da Tetsuya, il pensiero sembra tanto condiviso da – ancora una volta – non aver bisogno di troppe esplicitazioni.


Sembrano dei container di ibernazione


Con un sospiro decisamente preoccupato, Sho inizia a consultare il computer. Gli occhi si spalancano.
“E questo che diavolo é?”
Tetsuya si sporge sullo schermo a guardare. Per quanto sia psicologicamente preparato a ogni cosa, ogni possibile rivelazione sui suoi amici, sui robot che guidano, sui nemici che stanno combattendo o ennesimi, disumani esperimenti condotti dalla Human Alliance, per un momento il mondo attorno a lui si paralizza in una secca morsa di incomprensibilità.


I dati sul computer sembrano sfuggire a ogni logica.


SOGGETTO 1
Nome:
Ryoma Nagare
Età: 40 anni circa
Data del processo di Abduction: 21/10/1998 (non registrabile in toto come Abduction, vedi note)
Strato dimensionale di provenienza: Settore 5
Note: Unico fenomeno di contatto extra-dimensionale non provocato da un fenomeno Death Cross provocato dalla Human Alliance. Arrivato a bordo di una navicella in tutto e per tutto simile alla Get Machine Eagle, in progettazione dei laboratori del professor Saotome.
Intensa radiazione Getter registrata, poco prima del contatto.
Non sembra presentare sintomi di mutazioni Beast.
Violento e psicologicamente instabile. Ha ucciso tre soldati del dipartimento, prima di venire sedato. I polsi presentano abrasioni, come se fossero stati costretti per lungo tempo a manette.


SOGGETTO 2
Nome:
“Alcor”
Età: 23 circa
Data del processo di Abduction: 3/5/1998
Strato dimensionale di provenienza: Settore 2
Note: Nessuna notizia su nome o famiglia di questo pilota. In tutto simile a Koji Kabuto. Tutte le registrazioni sul mezzo con cui è stato prelevato lo indicano con il nome Alcor. Impossibile stabilire se si tratti di un nome o un soprannome. Nessuna esperienza di combattimento su robot giganti. Nessuna connessione con un equivalente del Centro Ricerche Fotoatomiche. Ottime capacità come pilota di mezzi volanti leggeri. La tuta di pilotaggio sembra differire da quella di Koji Kabuto.
Tratti caratteriali simili a quelli registrati nel profilo di Koji Kabuto.


Insicuro il successo nella fusione MZ: Mazinger potrebbe riconoscerlo come corpo estraneo e procedere di conseguenza (cfr. file Ryo Kabuto)


SOGGETTO 3
Nome
: Duke Fleed
Età: 25 anni circa
Data del processo di Abduction: 4/4/1978
Strato dimensionale di provenienza: Settore Fleed-5
Note: Forma di vita non umana. Primo caso di Abduction dal settore Fleed. Il soggetto presenta una velocità e una forza superiori alla media. Aspetto fisico del tutto simile a un uomo terrestre di circa 25 anni. Presenta numerose ferite sul torace, classificabili come colpi di arma a raggi o a scariche elettriche.
Il mezzo con cui è stato prelevato sembra un UFO costruito con un equivalente della Lega Polimorfica del dottor Tachibana. Nelle registrazioni, ci si riferisce a esso col nome di Gattaiger. E’ tuttora costruito nell’hangar.


“Koji Kabuto? Tachibana? Ma che cosa…?”
Con estrema prudenza, Tetsuya guarda dall’oblò del secondo container. Il cuore gli batte fortissimo nel petto.
“N- non è possibile!”
Il volto di Koji, a occhi chiusi come fosse addormentato, è l’unica cosa che si riesce a vedere all’interno.


Per Hiroshi è difficile orientarsi nel laboratorio. Inoltre, è tutt’altro che sicuro. I parassiti che coprono il soffitto e i muri sembrano non badare a lui, escluso l’orribile movimento degli occhi al suo passaggio. L’organismo di Hiroshi, talmente mutato dai nanoidi, forse potrebbe essere al sicuro da un’infestazione. Il ricordo di ciò in cui si è mutata per un istante Maria nel futuro, però, porta il cyborg a non abbassare la guardia per nessuna ragione, a non restituire nemmeno lo sguardo ai mostri dormienti sopra di lui.
Per un momento, la necessità di liberare i sopravvissuti è ancora una volta subordinata a quella di capire cosa si faccia nelle roccaforti della Human Alliance. Cosa leghi la misteriosa organizzazione ai loro robot, alle loro vite e forse all’invasione stessa dell’Impero di Mikeros. Per questo, prima di scendere nella zona dei magazzini, Hiroshi continua a cercare nella parte degli uffici della dirigenza qualsiasi indizio possa illuminarlo.
I frettolosi minuti di ricerca passano senza alcun successo. Poi, la torcia di Hiroshi ricade su una foto appesa al muro di un ufficio.
Il cyborg la inquadra direttamente. Una foto di gruppo, di alcuni scienziati in posa, sorridenti.


È molto vecchia, in bianco e nero, tuttavia non è difficile riconoscere ognuno dei membri.
All’estrema sinistra, un vecchio con un occhio solo e l’aria sicura di sé, l’unico che Hiroshi non riesce a ricollegare a nessuno. A fianco, a destra, un giovane dottor Hell, che evita di guardare in camera. Ancora a fianco, con un’aria annoiata, quello che alla Fortezza si è presentato come professor Saotome. E ancora a destra, una figura fin troppo familiare per Hiroshi. Suo padre, Senjiro Shiba.
Ma è la figura al centro a lasciarlo stupefatto. Non dovrebbe essere in una foto così vecchia, non dovrebbe nemmeno esser nato, all’epoca in cui è stata scattata. Unico a essere in abiti civili e non con un camice da scienziato, Ryo Asuka guarda direttamente l’obbiettivo con aria sorniona.


