venerdì, settembre 28, 2007

41: Dottor Satanikus!




I due robot sono sospesi in aria, a fronteggiarsi.
Le nuvole nere che circondano il Kyushu, il sapore di tempesta che si avvicina… tutta la tenebra che si stringe attorno ai due giganti di metallo, rende più cupe ancora le loro sagome.
Per Daisuke è passato molto tempo, dalla battaglia contro Yuri Caesar a Berlino. Da quando ha scelto di diventare sovrano dell’Impero Jamatai, sotto la guida della Regina Himika. Dal suo folle tentativo di salvare Hikaru da un conflitto sanguinoso, forse il più vero motore del suo “tradimento”. Troppo tempo da quando ha dovuto pagare un prezzo terribile per questo gesto. L’anima.
Per Tetsuya, è passato invece ben poco da quando Duke Fleed, frutto della fusione tra lui e Maria, li ha aiutati nel loro delirante viaggio nel futuro. Malgrado i pensieri degli altri dell’Armata, Tetsuya non ha mai perso la fiducia nel pilota del Grendizer.
Per questo, la voce bassa e incupita che esce dall’Ufo Robot non lo impressiona: è pur sempre più umana di quella che ha sentito dalle sue labbra nel futuro.
“Avevo detto che ci saremmo rivisti durante lo scontro con il Generale Nero. Prima di allora, non abbiamo nulla da dirci”, esordisce freddamente.
“Dimmi… è Flora, quella vicino a te? La tua guardia del corpo?”
La donna, sopra il suo Spirito Haniwa, contrae il bellissimo volto in una smorfia di rabbia.
“COME FAI A SAPERE IL MIO NOME?”
Imperturbabile, Tetsuya si rivolge ancora a Daisuke. “Avete cominciato una guerra con Mikeros… e forse sia Mikeros che l’Impero Jamatai finiranno per confluire dentro il tuo regno sotterraneo, Fleed. So molte altre cose, Daisuke. Ho visto ciò che diventerai e ciò che diventeremo tutti noi”





Per un lungo momento, dal Grendizer non arriva nessuna voce, nessun suono.
Poi: “Che cosa vuoi, qui, Tetsuya?”
“Parlare. Parlare con te. Avrai visto anche tu quella strana eruzione nel Fuji, ma forse non sai cosa significa. I Vegan stanno arrivando e l’Armata Mazinger ha bisogno di tutti i suoi componenti, te compreso”
Prima che Daisuke possa replicare, la voce di Himika risuona potente nella sua testa.


PRINCIPE! SIAMO SOTTO ATTACCO!


Le stesse parole vengono ripetute immediatamente da Flora. Grendizer alza l’enorme testa verso il cielo nero e soffocato dalle nuvole. Quando il Great Mazinger rivolge lo sguardo nella stessa direzione, la mano di Tetsuya scatta verso il comando per estrarre la Mazinger Blade.
Le nubi si squarciano. Nel piccolo stralcio di cielo, uno stormo di mostri Mikeros esce allo scoperto.





Il cielo della Corea si oscura di mostri volanti Mikeros, della forma di orribili rapaci con grandi cannoni a energia innestati sulla schiena.
Le comunicazioni si rimpallano febbrili tra la Fortezza delle Scienze e il Drago Spaziale, cercando disperatamente di contattare, senza successo, anche Tetsuya sul Great Mazinger.
La voce di Yumi risuona su tutti gli altri comunicatori dei piloti principali, qualunque sia l’attuale postazione dei riceventi.


“E’ un’offensiva totale! Mikeros crede che siate esplosi insieme ad Angoras, e ne sta approfittando per un attacco in forze su più fronti!”


Dianan A, Venus Alfa, Gaiking e altri caccia da guerra vengono approntati immediatamente sul ponte della Fortezza delle Scienze.



Poco prima del loro decollo, qualcosa di incredibilmente veloce saetta tra i nemici. Le sue ali membranose si spalancano in cielo, rendendolo qualcosa di simile a un grosso e temibile mostro simile a quelli nemici.
Si libra fin verso il comandante delle truppe nemiche, il mostro volante Phoenix d’Oro.
Rimangono fermi, a fronteggiarsi.
Le labbra del demone si torcono in un ghigno, vedendo l’espressione di stupore sul volto quasi umano dell’avversario.
“Vediamo chi è più forte… noi o voi giocattoli costruiti dall’uomo”, sussurra Amon.
“Giocattoli costruiti dall’uomo? Noi siamo l’Impero di Mikeros. Esistiamo da molto tempo prima di chi ha usurpato questa terra!”
“Non sapete niente. Ma poco importa. Morirete tutti, oggi. Per mano del diavolo”
“Non ci importa di quello che sei. Sarai solo uno dei tanti alleati degli umani che il nostro Impero porterà, con loro, all’estinzione”
Il diavolo scoppia in una risata, che risuona per tutto il rigido silenzio che precede la battaglia.
“Estinzione, eh?”





