mercoledì, giugno 14, 2006

Maria X (racconto di Tanachvil)






La porta si chiude rapidamente e il consueto soffio del meccanismo sigilla la stanza con uno sbuffo rassicurante.
Fuori.
Tutto quanto è chiuso fuori, fuori dalla stanza, spoglia, artificiale, ma sua.
Fuori da quelle quattro mura metalliche che ormai vorrebbe poter chiamare casa.
Casa.
Un concetto così semplice, così basilare, eppure non si rendono conto di quanto per lei sia difficile da capire.
La casa è quel luogo in cui ti senti al sicuro, in cui puoi abbassare le barriere, in cui dormi, mangi, ti rilassi, casa è la tana in cui rifugiarsi, casa è dove raccogli le cose che per te sono importanti, dove abiti e dove abitano le persone con cui condividi la vita. Casa.
Maria non riesce ancora a capirlo cos’è davvero una casa e vorrebbe poter chiamare così quelle quattro pareti spoglie, il letto e quella coperta marrone, con le sigle delle forniture militari, il cuscino rivestito dalle federe siglate dell’infermeria, che sa ancora di disinfettanti e di malessere.
Casa, il tavolo di metallo e plastica su cui appoggiare il casco, il comunicatore, la tazza del caffè portata dalla mensa.
Cassetti. Puoi mettere qui i tuoi effetti personali, risuona la voce della dottoressa in quei suoi primi giorni di coscienza, quando le dissero che poteva avere quel posto tutto per sé. Cassetti vuoti, occasionale ripostiglio per fogli di appunti e oggetti sulla strada per la spazzatura.
Sulla scrivania, accanto al casco da pilota, c’è il quaderno.
Lo ha lasciato lì, l’ultima volta, e adesso si maledice per averlo fatto. Morirebbe di vergogna se qualcuno lo vedesse. Dopo due anni, la sua scrittura è ancora quella di una bambina, per quanto si eserciti, per quanto cerchi di trovare il tempo per farlo, Maria scrive non troppo meglio di Shiro o Mayumi, le linee incerte, la grafia irregolare, e ogni volta si sente stupida, mortificata.
Ma in fondo a che serve imparare? Certo loro non ne hanno avuto bisogno, loro hanno imparato da piccoli e riderebbero nel vederla esercitarsi, la sera, per ottenere i tratti precisi e chiari dei kanji, come quelli che legge sui libri, come quelli che appaiono sui monitor quando la sera si chiude in camera e cerca di studiare, di capire.
Stupida.
Si sente stupida e ancora non le riesce di capirli, loro.
Aveva sperato che leggendo la loro storia, imparando il loro passato, la loro musica, la loro scienza, anche loro sarebbero apparsi comprensibili. Ma non serve.
Ora però loro sono fuori da lì, fuori, lontano, nei corridoi, nelle loro stanze, nei loro letti.
Magari qualcuno è ancora alla festa. Non sa nemmeno che ore sono.
Quanto tempo è passato?
Apre gli occhi e prova di muovere un passo, di staccarsi dall’appoggio sicuro della parete.
Nessuno l’aveva avvertita, non sapeva che bevendo quella roba gassata e amara la sua testa avrebbe cominciato a girare e sarebbe diventato difficile tenere fuori dalla testa i loro pensieri, le loro emozioni, che tutta al sala avrebbe cominciato a girare e che le voci si sarebbero sovrapposte ai pensieri e i pensieri alle immagini e che tutto sarebbe diventato così doloroso, così invasivo, violento.
Nessuno le aveva detto cosa sarebbe successo. Probabilmente nessuno ci ha pensato.
Normale.
E’ normale che succeda? Quante altre cose sono normali e non le sa?
La testa gira e lo stomaco sembra protestare violentemente, mentre si avvicina alla scrivania.
Il diario è ancora aperto, la penna abbandonata di corsa per rispondere alla chiamata di Koji, poche ora prima (poche?). La pagina è scritta per metà e altre, piene di segni irregolari, la precedono. Servirà un altro quaderno, presto.
Si abbandona sulla sedia con un movimento goffo, come se le gambe non le rispondessero del tutto, non ancora, ma va decisamente meglio di prima, quando Tetsuya continuava a riempirle il grosso boccale di metallo e a blaterare frasi sconnesse.
Tetsuya.
Il nome ricorre più di una volta nella pagina che ha davanti.