Senza pensarci due volte, Hiroshi prende la foto e corre verso la zona dei magazzini.


evilfleed


“Cosa facciamo, professore?” chiede Sho, in disparte, in una comunicazione privata con Saotome.
“Liberateli… tra poco la base non sarà più al sicuro”
“Cosa intendete dire?”
La voce di Saotome sembra quasi noncurante, come se – al solito – non ci fosse in gioco la vita dei suoi piloti, nell’operazione.
“Alcune truppe di Mikeros stanno muovendosi verso la vostra posizione. Ryoma, Hayato e Musashi hanno già iniziato a ingaggiare un combattimento con la prima linea per darvi tempo, ma non possono gestirli tutti quanti e i robot della Fortezza sono ancora in riparazione. Avete quindici minuti, circa”
Gli occhi della ragazza si spalancano, in una muta maledizione verso lo scienziato. “Tsurugi, dobbiamo muoverci!”
Tetsuya resta per un attimo a valutare le schede dei tre uomini imprigionati nelle capsule. Poi, annuisce. La notizia dell’attacco, arrivata anche da parte di Yumi, dalla Fortezza delle Scienze, spinge a prendere le decisioni il più presto possibile.
“Somministra una dose massiccia di anestetico al soggetto 1. E’ il più pericoloso. Se liberiamo il 2 e il 3 dovremmo riuscire a trasportarlo”
Sho annuisce e si mette all’opera, mentre Tetsuya apre le gabbie di contenimento.
Una spessa coltre di vapore copre il pavimento.


Photobucket


“Non preoccupatevi per il mio aspetto… non sarà troppo piacevole da vedere” urla Hiroshi, rivolto alla porta d’acciaio.
“Amico, se ci porti lontano da quei maledetti mostri, il tuo aspetto non sarà affatto un problema”, risponde, dall’altra parte, la voce a cui Hiroshi ha parlato, identificandosi come un combattente della Fortezza delle Scienze.
In forma di cyborg, Hiroshi scardina letteralmente la porta, con un piccolo e insignificante sforzo.
Il rumore, dietro, è quello di decine di persone che si ammassino precipitosamente lontano, sicuri di veder l’entrata della loro zona protetta saltare in aria da un momento all’altro.
La porta viene sbattuta con violenza da un lato del corridoio.
Davanti a Hiroshi, uno dei magazzini della base, fornito abbastanza da poter sostentare per più di un anno lo sparuto gruppo di scienziati e militari rimasti all’interno del laboratorio di ricerca. Tutti indietreggiano terrorizzati, nel vedere Hiroshi – pur con le mani alzate – che avanza nella fredda luce dei neon.
Tutti a parte due.
Uno è un ragazzo con un cicatrice sul volto, seguito da una donna più o meno della sua età. Il ragazzo ha un ghigno strafottente sul volto, e fa un cenno di saluto.
“Ce ne avete messo ad arrivare, eh?”
Hiroshi fa un leggero sorriso, per nulla disturbato dal diverso e più tranquillo atteggiamento tenuto dal giovane.
“Chi sei?”
“Il mio nome è Mondo. Mondo Saotome. Lui è il mio amico, Mido Tatsuma. Siamo alcuni dei piloti che stavano all’interno di questa base”
Hiroshi guarda la donna, con gli occhi leggermente spalancati. “… lui?”
“Piacere”, fa Mido con un sogghigno. E ha una voce inequivocabilmente maschile.


Il racconto di Mondo Saotome è piuttosto confuso. Lui e Mido sono rimasti imprigionati dentro il Centro quando le tensioni tra suo padre, il professor Saotome, e la Human Alliance sono arrivate a un punto di non ritorno. Un colossale attacco ha visto il Getter di Saotome lottare contro i Mecha O.N.I. della Human Alliance (quelli visti fuori dalla base) e le forze dei rettili di Mikeros.
“E come se non bastasse, qualcosa ha anche scatenato un’infestazione dall’interno di questi mostri”, conclude poi, indicando con un cenno le pareti nere all’esterno della sala.
“Come è potuto succedere?”
Mondo scuote la testa. “Non ne ho idea. Chissà che razza di esperimenti stavano facendo qui. Per quanto posso immaginarmi, qualche botto durante la battaglia potrebbe aver dato modo a questi schifi la possibilità di uscire da qualunque posto fossero chiusi qui”
“E voi, come siete rimasti qui?”
“Siamo rimasti chiusi dentro. A un certo punto, fuori, la battaglia deve aver preso una piega decisamente pericolosa. La base è entrata in modalità di allarme totale e ha chiuso ogni via di uscita. Noi abbiamo provato a uscire ma…”
Mondo manda a Hiroshi uno sguardo, come se volesse chiudere il discorso.


Sopra di loro, gli ammassi di carne Vegan abbarbicati alle pareti, iniziano a muoversi…


alcor


“Koji! Koji!”
La vista si snebbia, mentre Alcor cerca di mettere a fuoco il volto davanti a lui.
“… Tetsuya?”
“Mi riconosci?”
“Certo che ti riconosco, razza di arrogante bastardo! Non credere che…”


La voce si strozza nella gola di Alcor, quando si rende conto di dove si trova. Tetsuya, l’unico che riesce a riconoscere in questo scenario, ha un’espressione molto più preoccupata delle altre rare volte con cui ha avuto a che farci. Sembra quasi… speranzoso? La ragazza dietro di lui, con i capelli rossi, non l’ha mai vista. Sembra intenta a scaricare dei dati da un computer, mentre il suo compagno è impegnato a farlo rinvenire.
I ricordi si fanno un po’ meno nebulosi. La battaglia contro il Dragosauro, il cielo che diventava verde… poi la sensazione di qualcosa in frantumi, forse il cielo stesso, e la consapevolezza di star precipitando col suo Goldrake Due. Soldati, che lo prelevavano mentre ancora era semicosciente. E il freddo, freddo pungente e disumano che…
“Dove sono?”
La voce che sente da un lato è familiare. Anche la tuta da pilota dell’altra persona che, come lui, si sta faticosamente rialzando da terra. La tuta di Actarus, anche se… anche se è completamente nera.
“Actarus?”
“Daisuke?”, gli fa eco Tetsuya.
Il pilota guarda prima confuso Alcor, poi Tetsuya. “S-sono… sono Duke Fleed. Principe di Fleed. Chi siete e dove siamo?”
“È una questione lunga da spiegare – risponde il pilota del Great, prevenendo anche le mille domande di Alcor – dobbiamo muoverci, adesso. Non sappiamo entro quanto i Vegan all’interno di questo edificio potranno risultare un pericolo”
Duke Fleed annuisce, cupamente. “Sento la loro presenza. Ya-Bahrn. Così li chiamiamo noi”
Alcor cessa per un momento di guardarsi intorno. “Li conosco anche io, i Veghiani. Non sono così pericolosi da non poter esser messi a bada. Sono solo dei pagliacci col cappuccio”


Sho, impegnata a trasferire su chiavetta ogni dato del computer da riportare poi a Saotome, si ferma per un istante, alzando di scatto la testa e imponendo con un cenno di fare silenzio.
Un rumore mostruoso da fuori, di mandibole che schioccano e di carne che striscia…
Un segnale di Hiroshi al comunicatore.
“Tetsuya, dobbiamo andarcene alla svelta!”