Il braccio, prima che qualcuno possa dire qualunque cosa, affonda nella faccia del mostro di Mikeros, sfondandola di netto.
La lingua del demone lecca gli schizzi di sangue che gli sono stati spruzzati sulla faccia, e alza lo sguardo verso gli altri.
Un silenzio atterrito scorre palpabile tra i soldati di Mikeros, privati immediatamente del loro capo.
“UCCIDIAMOLO!”, urla uno di loro e, subito, tutti quanti sciamano impazziti sul demone.





BREAST BURN!
Gli spettrali mostri di Mikeros, simili in tutto e per tutto a delle mummie armate di falci, si gettano sopra il Great Mazinger, venendo investite in pieno dall’inferno di fuoco fuoriuscito dalla sua piastra.
Le bende di alcuni di loro iniziano impietosamente a prendere fuoco, mentre altre scattano verso il robot nel tentativo di immobilizzarlo. Con una manovra di grande destrezza, Tetsuya riesce a districarsi tra di esse, continuando a tranciarne con la Mazinger Blade al solo scopo di liberare la propria visuale.
I mostri gli si fanno più vicino, facendo cozzare lama contro lama, in un’esplosione di scintille.
Il Great, sempre facendo attenzione a non farsi catturare, spinge indietro i suoi assalitori e poi alza l’indice al cielo, richiamando vene di elettricità nelle nuvole scure che lo circondano.
“THUNDER….”





“…BREAKER!!”, urla intanto Minerva X, in Corea, sprigionando una scarica elettrica che fonde i circuiti dei mostri Mikeros – ultime truppe di Yuri Caesar – arrivate a invadere i territori controllati dal Drago Spaziale.
Ancora in fiamme, uno di essi, con un braccio sostituito quasi totalmente da una sciabola, si getta per colpire il robot femminile prima di esplodere fragorosamente al suolo.


Poco lontano, Jeeg compie un balzo per evitare le incessanti scariche di missili che vengono sparate da altri avversari, che sembrano circondarlo da ogni lato. I Delta Beam avvolgono alcuni nemici immobilizzandoli e dando tempo al Robot d’Acciaio di affrontare i propri avversari quasi uno alla volta.
Il Drago Spaziale, nel frattempo, schiera tutti i suoi robot: il Buzzolar, lo Skylar e perfino il Nessack – che pur combattendo meglio in ambienti acquatici, può comunque fare la differenza, in un momento tanto disperato – e, ovviamente, i robot della resistenza americana.





Quello che sembra il comandante delle truppe nemiche, Dorica, un colosso con una morning star impiantata nel cranio, si lancia contro Minerva. L’arpia, a sua volta gli vola contro, facendo luccicare gli artigli, tesi e pronti a colpire.
Un secco scatto. Un urlo di dolore. La mazza ferrata del comandante cade a terra, tranciata a metà.


In disparte, Rigarn e il suo esercito osservano silenziosamente la scena senza intervenire.


Amon atterra sul primo dei nemici, assestandogli una serie di artigliate che ne squarciano completamente il torso. Poco prima che il mostro stia per esplodere, con un possente salto balza addosso a un altro strappandogli con un unico colpo la faccia di netto. Di nuovo, apre le ali e plana su un terzo, evitando senza la minima difficoltà un colpo di cannone. Piantandogli ben stretti gli artigli tra le spalle, fa leva sufficiente per aprirlo in due.


Tutto questo accade nella frazione di un secondo, il tempo con cui un robot qualunque dell’Armata non avrebbe nemmeno finito un combattimento.





Agghiacciante, la risata di Amon, pervaso dalla gioia di mutilare e uccidere i suoi nemici, rimbomba rafforzata dalle loro urla di morte.


Gaiking si lancia a sua volta all’attacco.
Un mostro sembra sganciarsi dallo stormo per puntare dritto proprio contro di lui.





La Double Harken si scontra contro la falce del comandante Drayato delle forze di invasione di Mikeros nel Kyushu.
Lo Space Thunder che Grendizer scarica addosso al mostro, si abbatte fin troppo vicino al suo avversario, ma non abbastanza da colpirlo. La falce di Drayato si abbatte sul torso del robot, non arrivando in profondità, ma lasciando un ampio squarcio.
Mentre il Great Mazinger, nei cieli sopra di loro, finisce di sbarazzarsi dei suoi avversari, Grendizer e il suo nemico sono impegnati in una lotta senza esclusione di colpi. L’alabarda del robot di Daisuke, viene immancabilmente parata dal mostro di Mikeros, che lo sbilancia e lo fa cadere per terra.
Quando il comandante sta per infilzare con la falce l’Ufo Robot, Grendizer spara nella sua direzione uno Screw Smasher Punch, ammaccandone l’armatura e trovando il tempo necessario per alzarsi in piedi. Flora, circondata a sua volta dai mostri, non riesce a intervenire in aiuto del Principe e combatte con una furia raddoppiata per liberarsi dei suoi avversari.
Di nuovo, la falce di Drayato colpisce a vuoto, e un altro colpo dell’alabarda di Duke è bloccato dall’arma dell’avversario.
I due si guardano negli occhi, spingendo ognuno dalla parte del proprio nemico per sbilanciarlo.
Proprio mentre il Great si unisce alla battaglia, Grendizer – con un colpo disperato – riesce ad avere la meglio e piantare un colpo decisivo di Double Harken nel petto del comandante Mikeros.