“Pensavo che più di tutti potesse capire. Invece sono stata una sciocca. Pensavo che forse, con quello che ha passato, con quello che mi aveva detto, avrebbe visto le cose come le vedo io.
Che idiota.
Anche Tetsuya è come gli altri. Vede solo quello che vuole vedere e tutto è giusto o sbagliato solo in base a come lui decide. Odia quel robot. Ne ha una paura pazzesca, non serve leggere il pensiero per questo. E crede che tutti siano schiavi dei loro compagni di metallo, come ha paura di esserlo lui.
Ma Minerva è diversa.
Ran ne aveva paura, diceva che era piena di odio. Anche verso di me. Ma io non capisco… è quello che sono tutti, verso di me, pieni di paura e odio, di fastidio e diffidenza. Credo di aver capito che non è normale. Credo di aver capito che tra di loro, tra alcuni di loro, le cose vadano diversamente, però non so immaginarmi come sia.
Loro sono come Minerva.
No.
Minerva mi accetta, insieme siamo qualcosa. Sa che insieme siamo forti e separate non siamo niente. Per questo preferisco lei a loro. Lei, a modo suo, mi ama.
Pensavo che, più di tutti, Tetsuya avrebbe capito, che potesse farlo. Ma credo che non voglia e questo chiude la questione. In fondo perché dovrebbe importargli?

In fondo perché dovrebbe importarmi?

Credevo che a Hiroshi importasse.
Invece sono stata così idiota, un’altra volta.
Voleva solo che aiutassi sua sorella.
E quando ha capito che non serviva, è tornato a ignorarmi, a fare finta che non esistessi.
Sono come un robot.
Una cosa.
La mia utilità, come un oggetto è uscire e abbattere le cose che mi si parano davanti.
La mia funzione è unirmi a Minerva.
Separata da lei non sono nulla.
Ma io sono qui. Sono io. E’ già abbastanza sapere quanto poco conti questo IO.
E’ già abbastanza sapere che c’è una mia copia esatta con cui tutti mi sostituirebbero volentieri senza pensarci un attimo.
Certo, lei è più simpatica.
Incosciente, arrogante egoista.
Ma sorride.
Come se volesse sbattermi in faccia tutto quello che lei ha avuto e che a me... Noi. Decine di noi… è stato strappato via, negato.
Cose.
Cavie.
Oggetti.
E lei, invece, principessina Grace.
E io invece sono la cosa che fa muovere Minerva.

Speravo che avrebbe capito.
Volevo che lui capisse.
Lui doveva capire.
Ma non vuole.
E non so perché mi importi, non so neanche perché faccia così male.
Non fa differenza.
Non cambia niente…”

La testa si fa più lucida, lentamente, poco a poco.
Slaccia la zip della tuta e a passi via via meno incerti raggiunge la doccia.
Ha le guance bagnate.
Eppure non la fa sentire meglio.
Piangi, ti farà star meglio, diceva sempre la dottoressa, quando gli occhi le si riempivano di lacrime e lei cercava di trattenerle fino all’ultimo.
Ma non andava mai meglio.
Nemmeno ora, sotto il getto della doccia, è merito del pianto. E’ l’acqua fresca a farla star meglio, il picchiettare ritmico sulla sua testa, sulle sue palpebre chiuse, la mente si schiarisce, lo stordimento lavato via come polvere, e all’improvviso, limpido come fosse lì davanti a lei, un particolare riemerge dal groviglio confuso che è stata la serata a Berlino…

Ryo?

32 commenti:

Anonimo ha detto...

Bel racconto introspettivo, anche se vorrei fare un po le pulci :)
Le caratterizzazioni dei personaggi che "interpretate" vanno piu che bene, il problema che riscontro e' sui personaggi di contorno che spesso si riducono un po a macchiette, un esempio lampante e' Sayaka che mi ricordo in tutte le incarnazioni mazinghiane da Ota allo splendido MazinSaga di Nagai come una persona molto responsabile e con piu sale in zucca del Kabutone, mentre Jun che nelle serie Great era decisamente meno marziale dello Tsurugi, rispetto a questa versione tipo soldato Jane che ne date, per Ryo Asuka invece non ce 'e' problema, basta mostrarlo in tutta la sua sboronia :D, il mio e' giusto
in piccolo contributo magari per aggiustare un tantino la rotta in questa divertente fn-fic che diventa sempre piu appasionante.
Firmato Onirepap
P.S
Ma quando ricominciano le botte?.
p.p.s.
AGGIORNA

Anonimo ha detto...