“Mondo! Mido!”
“Sho!”
I due gruppi si riuniscono in uno degli interminabili corridoi della base. Tetsuya e Alcor stanno tenendo Nagare, ancora semi incosciente. Hiroshi sta guidando i sopravvissuti verso l’uscita.
Il mondo sta ribollendo intorno a loro.
Una fiumana nera, furibonda, di zanne sguainate e sbavate cola dal soffitto sul pavimento.
“MUOVETEVI!”
“PRESTO!”
I piloti corrono all’impazzata, togliendosi di dosso gocce di carne aliena, brandelli semiliquidi, organici, che pungono in piccolo morsi, che strisciano verso occhi, naso, bocca… verso ogni minima cosa possa permettere loro di scavare un varco nella carne.
Corrono in avanti, corrono e basta.
Le pareti, il soffitto, il pavimento… tutto diventa un’onda nera che cerca in tutti i modi di inghiottirli.
“DI QUA! DI QUA!”
Uno degli scienziati inarca la schiena, mentre il busto viene trafitto dall’interno da quelli che sembrano sottili e fortissimi tentacoli. Decine di bocche si aprono nel suo corpo, instabili e ribollenti in una tempesta di pelle.
“SPARAGLI! SPARAGLI!”
Un colpo gli spacca la testa di netto. Dato forse da Hiroshi, forse da Mondo. Tutto si fa confuso. Nella fuga, l’unica cosa che è possibile vedere sono le decine di occhi che si aprono, sbavanti nella stessa misura delle bocche e le sagome dei primi scienziati infestati, con le teste che mutano fino ad assumere la forma di tentacoli.
“L’hangar… c’è… ci sono… le navicelle…”
Tetsuya si volta stupefatto verso Nagare che sembra starsi per riprendere, nonostante le quantità assurde di anestetico che lui e Sho gli hanno somministrato.
“Tachibana, puoi fargli strada? Io e Hiroshi cerchiamo di coprirvi!”
“Ryokai!”
Di nuovo la corsa estenuante. Alcor si affianca a Duke. Il vecchio cameratismo, difficile da superare anche se la persona che gli sta vicino non è esattamente il suo amico, ha il sopravvento.
“Tutto bene, Act…cioè, Duke?”
Duke Fleed si ferma per un secondo. “Se vuoi, puoi chiamarmi Actarus”
Alcor annuisce. “Credo che lo farò, allora”


gattaigaaa


Un cadavere di un mostro Mikeros, uno appartenente alle armate del defunto Generale Dreidow si abbatte al suolo non appena i nostri riescono a fuggire.
Il Getter One, con il Tomahawk grondante di sangue si lancia verso gli altri avversari. Vicino a lui, un altro robot dello staff di Saotome, dalle sembianze di gigantesco cowboy spara all’impazzata con una coppia di cannoni modellati come vecchie Colt, contro un altro gigantesco sauro che si sta avventando contro di lui.
“Qui Sho! Com’è la situazione?”
“Puoi vederlo da sola - ringhia Ryoma, con un ghigno compiaciuto e ferino sul volto – Avete finito?”
“Coprici, finché non arrivano i soccorsi dalla Kujira e dalla Fortezza”
Il disco volante di Duke Fleed decolla, rimanendo comunque nell’area dei combattimenti. Il Goldrake Due, una copia esatta del Double Spacer, lo segue a sua volta. E poi, un’altra astronave li segue…
“Ryoma, guarda!”
La voce stupita di Musashi arriva nello stesso momento in cui un pugno del Getter ha sfondato il cranio di un altro nemico.
“Che c’è, ciccione? Non vedi che sono impegnato?”
“Guarda quella, ti dico! E piantala di darmi del ciccione!”


Ryoma guarda. Guarda un’Eagle perfettamente simile alla sua, uscire dalla Base Asama.
“Eh?!”
La voce fredda di Hayato risuona nei comunicatori di tutti e tre. “Non è possibile che appartenesse a un prototipo nell’hangar. Quando ce ne siamo andati di qui, abbiamo preso tutte le navicelle sul ponte di decollo”
Dalla navicella, una voce chiede istruzioni a Sho per la battaglia.
Le mani di Ryoma si stringono sui comandi. “Non è possibile… sembra… sembra la mia voce! Maledetto vecchio, che diavolo hai fatto stavolta?”


ooook


“OK!!! TEXAS MACK IS HERE!”, grida intanto il pilota del robot a forma di cowboy. Afferra il grande anello che Tetsuya e Hiroshi avevano notato all’entrata della base e lo strattona con forza. Una lunga catena esce dal terreno, trascinandosi dietro quella che ha tutta l’aria di essere una gigantesca bara.
Un urlo entusiasta accompagna l’aprirsi della bara, e lo svelarsi di un gigantesco fucile al suo interno.
Texas Mack punta il fucile verso gli ultimi mostri che avanzano, iniziando a cecchinarli uno a uno, senza pietà, mentre il Getter continua a infierire da distanza più ravvicinata.