Proprio mentre il fronte a Berlino ha un attimo di respiro, Minerva fa per avvicinarsi a Rigarn. Un colpo, sparato contro uno dei suoi mostri, la blocca.
“CHI E’ STATO?”, urla Jeeg, girandosi di scatto.
Lo Stilvas di Schwartz, con il fucile fumante la fissa senza abbassare lo sguardo.Lui e il suo esercito di americani formano un’unica linea, decisamente contrapposta al Drago Spaziale.





“Basta mostri. Basta patti coi mostri”, mormora il maggiore, con una voce bassa e tesa.


“Che diavolo sta succedendo?”, ruggisce Hiroshi, ancora carico di furore dalla battaglia appena sostenuta.
Maria lo sa benissimo cosa sta succedendo. Minerva e lo Stilvas si fronteggiano, guardandosi negli occhi intagliati nell’acciaio dei loro volti.
“Non è il momento, maggiore. Mikeros sta per lanciare un altro attacco. Presto arriveranno i rinforzi”
“Forse non ci vedi bene. Mikeros è già qui”, replica l’altro volgendo lo sguardo verso Rigarn che osserva imperturbabile la scena, trattenendo i suoi dal rispondere all’attacco.
La voce di Masai, che annuncia con apprensione un altro plotone di mostri Mikeros in avvicinamento, non sembra scuotere nessuno dei due.
Con un passo sempre più bestiale, Jeeg si trascina davanti a Schwartz. “Cosa stai cercando di fare?”
“Siamo stanchi di voi. Siamo stanchi di presunti esseri umani che passano dalla parte dei mostri. Di presunti esseri umani che ospitano mostri. O anche di mostri come voi che pretendono di dirci cosa dobbiamo o non dobbiamo fare”
“Quindi alla fine siamo arrivati a questo”, replica freddamente Maria.


Senza molti complimenti, lo Stilvas apre il fuoco su Jeeg, proprio mentre quest’ultimo gli salta addosso.
Nello stesso momento, gli altri americani iniziano ad attaccare i robot del Drago Spaziale e i mostri di Rigarn.
I rinforzi del Maresciallo Inferno iniziano a intravedersi nel cielo tinto di sangue.





“Padre? Sei tu?”


Sanshiro sente ogni cosa lo circondi dissolversi nel lungo orrore di quel momento.


L’immagine del Generale Nero che smembra sua madre.
L’immagine di lui e dei suoi compagni del Drago Spaziale che decidono di voltare le spalle a Mikeros.
L’immagine di quando, invece, hanno prestato le armi all’Impero dei mostri, pur di avere una possibilità di riabbracciare i propri cari.


E adesso, tutto ciò per cui si è venduto l’anima, la speranza di vedere suo padre, il suo unico parente rimasto, è lì davanti a lui, fuso a un mostro di Mikeros.


PADRE!!!


Suo padre non risponde. Mentre il corpo meccanico del mostro attacca, quella parte che un tempo è stata umana, piange di terrore e pazzia.
Allora, Sanshiro capisce fino a che punto arrivi il sadismo dei maledetti invasori di Mikeros.
Questo è il tocco finale di malvagità impresso dal Maresciallo Inferno alla sua opera: mentre di solito la parte “organica” di un mostro Mikeros non ha altra coscienza che quella dell’orrido ibrido in cui si è trasformato, il padre di Sanshiro si rende conto benissimo di ciò che il suo corpo meccanico sta facendo. E ne prova repulsione.
Amon, vedendo il robot di Sanshiro fermarsi impietrito, scatta all’attacco.
“NO!”, ringhia Gaiking, inchiodando il demone coi suoi occhi fiammeggianti.
Poi, la sua rabbia inizia a crescere…





Lo Stilvas si piega, il braccio amputato, la gamba strappata, ai piedi di Jeeg, sempre più incurvato su se stesso e sempre più vicino a uccidere l’alleato di un tempo.
Uno dei robot americani, un trasformabile dalla forma di elicottero Apache, spara addosso a Minerva una scarica di mitra, mentre un altro, più simile a una figura femminile con due lame al posto delle braccia spicca un lungo salto per accoltellarla.
I mostri del Maresciallo, intanto, sono arrivati a dare manforte a quelli caduti. Un colossale gigante abbigliato come un gladiatore romano, si lancia a sua volta sull’arpia meccanica.


Maria stringe i denti, trattenendo a stento un’imprecazione e cercando di concentrare i suoi attacchi prima di tutto sui mostri. La scarica di mitra si frappone tra lei e il gladiatore, separandoli.
“BREAST INFERNO!”
Dalle placche termiche, il raggio colpisce il gigante che si piega su se stesso dal dolore, lanciando disperatamente il suo tridente contro l’avversario. Minerva riesce a scartare il colpo e vola verso l’Apache americano, staccandogli di netto la testa e facendo tuttavia attenzione a non ucciderne il pilota.