Hei ma lo sapete vero che no è esattamente una fan fic?
Noi questa roba la giochiamo di ruolo ogi martedì sera :-)
A per Maria, su piccolo mostro tentacoluto non ti odiamo, ora però risali sul tuo orrendo robot e renditi utile

Generale Nero ha detto...

infatti, non prendetela troppo come una fan-fic (anche perchè, fatta com'è da riassunti e resoconti, non sarebbe scritta molto bene, temo *_*)... verissimo, quindi, sui cosiddetti PNG, ma se gli si concede meno spazio è solo per darne ai giocatori e protagonisti della storia. Inoltre lì è complice il fatto che Sayaka mi è sempre stata un po' sulle balle temo :D
Riguardo Soldato Jun... lì mi sono un po' più ispirato a quella di Mazinsaga (decisamente più "tosta" della controparte dei cartoni) e di Violence Jack. Mi sembrava la cosa più credibile per rendere una donna già vittima con una forte discriminazione razziale ed educata con gli "allegri" metodi di Babbo Kabuto...
Le botte tornano alla prossima puntata (ma non il prossimo aggiornamento, ancora un racconto), anche se non sono ancora "botte robotiche"... vedrete!

Anonimo ha detto...

Bello! Poi Maria è da sempre una delle mie preferite ^_^
Vi seguirò..

Generale Nero ha detto...

Il regolamento all'inizio era quello White Wolf, poi praticamente ricreato dal bravissimo Tetsuya Tsurugi. Magari uno di questo giorni, con il benestare di tutti, lo metto scaricabile!
comunque davvero, grazie per critiche suggerimenti consigli e ovviamente complimenti ^^

PS: per chi non lo sa, e visto che sto notando che siete in molti a bazzicarci, scrivo ogni tanto anche sul forum di Go Nagai (quello linkato sul blog), con Ryo Asuka come nickname..

Anonimo ha detto...

Si?

Anonimo ha detto...

Agiorna, perbacco....

Kaisaka Joe

Anonimo ha detto...

ANCHE IO VOGLIO ESSERCI

Anonimo ha detto...

Anche noi

Anonimo ha detto...

AGGIORNA, PER LA MISERIA

Astekaizer

Anonimo ha detto...

Ci associamo ad Astekaizer

firmato

Battle Hawk
Big Hawk
Queen Hawk

Anonimo ha detto...

Poor Maria! quante ne hai passate!
AGGIORNAAAAAAA!!!!!

Anonimo ha detto...

AGGIORNAAAAAAAAAA!!!!

Anonimo ha detto...

E ALLORA!!!!!!

Anonimo ha detto...

allora vogliamo il seguito!!!!

Generale Nero ha detto...

sigh... pazientate fino al 5, che mi levo di torno un esame e torno a essere un po' più attivo...
scusate il disagio, come si suol dire...

Anonimo ha detto...

FARLOCCATE!!!!!!!!

Anonimo ha detto...

Povero Generale Nero, ti capisco!!!gli esami non finiscono mai!!!ma tu DEVI AGGIORNARE!!!!!

Anonimo ha detto...

seee...see...come dice un mio amico scrittore...gli esami sono una scusa per tutto. Vabbe, aspettiamo. Il 5. Non più tardi, altrimenti....

Anonimo ha detto...

Questa volta ti interrogano sui Fantastici 4?

Anonimo ha detto...

il 5 si avvicina....hihihihi

Generale Nero ha detto...

intanto scopro che nella Divina Commedia di Dante i demoni, nella bolgia dei ladri, si fondono esattamente come in Devilman... in fondo sto lavorando per voi!! ^__^

Anonimo ha detto...

Ma il tuo è in demonologia?

Anonimo ha detto...

il tuo esame....

Anonimo ha detto...

A questo punto VOGLIAMO SPERARE che tu abbia preso 30!!! No, dai... com'è andata?

Anonimo ha detto...

CHI SE NE FRAGA AGGIORNA!!!!!

Anonimo ha detto...

oggi è il 6 >:-[

Anonimo ha detto...

sto gia' affilando la mannaia....hihihihihi

Anonimo ha detto...

E SONO IO LA MORTE E PORTO CORONA E SON DI TUTTI I VOI SIGNORA E PADRONA.... AGGIORNA!!!!!!!!

Anonimo ha detto...

allora, sto aggiornamento.....ridi e scherza siamo già il 10....si in ritardi di 5 giorni
AGGIORNAAAAAA!!!!

Anonimo ha detto...

Aggiorna o te vesto da Rat-man e poi te mando Cinzia !!!!!!!

Anonimo ha detto...

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARRRRRRRRRRRRRRRGH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!