La battaglia si risolve in breve tempo a favore dei nostri.
Poco lontano, la base sembra ribollire di parassiti, della melma nera e coperta di occhi e zanne. L’effetto dura solo pochi attimi. L’enorme massa organica Vegan striscia nuovamente nel buio della base, lasciandola apparentemente tranquilla.
Sho la guarda con occhi distanti e turbati, come se quello spettacolo la colpisse più profondamente ancora degli altri piloti accanto a lei. Come se non ci fosse solo l’orrore per gli alieni a lasciarle quello sguardo indurito e segretamente addolorato al tempo stesso.
Il suo comunicatore suona.
“Tutto bene, Sho?”. La voce di Saotome.
“Sissignore”
“Hai recuperato i dati dalla camera di ibernazione?”
“Sissignore”
“Bene. Tra poco arriveranno i soccorsi. Assicurati che Nagare, quello che avete recuperato, venga alla nostra base”
“… signore?”
“Dimmi, Sho”
“Suo figlio sta bene”
“Ottimo. Riporta lui e Mido con il Lady Command. Meno hanno contatti con Nagare, meglio è. Ci vediamo alla base”


Qualcosa si stringe nello stomaco di Sho, mentre chiude la comunicazione. Quando i primi velivoli da trasporto scendono fino alla loro posizione, la ragazza si limita a ripetere l’ordine di portare Nagare alla base Kujira. Poi, senza aspettare altro, sale a bordo del Lady Command e se ne va.
Non si volta mai indietro.


Gli ordini sono quelli contro cui si scontrano Tetsuya e Hiroshi, poche ore dopo.
“Siamo stati noi a liberarlo, e abbiamo delle domande da rivolgergli!”, insiste Tetsuya, guardando Nagare che viene imbarcato con gli altri sopravvissuti nel trasporto.
Il demone d’acciaio che risponde al nome di Hiroshi Shiba fa per frapporsi tra il pilota del Great Mazinger e quello del velivolo, che ha appena spiegato come i suoi ordini siano di portare a tutti i costi il misterioso e silenzioso Nagare fino alla base Kujira.
“Forse è davvero meglio che lo lasci a noi, se non vuoi…”
“Aspetta, Hiroshi – lo interrompe Tetsuya, tornando a guardare il pilota del velivolo – Non fa nulla, lasciamo perdere”


Proprio mentre stanno tornando indietro, tra le proteste di Hiroshi, Tetsuya prende il cyrborg in disparte.


“Hiroshi… riusciresti a prendere di nuovo la tua forma umana?”
“Sì… non credo ci siano problemi”
“Allora facciamo in fretta… ci vorrà solo qualche minuto, prima che li imbarchino tutti”


ryuuuuma


I motori a piena forza. La penombra, filtrata solo da qualche sporadico oblò. La sensazione di un decollo lento, molto distante dal brusco staccarsi da terra a cui Nagare è abituato. Una moltitudine di persone stipate insieme a lui, ancora impaurite e decisamente denutrite. Li disprezza uno a uno, vorrebbe solamente restare da solo.
Sulle braccia ancora i segni delle manette, e nella memoria ancora quelli – confusi – della terra che ha lasciato. Una terra distrutta, devastata da orde di demoni e da uno spaventoso mostro di luce…


“… Dio”, sussurra Nagare nella semi-oscurità.


“Nagare”
Il superstite fa scattare lo sguardo verso chi ha parlato. Non lo riconosce, per quanto il periodo appena dopo il suo risveglio sia ancora una macchia indistinta nella memoria, che ancora non riesce a mettere a fuoco del tutto.
“Mi chiamo Hiroshi Shiba. Mi hai visto alla Base Asama ma… ero abbastanza diverso”
Nagare lo guarda a lungo. “Che vuoi?”
Hiroshi, per quanto gli altri superstiti non stiano facendo troppo caso alla scena, si avvicina e abbassa leggermente la voce. I motori e le eliche coprono col loro frastuono buona parte delle sue parole.
“Vengo da parte della Fortezza delle Scienze. È una struttura che…”
“So cos’è”, taglia corto Nagare.
“Quando atterreremo, ti chiedo solo di seguirci. È una tua libera scelta, ma vorremmo che tu venissi con noi, per capire qualcosa di te e di quelli che erano prigionieri con te. Poi, se lo vorrai, ti riporteremo da Saotome”
“Saotome – gli occhi di Nagare sembrano accendersi – Questo affare ci sta portando dal vecchio?”
Hiroshi non risponde immediatamente. “…Sì”
Nagare ci pensa su. “Beh… voi credete di avere delle risposte?”
“Forse. Qualcosa del genere, essere trasportati in una sorta di altra dimensione, è capitato anche a noi giorni fa. Qualche risposta te la possiamo dare, poi…”
Nagare si alza. “Mi hai convinto”, dice alzandosi verso la cabina di pilotaggio.


Seguito da Hiroshi, sotto lo sguardo attonito degli altri, Nagare irrompe nella cabina. Prima che il pilota possa anche solo accorgersi di nulla, viene stordito immediatamente.
“Dammi le coordinate”, dice Nagare a Hiroshi, mettendosi ai comandi.