Jeeg ha molte meno premure. Spostandosi in tempo dall’incedere del pesante ma lento robot di Lambert (un trasformabile di proporzioni enormi, a forma di schiacciasassi antropomorfa). Spicca un salto verso lo Stilvas di Schwartz.


“DELTA BEAAAAM!”


Di nuovo, i raggi fuoriusciti dal suo petto sembrano farsi solidi e avvolgono in una ragnatela luminosa il corpo del robot di Lambert.
Lo Stilvas spara un altro colpo del suo fucile di energia, mancando Jeeg. La risposta di Hiroshi è in un violento Knuckle Bomber, che fa schiantare il robot del maggiore contro un cumulo di macerie.
Con rabbia, lo Stilvas si rialza in piedi, una luce omicida nello sguardo del robot e del pilota.


Jeeg, quasi completamente illeso, scoppia in una risata crudele.
“Ora ti ammazzo”, risuona la sua voce roca e divertita.


Un vano si apre nel corpo del robot di Schwartz, da cui le mani dello Stilvas estraggono un coltello.
I due si guardano per qualche attimo.
In un unico urlo di battaglia, si lanciano l’uno contro l’altro.





Un getto di missili, sparato dall’occhio del gladiatore incrina l’armatura di Minerva. Un colpo di tridente affonda nelle sue carni di acciaio, rilasciando una miriade di crepe sanguinanti. Il robot americano rimasto si lancia su Maria, palesemente in difficoltà, cercando di affondare una lama.
“Maledetto idiota! Non vedi che c’è un mostro da combattere?”, urla Minerva.
Un’esaltata voce femminile risponde, amplificata dai microfoni del robot. “Io ne vedo due”
Minerva si lancia in alto, sopra di loro. “ORA BASTA!”
Energia elettrica inizia ad accumularsi sul suo capo.
“THUNDER BREAKER!!!!”
Il fulmine che scaturisce dalle antenne di Minerva, annienta il mostro di Mikeros e danneggia in maniera gravissima il robot americano. Accertandosi che la sua pilotessa sia ancora viva, Maria si lancia verso gli altri nemici, resa ancor più furiosa dalla perdita di prospettive su chi siano gli amici e i nemici.


Jeeg sprigiona di nuovo un’intensa tempesta elettromagnetica per ostacolare i movimenti dello Stilvas e del robot di Lambert. Mentre il secondo si blocca definitivamente, immobilizzato ancora dai Delta Beam, l’altro continua ad avanzare, colpendo con il suo pugnale il petto di Jeeg. Per tutta risposta, il robot di Hiroshi lo stringe in una morsa estremamente letale, distruggendone gran parte.
Non contento, strappa il cockpit del pilota, minacciando di schiacciarlo.


Il combattimento si blocca.
“Ora possiamo finirla, vero?”
“RIDACCELO INDIETRO”, urla Lambert.
Di nuovo, la risata rauca di Hiroshi. “Dimmi, per favore Jeeg”
“Ri-ridaccelo e ce ne andiamo. Ce ne andiamo per sempre”
“… per favore, Jeeg”
Lambert e gli altri americani restano in un silenzio carico di rabbia.
La mano di Jeeg si stringe un po’ di più sul cockpit di Schwartz.
Maria guarda Hiroshi, e per un momento non le sembra troppo differente da Amon.
“Non è difficile… su…”, continua irridente il pilota.
Poi poggia il cockpit a terra, lontano. “Andatevene. Siete patetici”


L’equipaggio del Drago Spaziale, solo pochi minuti dopo, vede quello americano volarsene via, presumibilmente di ritorno negli Stati Uniti. Per quanto Jeeg insistesse perché non gli venissero restituiti i robot, alla fine è stata la decisione di Masai a prevalere.
Con un brivido, rendendosi conto che la frattura appena creata non potrà risanarsi più, Maria e Hiroshi si chiedono se parte di quel terribile futuro, che hanno vissuto in anticipo, non stia diventando già presente.





“FAAAAACE OPEEEEN!”, urla Sanshiro.


Una fiammata cupa copre completamente il corpo di Gaiking. Le placche di acciaio che formano la sua faccia si spalancano, staccandosi.
A centinaia di metri di altitudine, la cabina di pilotaggio è completamente esposta e all’aperto. Seduto al suo posto, Sanshiro Tsuwabuki urla fino a che la voce non gli esce graffiata dalla gola. Non urla parole, frasi. E’ un grido animalesco, che sembra alimentare ancora di più la fiamma che lo avvolge.
Il Gaiking inarca la schiena. Intorno a lui, anche gli altri piloti finiscono per urlare aggiungendosi a quel coro di furia, rendendo in qualche strano, oscuro modo, ancora più vivido quel fuoco di morte che sembra ora propagarsi da ogni parte del corpo del robot e del suo pilota.