elicottero


Il velivolo di trasporto, con un pilota della Fortezza ai comandi, riparte verso la Kujira.
“È bene affrontare le cose senza girarci intorno”
La voce di Yumi, nella Sala Riunioni, è bassa e ferma, per quanto la situazione sia paradossale. Trovarsi una copia di Koji Kabuto che lo guarda smarrito non aiuta certo a distenderla. Ripercorrere la guerra con Mikeros, la situazione in cui versa il mondo è difficile. L’espressione stupita di alcuni di loro, come Alcor, darebbe da pensare che la guerra che si è combattuta in altre dimensioni sia stata molto meno devastante.
“Il vostro… la vostra dimensione di appartenenza non è questa. Siete finiti, e dobbiamo cercare di capire insieme come, in una sorta di realtà parallela. Siete stati… prelevati, giusto?”
Tetsuya e Hiroshi si lanciano un breve sguardo. Tetsuya annuisce.
Maria, arrivata alla riunione ancora leggermente ferita, sta invece guardando con una strana intensità Duke Fleed. Nessuno può fare a meno di notarlo. Nessuno può fare a meno di attribuire un preciso significato alle successive parole del pilota.
“Uno di loro è dentro di te, vero?”
L’espressione di Maria non appare troppo stupita. Quasi, sono parole che confermano ciò che ha avvertito a livello emotivo.
“Sembri saperne molto”, si limita a rispondere.
Duke Fleed annuisce.
“Quelli che voi chiamate Vegan, noi li chiamiamo con un nome che fareste fatica a pronunciare. Alcuni tra i terrestri che hanno provato a riprodurre il suono, lo pronunciano con una parola simile a Ya-Barn. Gli alieni di Ya-Barn hanno invaso la mia terra. Sono piombati come locuste. Hanno infestato uomini, donne, bambini. Non è rimasto nulla. Solo io sono riuscito a fuggire grazie alla velocità di Gattaiger e alla forza della sua forma-robot, Roboizer”
La voce di Duke sembra incupirsi, al dispetto delle sue parole, così neutre in chi ha visto consumarsi una tragedia simile.
Tetsuya annuisce. “Questa configurazione robot… somiglia per caso a questo?”, chiede, facendo passare su uno schermo alcune immagini di Grendizer.
Se a Duke non sembrano dire nulla, Alcor annuisce vigorosamente. “Quello è Goldrake!”
Tutti puntano l’attenzione sul giovane sosia di Koji che, accorgendosi di essere al centro degli sguardi di tutti, fa una risatina imbarazzata accarezzandosi la nuca. “Andiamo con ordine. Io mi chiamo Alcor. Sono stato un collaudatore del Grande Mazinga e ho aiutato Goldrake a difendere la Terra a bordo del mio TFO… e successivamente del Goldrake Due, il mezzo volante che avete recuperato”
“… e Mazinger Z, suppongo”, conclude Yumi.
Alcor spalanca gli occhi, sinceramente stupito. “Veramente no. So che c’è stato un altro pilota su Mazinga, ai tempi della guerra con il Dottor Inferno. Sicuramente non avrebbero chiamato me: la guida di robot da combattimento non è affatto una mia specialità”
Per un momento, un silenzio freddo e stupito cade sulla Sala Riunioni. Sentire qualcuno di così simile a Koji dire di non avere alcuna esperienza in combattimento è decisamente spiazzante.
“Se te ne fosse fornito uno?”, azzarda Hiroshi.
Alcor fa spallucce. “Non credo che mi servirebbe molto. Come ho detto, me la cavo meglio coi mezzi leggeri. In ogni caso, ho esperienza nella guerra contro Vega, anche se mi riesce piuttosto strano vederli come parassiti”
“Che cosa sono nel vostro mondo?”, chiede Maria, piuttosto interessata.
Lo sguardo di Alcor va verso di lei, indugiando per qualche istante.
“Che c’è?”, chiede la ragazza, preparata a un ennesimo commento sprezzante sulla sua infestazione Vegan.
Curiosamente, invece, Alcor sembra quasi arrossire, affrettandosi a distogliere lo sguardo.
“Sono… soldati incappucciati, ve l’ho detto”


L’ultimo profugo dimensionale rimasto, Nagare, fissa a sua volta Maria.
“Siete così sicuri di voler fare questi discorsi davanti a questo mostro?”,dice senza mezzi termini.
“Siamo alle solite”, sbuffa Maria alzando gli occhi al cielo.
Alcor si frappone tra i due, con lo sguardo fisso negli occhi cupi e ferini dell’altro. “Non azzardarti mai più a dire una cosa simile”, ringhia a denti stretti.


Stavolta non è solo Maria a spalancare gli occhi per la sorpresa, ma anche Tetsuya, Hiroshi e Yumi fissano il nuovo arrivato come se avesse appena ricevuto una botta in testa.
Abituati ai violenti alterchi tra il pilota di Z e la coscienza umana di Minerva, una difesa così accalorata è forse lo scenario più assurdo di tutti, più ancora di trovarsi ad avere a che fare con reduci di altre dimensioni.
Nagare fa un ghigno. “Il mio mondo è stato distrutto dalle forze di Duke Fleed, di cui lei era il braccio destro”
“Impossibile – replica risoluto Alcor – Act… Duke Fleed non farebbe nulla di male ai terrestri”
Il Duke Fleed recuperato dalla base Death Cross, per quanto non preso direttamente in causa, annuisce silenziosamente.
“Nel nostro mondo, Duke Fleed ha attaccato la Terra con un esercito di diavoli. Sua sorella ha assassinato il dottor Yumi, e stava per fare lo stesso con Shiro Kabuto. Sei stato tu stesso a fermarla in tempo”
“Questo è…”
“Questo è vero – continua implacabilmente Nagare – Duke Fleed ha portato il primo dei suoi attacchi a Tokyo, aprendo le ostilità e uccidendo una pilotessa di sua conoscenza in battaglia. Venusia”
“Venusia…”
“Venusia è morta perché era stupida e inutile. Come tutto il team di Procton”


Per quanto nessuno ricolleghi il nome Procton a qualcuno, la rabbia negli occhi di Alcor indica che ciò che Nagare ha colpito è stato sicuramente un nervo scoperto. Tetsuya riesce a fermare appena in tempo il suo pugno, prima che un solo gesto avventato faccia scoppiare una rissa.
“Continua”, dice rivolto a Nagare.
“Il conflitto tra noi faceva parte di qualcosa di più grande. Un conflitto contro un’entità di pura energia con cui tu, Tetsuya, eri fuso e che gli altri chiamavano Imperatore delle Tenebre”


L’accenno al nome e alla creatura non riesce a lasciare indifferente nessuno dei presenti. Il collegamento corre subito al mostro incontrato nel futuro, dentro il Monte Fuji. Dio, come si autoproclamava.
“E’ stato solo il risvegliarsi di quella creatura che ha posto fine alle ostilità tra il nostro esercito e quello di Duke Fleed. Abbiamo combattuto insieme il mostro ma non abbiamo impedito che l’umanità venisse quasi sterminata nel conflitto. L’Imperatore delle Tenebre è imploso in una sorta di buco nero, il varco da cui io sono passato, e che Koji Kabuto ha passato poco prima di me”
Resta un po’ in silenzio. “Attualmente, gli unici esseri umani ancora vivi sulla mia dimensione sono, a parte noi, Jun Honoo e… Hayato Jin”
“Come si è estinta la razza umana?”, chiede Maria, cupamente.
Nagare le rivolge un ennesimo ghigno sprezzante. Per un momento sembra quasi intenzionato a non rispondere. Poi, la sua voce matura e tagliente al tempo stesso riprende a parlare.
“L’Imperatore delle Tenebre sembrava strappare l’anima dal corpo della gente. Cibarsene e ingigantirsi. Uno dei miei compagni, Benkei Kuruma, è scomparso alla guida del Getter Three trasformandosi in pura energia e venendo divorato da quel mostro”
“Quindi – prosegue Yumi – Quel mostro potrebbe essere fatto con…”
“Ma certo…”, mormora Tetsuya.
“… con Energia Getter alimentata dagli esseri umani? Se vi state ponendo questa domanda, la risposta è sì”
Yumi annuisce. “Sembra che da ogni parte in cui guardiamo, i raggi G continuino a essere al centro di ogni cosa”