La sua umanità, tutto quel che ne rimane, brucia a sua volta nel rogo.


Il padre di Sanshiro, fuso al mostro, grida a sua volta, di paura e di rabbia, fino a che le stesse vene gli sporgono in rilievo sul collo e sulla testa.


Amon spalanca atterrito gli occhi, dimenticandosi per un istante dei pochi nemici ancora intorno a sé. Si stringe tra le mani la testa. La presenza di Akira, la parte di umana fusa al suo corpo demoniaco, sembra vacillare.
Le ali di Amon si allargano, si fanno più sgraziate. La tonalità della sua pelle si fa di un rosso incupito. Una fitta peluria sembra sporgere dalle piastre chitinose sulle sue gambe, fino a coprirle del tutto.
Sbavando di rabbia si lancia contro uno dei mostri.


“VIA IL METALLO!”, ringhia strappandogli il rivestimento dell’armatura.


“VIA L’UOMO!”
La sua mano artigliata sprofonda nella faccia umana fusa nel corpo del mostro di Mikeros, estraendola con una risata crudele.


“VIA IL DEMONE!”
Le sue mani aprono in due il corpo martoriato del mostro, senza che questi possa fare nulla per reagire. Poi, il mostruoso demone si lancia contro chiunque gli capiti a tiro, mentre lotta con tutte le sue forze per ricacciare la nuova forma che il suo corpo sta assumendo e ritornare alla vecchia.


Per qualche forza inspiegabile, tutti i robot di stanza alla Fortezza delle Scienze, cominciano a combattere con una ferocia centuplicata, lanciandosi contro i propri opponenti in una carica terrificante.


Tutto questo sembra alimentare maggiormente le fiamme di Gaiking.
Quando giungono al culmine, la voce di Sanshiro sovrasta quella di ogni latra creatura nei paraggi.


“HYDROBLAZEEEEEEEER!!!”


Gli occhi dello scheletrico drago sul petto di Gaiking si accendono di una luce molto più sinistra del solito, rispetto a quando ha usato la sua terribile arma.
Le fauci si spalancano.
Un ruggito accompagna un getto di energia dalla potenza immensa, che illumina tutto lo scenario di morte che si sta consumando attorno al robot.
Continuando a urlare di rabbia, con gli occhi coperti di lacrime, Sanshiro vede ciò che un tempo era suo padre venire sommerso dal raggio accecante.


Proprio mentre Amon si lancia contro un altro mostro, un potente colpo di energia lo spinge alcuni metri più lontano, facendolo urlare di dolore.
Girandosi, vede affiorare dall’acqua un imponente sottomarino, con uno dei cannoni ancora rosso per l’enorme calore sprigionato.
La voce di Yumi raggiunge immediatamente tutti i piloti in grado di sentirlo.


“Fate attenzione. Il Gran Maresciallo Inferno ha deciso di utilizzare nuovamente la fortezza sottomarina Budo”


Animati dallo stesso, identico impeto distruttivo, sia Gaiking che Amon volano ad altissima velocità contro la base del Maresciallo Inferno. Alcuni raggi di energia rallentano la folle corsa di entrambi, specialmente del devilman, privo di una corazza in grado di assorbirli.


“SOUTHERN CROSS!”
La croce sulla gamba di Gaiking si staccano, trasformandosi in una rozza arma corpo a corpo. In un cielo sovrastato dalle esplosioni, i due demoni – quello in carne e ossa e quello meccanico – riprendono la loro devastante corsa di morte.





La torreggiante sagoma nera di Rigarn osserva silenziosa Minerva X. Dietro di lui, sono assiepati i suoi bestiali soldati, con le zanne snudate, in attesa di sbranare altra carne nemica.


Minerva si volta verso Jeeg. “Non seguirmi. Non so come possano reagire”.
Senza troppa convinzione, il robot magnetico, dalla sagoma ancora ingobbita e contorta, si sposta con passi pesanti presso il Drago Spaziale.


“Maria, siamo pronti a fare fuoco al minimo segno di ostilità”, comunica Masai dal Dyon Gamma, con un tono sempre più teso.
“Bene”, è la secca risposta della ragazza.


Con un volo brevissimo, l’arpia si porta davanti al Generale di Mikeros. I due si guardano, per lunghi attimi. È Rigarn a spezzare il silenzio.
La sua voce roca, cavernosa, rimbomba per tutta la piana dello scontro. Tuttavia, le sue parole sembrano per Maria e lei sola.
“Il Fuji ha eruttato una strana energia verde, tempo fa. Una luce”
Minerva X annuisce.
“Quando è successo, ho iniziato a ricordare cose. Stralci che avevo dimenticato. Stralci di cose che non sono ancora accadute”
“Qualunque cosa tu abbia visto – lo interrompe Maria – Posso garantirti che era tutto vero. Le visioni di noi che parlavamo. Il tuo passato. Hai ragione quando dici che tutto deve ancora accadere ma… in un qualche strano modo è già accaduto”
Rigarn studia in silenzio il robot davanti a lui, come se in quei ciechi occhi animati da una perenne furia distruttrice cercasse la verità nelle parole di Maria.
“Torneremo sottoterra. Cesseremo le ostilità con voi esseri umani e riemergeremo quando verrà il momento di combattere con gli alieni di Vega. Che sia vero o no quello che ho visto, siamo comunque terrestri. Prima sistemeremo i nostri comuni nemici, prima potremo stabilire a chi appartiene di diritto questo pianeta. Ma non vi aiuteremo nel vostro scontro col Generale Nero: già una volta l’abbiamo tradito e pagato lo scotto del nostro tradimento vedendo il maledetto usurpatore, il Maresciallo Inferno, al suo posto”
“Il Maresciallo Inferno comanda le truppe di Mikeros, adesso?”, chiede sbigottita Maria. Un brivido le scende lungo la spina dorsale, alla consapevolezza che il loro duello con il Generale Nero potrebbe non risolvere nulla, a differenza di quanto sperava ogni appartenente all’Armata.
Il robot fa un passo verso il Generale. “Mi sembra ragionevole. Ma so benissimo che una resa viene trattata… quindi, cosa vuoi in cambio?”
Il volto bestiale di Rigarn si torce in un ghigno, parodiando lo stesso sorriso nella faccia umana, in mezzo al petto. “Te. Vogliamo che tu venga noi. Che ci prepari alla guerra contro Vega. Che scenda insieme a noi nelle tenebre”
Un sorriso amaro, sulle labbra di Maria, si riflette appena negli occhi di Minerva. “Non credo di essere la persona più adatta per prepararvi ai Vegan”
“Le condizioni sono queste”, replica Rigarn come se questo ponesse fine a ogni discussione.


Il volto di Minerva X resta chino ancora per un istante, prima di alzarsi e fronteggiare lo sguardo del Generale di Mikeros.
“Se sopravviveremo allo scontro con il Generale Nero, avrai la mia risposta. Potremmo essere uccisi tutti, e sarebbe inutile farti promesse prima di allora”
Il muso leonino di Rigarn si protende verso Minerva. “E’ un discorso sensato. Lui potrebbe uccidervi tutti, uno a uno. Se così non sarà, parleremo ancora”
Senza attendere risposta, fa cenno ai suoi.
E Maria, col cuore in gola, vede l’orda di mostri allontanarsi.





Sotto i violentissimi colpi di Gaiking, la Fortezza Budo è costretta a una rapidissima immersione e a una pronta ritirata. Per quanto il robot di Sanshiro continui a percuotere lo scudo di energia che la base sottomarina ha eretto attorno a sé, iniziando a incrinarlo, la nave riesce miracolosamente a immergersi e a trovare una rapida via di fughe tra le acque della Corea.


Amon, con gli occhi ancora allucinati dalla scarica di rabbia a cui il robot di Sanshiro sembra averlo costretto, ansima nel tentativo di riprendere il controllo di sé. Lentamente, le sue sembianze tornano a essere quelle violacee con cui l’Armata l’ha conosciuto.


“Non… farlo… più”, ansima Amon a Gaiking, proprio mentre Jeeg e Minerva stanno tornando alla base, solcando i cieli proprio sopra di loro. Jeeg si lascia cadere sul campo di battaglia, camminando nervosamente tra i morti.
Sanshiro, già duramente provato, fronteggia il demone, fissandolo. Negli occhi di entrambi, una malcelata curiosità, mista al rispetto.





Gli artigli di Amon si tendono verso uno dei cadaveri dei nemici, per divorarlo con furia animalesca. Eppure, quando il demone sceglie la vittima di cui cibarsi, si accorge di non essere solo. Anche Jeeg, appena sceso poco lontano da lui, sta masticando con le sue fauci di ferro la stessa preda raccolta tra i caduti. Gli occhi sono ancora pieni della furia provata nel combattere contro lo Stilvas di Schwartz.
Come due animali, Jeeg e Amon si girano attorno, fissandosi attorno al cadavere del mostro che entrambi hanno scelto come pasto. È uno sguardo molto diverso da quello che si sono mandati Amon e Gaiking: questo gioco di occhiate prelude a una lotta primordiale tra predatori, a stabilire la propria sopravvivenza.
Jeeg, con le mascelle metalliche socchiuse e gli occhi cerchiati di rabbia, avanza verso Amon. Il demone reagisce con un ringhio sommesso, restando dov’è.
Jeeg avanza di un altro passo, il corpo inarcato in avanti, lo sguardo allucinato negli occhi metallici.
Gli artigli di Amon graffiano il terreno, mentre anche il suo corpo si inarca, coi muscoli che guizzano in un fascio nervoso sulla schiena.
Si guardano, predatore contro predatore.
Jeeg avanza ancora.
E Amon, senza rendersene conto, fa un passo indietro e abbassa lo sguardo.