“Ed è impossibile comprendere i fenomeni Death Cross senza comprendere anche l’energia Getter”, spiega Saotome. Il suo volto appare sullo schermo della sala conferenze. Accanto a lui, la figlia Michiru e – inspiegabilmente – nessuno dei piloti. Saotome non sembra turbato per il dirottamento subito dal cargo in cui veniva trasportato Nagare. Non ne fa nemmeno accenno e Yumi, del tutto ignaro della cosa, a sua volta non ne fa menzione.
“Ciò che si scoprì molti anni fa, negli studi condotti sui raggi Getter, è che una loro massiccia irradiazione permette di creare delle crepe nello spazio-tempo. Ipotizziamo di non vivere in un unico universo, ma in un multiverso estremamente sfaccettato. Ogni faccia è diversa dall’altra, a volte per minuscoli particolari, a volte per altri macroscopici. Alcuni studiosi ipotizzano che solo l’atto di volontà di fare una semplice scelta possa creare universi paralleli in cui tale scelta ha avuto un esito differente o non è stata compiuta affatto. Filosofia… ciò che importa è che un massiccio irradiamento di energia Getter può portare all’aprirsi di varchi tra queste dimensioni”
“Come il nostro viaggio nel futuro…”, mormora Hiroshi.
“Ma per quale ragione prelevare uomini da realtà differenti?”, chiede un imperturbabile Yumi.
“Sono tutti piloti. Immagino venissero usati come cavie o crash-test per i robot in progettazione. O forse semplicemente per raccogliere più informazioni possibile su sviluppi alternativi della nostra realtà. Non so, non conosco le ragioni della Human Alliance”
Per un attimo Hiroshi fa per scattare, facendo notare allo scienziato che le ragioni gli sono note eccome, avendo fatto parte del direttivo interno, come testimoniato dalla foto. Un rapido sguardo di intesa con Tetsuya lo convince a non rivelare subito l’informazione. Continuando a guardare cupamente lo schermo, si siede.
“Ma esiste un modo per tornarcene a casa?”, chiede Alcor, con una nota di preoccupazione nella voce.
Saotome scuote la testa. “Forse un irradiamento massiccio di raggi Getter… senza la minima garanzia che, però, ritorniate nel vostro mondo di provenienza”
Maria, Tetsuya e Hiroshi annuiscono. Le stesse parole che hanno dovuto ascoltare nel loro allucinante viaggio nel futuro, lo stesso azzardo sotto il Monte Fuji, a tu per tu con l’Imperatore delle Tenebre.
“Troveremo un modo”, mormora Maria, senza però esserne troppo convinta.


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Alcor fa per ribattere quando, di colpo, un’interferenza sembra deformare l’immagine di Saotome, sullo schermo. Hiroshi, Maria e Tetsuya balzano in piedi, allenati da ripetute volte in cui scene come questa hanno fatto da presagio a momenti terribili, pronti a tener testa all’ennesima sfida del Maresciallo Inferno.


Non è il Maresciallo Inferno, quello sullo schermo. Il volto rosso fuoco e irto di denti di Amon è proprio davanti a una Londra disabitata, devastata. Una legione di demoni, urlante, deforme, completamente disumana è alle sue spalle, quasi lo riconoscesse per istinto come capo.


“Umani! i demoni sono al mio servizio. Vi avevo detto che li avrei raccolti e ora ho mantenuto la promessa”


Nagare si alza in piedi, apostrofando Yumi. “AVETE PATTEGGIATO CON QUESTA COSA? QUELLO E’ IL VOLTO DEL NEMICO CHE HO COMBATTUTO!”


Tetsuya guarda Yumi di sfuggita, tenendo gli occhi in realtà sempre puntati sul demone. Lo sguardo preoccupato di Maria è la conferma ai suoi timori. L’uomo diavolo sembra molto diverso. Simile a quando si è avventato sui missili del Maresciallo, simile al mostro che divorava i resti delle vittime della battaglia prima di accasciarsi a terra. Simile a quello che, impazzito, cercava di fare a pezzi Minerva X per cercare la “sua” Sirene.
“Credo che di umano, in lui, sia rimasto poco”, mormora Maria, a mezza voce.
“YUMI! DECIDI! I MIEI DEMONI SCENDERANNO NELLA TUA BATTAGLIA CONTRO IL GENERALE NERO?”, ruggisce allo schermo quello che, adesso, è in tutto e per tutto il volto del demonio.
Yumi resta senza parlare, con la fronte imperlata di sudore.
“ACCETTI QUESTO PATTO? NON HO MOLTO TEMPO… SI AVVICINA IL MOMENTO IN CUI NOI DEMONI DOVREMO COMBATTERE INSIEME AL PRINCIPE DI FLEED”
“Un patto si accetta quando si conosce la contropartita”, dice lo scienziato, guardandolo in volto.
“Un favore… in futuro - replica il demone, sorridendo con malizia – Sai benissimo che, se non accetterete, non avrete alcun futuro, altrimenti”


Yumi guarda i suoi piloti. Quello che dice il demone è vero. Sono pochi per affrontare di persona il condottiero delle forze di Mikeros.
Eppure…


“No – risponde seccamente – Nessun patto col diavolo”


Amon urla di rabbia. Un urlo che sembra far tremare, anche a chilometri di distanza, la stessa Fortezza delle Scienze. I demoni, dietro di lui ululano a loro volta, chissà se anch’essi pervasi dalla stessa furia o dalla soddisfazione di avere un pretesto per intingere le zanne nella carne umana.
L’immagine si deforma ancora per qualche istante, poi lo schermo torna a essere buio.