Gli occhi del demone si spalancano, quando capisce cos’è successo. Prima che Jeeg possa fare qualunque cosa, gli salta addosso con una velocità e un’aggressività che nulla hanno a che vedere con quella dimostrata prima. Tre colpi, di una rapidità innaturale, incrinano la corazza di Jeeg, fino a compromettere il suo campo magnetico e a far cadere i componenti per terra inerti.
Solo allora, anche Amon si ritrasforma in Akira Fudo, perdendo completamente i sensi.


Tutti i robot dell’Armata Mazinger tornano ai loro hangar. Maria, guardando il suo stesso schieramento si rende conto, ancora una volta, dell’assenza di Boss Borot, già constatata fin dall’inizio dell’arrivo in Corea.
Già… dov’è Boss?


FLASHBACK! Fortezza delle Scienze, poco prima della partenza da Berlino…


“Benvenuto, tenente Masaki Goda”, dice Yumi, non appena il militare entra nella Sala di Controllo.


Goda fa un sorriso amareggiato. “Direttore, non sono più tenente da molto”.
Ancora pesano i gradi strappati per aver capeggiato la rivolta dei soldati della Fortezza, ormai in un tempo che sembra lontanissimo.


Yumi fa un sorriso. “Si sbaglia. Lei è stato appena reintegrato. Per il coraggio dimostrato nell’irruzione delle Gamia Q3 di Blocken, e per aver messo a repentaglio la sua vita per salvare alcuni civili della Base”
Gli occhi di Goda si spalancano. Ma prima ancora che il militare inizi a ringraziarlo, Yumi arriva subito al punto.
“Il suo primo compito, tenente, sarà guidare una squadra di infiltrazione. Alcune informazioni raccolte in una base della Human Alliance a Londra potrebbero essere molto utili all’Armata Mazinger. Stiamo cercando di capire la natura stessa dei robot che compongono la nostra Armata, e il loro scopo originario, oltre a quella degli esperimenti condotti finora dalla Human Alliance”


Accende uno schermo, su cui passano in rassegna tutte le informazioni trovate dai principali piloti dell’Armata nell’allucinante viaggio dentro la base della Human Alliance. Alla vista del mostruoso ragno congelato del Reito Beam di Mazinger Z, anche Goda trattiene un brivido.
“Abbiamo una pista – dice Yumi, dopo aver completato un breve briefing per mettere il tenente al corrente di ciò che è stato scoperto dagli altri – Tra i collaboratori di Juzo Kabuto al progetto Mazinger figurano anche dei nomi piuttosto particolari”
“Particolari?”
“Esperti di esoterismo – dice Yumi, aggrottando la fronte – Uno di loro è un noto ciarlatano, un esorcista televisivo di cui si sentiva parlare spesso in Giappone fino a qualche anno prima dell’Invasione. Il suo nome è Enma Satanikus… o anche Dottor Satanikus, come si fa chiamare”
Goda annuisce. Il nome del Dottor Satanikus, personaggio a metà tra la truffa e lo spettacolo, è più che noto per qualunque giapponese.


“Stando alle informazioni che abbiamo ricevuto, dovrebbe essersi trasferito a Londra prima dell’Invasione e vivere ancora lì. Voglio sapere che contatti aveva con la Human Alliance, e il suo ruolo all’interno del Progetto Mazinger”
“Sarò da solo, in questa operazione?”, si limita a chiedere Goda.
“No – risponde Yumi, alzandosi dalla sedia – Collaborerà con il leader della resistenza berlinese, anch’essa esperta di infiltrazione e spionaggio per alcune sue… peculiarità”
“Anch’essa?”, ripete Goda, inarcando un sopracciglio.
“Si fa chiamare Cutie Honey… è già stata avvertita”





Un rozzo marchingegno di valvole, cavi, transistor, riporta tutta la conversazione a una cabina, dove tre figure sono in attento ascolto.
“Non possiamo lasciarlo andare”, dice la prima.
“Dobbiamo intercettarlo, allora”, fa la seconda.
“Capo, che dobbiamo fare?”, conclude la terza.
Boss picchia il pavimento con un pugno deciso, soffocando una smorfia di dolore.
“Nuke! Moocha! Voi convincerete Goda a portarci con loro! Io farò la stessa cosa con la signorina Honey!”
Nuke lo guarda decisamente perplesso. Moocha aggrotta la fronte.
“Perché non il contrario?”, chiedono entrambi.
“Perché IO sono il capo! E ora muovetevi, razza di fannulloni!!”


Il modo di convincere Goda, per Nuke e Moocha, è implorarlo. L’attonito tenente, davanti ai due compari di Boss, inginocchiati e piangenti, non sa assolutamente cosa dire.
“La prego! Ci faccia venire con Honey! Cioè con lei e Honey!”
“Il Capo ci spellerà vivi se non accetta!”
Grattandosi la testa e in sempre più piena confusione, Goda fa un’unica, pertinentissima, osservazione.
“Ma non era una missione segreta?”
“Sì! Cioè… no! Insomma, sì ma… ecco… l’abbiamo saputo lo stesso…”
Goda guarda perplesso i ragazzi davanti a lui. Effettivamente, pensa, venire a conoscenza di una missione assolutamente top-secret pochi minuti dopo che questa è stata decisa, non è affatto male.
“Sentite, parlerò a Yumi – promette Goda, vincendo imbarazzo e ripugnanza quando i due iniziano a baciargli i piedi – Ma non posso promettere nulla, ok?”
“Ok! Ok! Grazie mille!”
Divincolandosi da Moocha, che ha preso a sventagliarlo adorante, Goda si dirige nell’ufficio del direttore della Fortezza.