Nagare è il primo a parlare.
“Principe di Fleed? Anche qui, quindi, gli schieramenti non sono cambiati molto”
Tetsuya scatta in piedi, con aria decisa. “Sono cambiati eccome”
“Non mi interessa se scegliete di non avere quei mostri tra i piedi. Il solo fatto che ci fosse un accordo tra loro e Actarus mi basta per capire che tutto si sta ripetendo”
Si alza in piedi. “Tutto come la Terra che ho lasciato. Gli stessi sbagli, la stessa idiozia. Morirete come cani, e farete morire anche noi”
“Se vuoi andartene, nessuno è qui a trattenerti”, replica secco Tetsuya. Nagare si volta verso di lui solo per un momento.


“Spero solo che il vecchio mi dia qualche buona ragione in più di voi per restare”, dice prima di abbandonare la sala.


Quando Nagare se ne va, nella sala piomba un improvviso silenzio.
Yumi sospira pesantemente. “Sembra che le mie decisioni non ci porteranno bene, nel breve termine”
Hiroshi continua a guardare preoccupato lo schermo in cui il volto di Amon per un attimo ha invaso l’intera superficie. Nei suoi occhi non si legge la minima comprensione e approvazione, solo cupi presagi per il futuro scontro contro il Generale Nero.
“Combatterete con noi?”, chiede senza mezzi termini Tetsuya ai due stranieri. In entrambi, cerca lo sguardo del fratello, dell’amico, anche se sa benissimo che non sono affatto le stesse persone.
Duke Fleed è il primo a prendere parola.
“Non è il mio mondo… però, se può servire ad aiutare il vostro, metterò me stesso e Gattaiger al vostro servizio”
Gli altri annuiscono, con un sorriso.
Alcor ci mette un po’ di più a rispondere. “Io vorrei tornarmene a casa ma… beh, se nel frattempo posso darvi una mano contro quei bastardi di Micene, lo farò molto volentieri”


Mentre all’interno della Fortezza vengono suggellati patti all’ombra dell’euforia per i nuovi alleati trovati e della paura paralizzante per il duro, ultimo scontro contro il Generale Nero, Nagare si incammina sul ponte, pronto per salire sul suo Eagle e unirsi al fronte del dottor Saotome.
Il tempo per voltarsi, un’ultima volta, verso l’imponente struttura un tempo guidata dal Professor Kabuto.


“Tutto come l’altra volta – mormora il pilota amareggiato – Tutto”


Poi sale sulla sua astronave e decolla.

28 commenti:

MariaX ha detto...

Bello! Era ora! Qui bisogna riprendere le fila!!!

Generale Nero ha detto...

a proposito... e tu???

MariaX ha detto...

Io ho fatto decine di aggiornamenti, mentre tu latitavi!

Anonimo ha detto...

Evviva, (finalmente) grazie per l'aggiornamento!!!

E ora passiamo alle domande:
1) A che punto sono gli aggiornamenti di 'Gureto' 'Change Getter' e 'Fleed'?
2) Che fine hanno fatto le immagini dei vecchi 'episodi'?
3) Mai pensato di fare una versione scaricabile di queste avventure?

Si prega il 'dottore' di rispondere a queste e alle altre domande che mi passano per la testa al seguente indirizzo: fran.degaetano@quipo.it

Buon lavoro e mi raccomando 'datti da fare'!!!

Anonimo ha detto...

BELLISSIMO, GRANDISSIMO, FANTASTICO!!!!

P.S. e adesso manca lo ZIPPONE

Anonimo ha detto...

Grazie infinite ai due anonimi!
Per lo zippone stiamo organizzandoci perchè vogliamo cambiare un po' il regolamento, ma il destino vuole che io e il buon Tetsuya non ci si trovi mai a metterlo giù.

Per le altre domande (fran, ti rispondo anche via mail ma, come ti ho scritto, magari anche a qualcun altro queste risposte interessano):

1)eh... allora: "Gureto" dovrebbe risponderti il suo scrittore, che non sono io ma è il nostro Tetsuya. Per ora mi sembra un po' incasinato, ma contiamo al più presto possibile di rinchiuderlo nelle segrete finché non finisce di scrivere :-)
Per Change Getter conto di rimetterci mano prestissimo perchè, entro breve, le vicende di Dei o Demoni saranno talmente connesse a quelle di Ryoma e soci che non conoscere queste ultime renderà maledettamente incasinata la comprensione di tutto. Fleed al momento temo non lo continuerò. Quello che è accaduto a Duke nel suo periodo accanto a Himika è meglio venga fuori via via nelle vicende di Dei o Demoni, o c'è un rischio spoiler altissimo nella trama principale.
2) Eh... è successo che su Altervista è in teoria vietato depositare immagini per hostarle su siti non legati ad Altervista stesso. Questa simpatica regola non viene "punita" in buona parte dei casi, ma la mole mostruosa di foto accumulata dai sottoscritti deve aver spinto i signori Altervista a farci capire come stanno le cose "con le cattive". Stando al forum, non siamo i primi ad avere questi problemi. Poco male, io adesso uso Photobucket con cui mi trovo molto meglio... pian piano rimetterò su tutto.
3) No, mai pensato perchè mi piace molto la dimensione blog per questa storia, ma speriamo un giorno di fare un vero e proprio sito. Tempo e gente che capisce come si fa (decisamente non io :S) permettendo :)

Statemi tutti bene ^__^
GGN

Anonimo ha detto...

PS... fran (o anonimo 1)...outlook mi rimanda indietro la mail... sicuro che l'indirizzo è scritto bene?

GGN

Anonimo ha detto...

Salve dall'anonimo 1.

L'indirizzo è scritto bene, forse ci saranno stati dei problemi...? Ho fatto un controllo "fai da te" autoinviandomi una mail e funziona.

Comunque ecco il secondo dei miei tre indirizzi: fran_dega@hotmail.com

Per quanto riguarda i tre punti... aspetterò.

Per il punto 3 chiedevo perchè ho scaricato un pò di roba (cioè tutto quello che ho trovato nei blog) e ho cominciato a pasticciarci un pò (ad uso esclusivamente personale) per conto mio; per questo dicevo che sarebbe stato bello averne una versione scaricabile.

A proposito di scaricare, che sarebbe sto zippone di cui vedo tanto scrivere???

Saluti e continuate così!

Anonimo ha detto...

più tardi provo a mandare una mail di prova a tutti e due gli indirizzi... magari ha dato problemi solo ieri!

lo zippone famigerato è uno zip del regolamento per la campagna gdr alla base degli aggiornamenti :)

GGN

Anonimo ha detto...

Era ora che si aggiornasse il blog!!!! la storia si fa sempre più "incasinata" !^-^

Anonimo ha detto...

A qunto ho capito la cosa è ancora lunga vero?
Perchè non cerchi di aggiornare con più regolarità?

Anonimo ha detto...

perchè sono un asino!
è la risposta più sincera, temo.

GGN

Anonimo ha detto...

Lo sapevo che valeva la pena di aspettare (anche se ancora una volta dovrei rileggere tutto da capo per rinfrescare la memoria...).
Uno dei capitoli più interessanti degli ultimi tempi, a cominciare dal titolo con la sua strizzata d'occhio a Crisis on Infinite Earths per proseguire con l'entrata in scena dei doppelgänger e del Ryoma Nagare versione Last Day, caustico, "gar" e disilluso (poi casomai ti scappasse di infilarlo ai comandi di un black getter...).

Che dire, bel lavoro Generale!

Anonimo ha detto...

Grazie mille, D-Ren e...
Piccola nota sul Ryoma di questa puntata.
Avrete notato che Duke Fleed viene dall'universo del "pilota" di Goldrake, mentre Alcor è quello dei film di montaggio. Si intravedono Gore e Brai e ci sono pure i demoni delle pulizie del Pazzo Mondo.
Ryoma?
Ryoma arriva da una nostra campagna antecedente a Dei o Demoni. Solo metà dei giocatori erano quelli che ci sono attualmente e la storia era decisamente più breve (era nata come campagna per durare solo d'estate). SI svolgeva tutto una ventina d'anni dopo le serie classiche. Koji era l'ormai affermato eroe del Giappone, ma era anche diventato un uomo molto più vuoto e pieno di insicurezze e dipendenze. Tetsuya era ufficialmente morto e, al suo posto, il Grande Maz era pilotato da Jun, costretta a vedersela con un ambiente che non ammetteva pilotesse per robot "maschili". Hayato era tornato al terrorismo e incarcerato per un attentato in cui aveva perso la vita Michiru, moglie di Ryoma, ora passato alla carriera nell'esercito (ma prontamente radiato una volta messe le mani su Hayato). Ciò che univa tutti quanti era il ritorno di Duke, che capeggiava un'invasione di demoni. Actarus sapeva infatti dell'imminente ritorno sulla terra di Dio (lo stesso di Mao Dante) che avrebbe attinto alle anime degli esseri umani per diventare più forte e riprendersi il pianeta. Da qui la dolorosa scelta di Actarus di sterminare il genere umano in tempo...

Come potete notare (e come nota anche il nostro Ryoma), qualche piccola analogia con quanto sta accadendo in Dei o Demoni c'è... coincidenze? ;)

GGN

MariaX ha detto...

Seee.... le coincidenze, come no!
ah, per far passare Ryoma al Black dovranno passare sul cadavere di Sho... Il che non è così improbabile a dire il vero. Ma la ragazza ha così poche soddisfazioni, almeno quella volgiamo lasciargliela?!Quanto al riprendere le fila... beh, faccio atto di autopromozione spudorata, ma utile: leggendo il blog di Maria si può ripercorrere tutta la storia dall'inizio, con utilissimi linkssss ai corrispondenti post su dei o demoni. così, giusto per informarvi... ^__^

Anonimo ha detto...

Mostro

Anonimo ha detto...

Per GGN.

Mail ricevute e per poco non cancellate (in quanto finite nella "Posta Indesiderata"), a quanto pare il mio outlook è allergico alle "scimmie".

Anonimo ha detto...

doh!
NESSUNO e NULLA dovrebbe essere allergico alle scimmie! In ogni caso, la mail è quella, quindi servitene tranquillamente :)

GGN

Anonimo ha detto...

ma ora ci lascerai nuovamente mesi senza nessuna news?

Anonimo ha detto...

Scusate, ma avrei bisogno di un'informazione sul GGN: per caso è in ferie, in missione segreta... oppure Il Gran Maresciallo Inferno (o chi per lui), arrivato nella nostra dimensione tramite un fenomeno di Death Cross, scoperta l'esistenza del nostro GGN l'ha acchiappato per la coda???

Generale Nero ha detto...

ehm... no. ho solo avuto da fare per una giornata e non ho potuto guardare la posta. adesso rispondo.

Anonimo ha detto...

c'è la musica!!!!
ahahahah
bellissimo
nagare

MariaX ha detto...

Fighissima la musica!!!

Juri ha detto...

non per dire ma aggiornare no?

Anonimo ha detto...

Zippone e aggiornare (X favore) :-)

Tokyo ha detto...

Fantastico, ragazzi !!! Ho travato questo blog per caso, e prima ancora di accorgermene ero già intrippatissimo a leggere !!!
Che tuffo nel passato! Che ritaglio in cui poter godere del fanciullino eternemente vivo in noi!! ... E che bravura... grandissimo lavoro, riuscire ad integrare in un trama plausibile e dai risvolti "maturi" tutti i componenti di questo universo robotico!!
Complimenti veramente.
P.S.: la vostra versione del Testsuya pilota del Great e di Hiroshi, entrambi evoluti ed approfonditi, ha donato ancor più grandezza a questi due personaggi che già idolatravo da ragazzino !

Vi saluto, con l'impazienza di leggere nuovi aggiornamenti.

Anonimo ha detto...

Generale ti prego mi metto in ginocchio AGGIORNAAAAAA!!!!!

Anonimo ha detto...

I miei più sinceri complimenti, per il lavoro, non mi piace actarus dall aprte dei mostri haniba ma questa è la storia, ora però urge aggiornamento prego ciao grazie

Nemo