Ovviamente, la chiacchierata con Yumi ha un esito negativo.
Per quanto (avendo avuto a che fare col trio per tutta la guerra contro Hell) non si stupisca della raffazzonata genialità della banda di Boss, il professore non può in alcun modo concedere che dei civili – ben altro che addestrati – abbiano a che vedere con una missione potenzialmente pericolosissima.
Quando l’ufficiale torna indietro, l’espressione speranzosa dei due gli rende molto più difficile riferire il secco messaggio del suo superiore.
“Perfavoreperfavoreperfavore!”, strilla Nuke, buttandosi di nuovo in ginocchio. Moocha riparte furiosamente a sventagliare il militare, con una velocità raddoppiata rispetto a prima.
Completamente esasperato, il tenente decide di aggirare le regole.
“Sentite. Tra un’ora ho un appuntamento con Cutie Honey, a cinque chilometri dalla base. Quindi… ovviamente, tenetevi alla larga da lì”
“Certo, certo”, dice seriamente Nuke.
“Ovviamente. Sì, sì”, risponde Moocha.
“E… per favore. È una missione top-secret, d’accordo? Non divulgatela ulteriormente”, aggiunge Goda, già pentito della sua scelta.
“Ma figuriamoci”
“Saremo stealth
“Come dei ninja”
Chat! Chat!”, urlano, esibendosi in improbabili mosse di arti marziali e abbandonando il corridoio.


Davanti al luogo dell’appuntamento, il respiro di Goda si blocca, agghiacciato.





Honey ha infatti raccontato dell’imminente partenza a tutti i suoi vecchi compagni. I partigiani di Berlino, che sotto la guida di Honey hanno combattuto il regime nazista di Blocken, sono davanti alla jeep che la porterà via, scattando foto, sventolando striscioni d’addio e fazzoletti, declamando frasi d’amore.
Boss, vicino a lei, fa un fracasso del diavolo.
“Un’altra foto con la bella signorina!”, urla abbrancicando un’esaltatissima Honey. Ovviamente, fa caso appena, al fatto che i fotografi inquadrino palesemente solo la donna, tagliandolo fuori da ogni scatto.
Come se non bastasse, si accorge un Goda sempre più sull’orlo della crisi nervosa, Honey ha avuto la brillante idea di “personalizzare” la jeep, riverniciandola di rosa e disegnando un paffuto cuoricino su entrambe le fiancate.
Quando Honey vede il tenente, lo saluta ad alta voce agitando una mano.
“Ciao Masaki! Quando partiamo?”
Scuro in volto, Goda si avvicina alla jeep.
“Missione top-secret…”, borbotta.
“Cos’hai detto? Non ho sentito”
“Niente, niente!”, ringhia lui, subendo una pesante pacca sulle spalle da Boss.


Proprio mentre è ancora impegnato a cacciar via le decine di persone in lacrime, che continuano a gettarsi sulla jeep per un ultimo abbraccio a Cutie Honey, spuntano dal nulla Nuke e Moocha.
Sono vestiti come due ninja.
Nuke respira attraverso una canna di bamboo e Moocha, accanto a lui, cerca goffamente di mimetizzarsi con l’ambiente circostante.
“Sono una foglia! Sono una foglia!”, urla, senza risultare troppo convincente.
Chat! Chat!”, fa eco Nuke, continuando ad agitarsi a caso.


Una vena si gonfia sulla fronte di Goda.


Il viaggio, tra battute del trio e situazioni equivoche create da Honey, scorre via ben diverso da come ci si immaginerebbe la preparazione a una missione speciale.
Il buonumore, però, cede il passo al più genuino terrore, quando finalmente i nostri riescono a entrare dentro Londra. Come ha avuto modo di vedere l’Armata Mazinger, quel che ne resta è una città fantasma, in cui la presenza umana è ormai completamente assente.
Goda e gli altri non hanno nemmeno bisogno di occultare la jeep. Nessuno è lì per controllare i loro movimenti. Goda controlla disperatamente da un dispositivo a infrarossi i movimenti dentro le case.
Nulla.
Finestre come occhi ciechi, porte socchiuse, un sommesso brulicare tra le macerie.


Non ci vuole molto, perché i nostri giungano alla piccola villetta, leggermente fuori dall’area urbana, in cui dovrebbe abitare il Dottor Satanikus. È una villetta a un solo piano, con i vetri rotti, con qualche ettaro di terreno attorno. È difficile pensare che qualcuno possa ancora abitarla.
Davanti alla casa, gli sguardi della Squadra di Infiltrazione sono carichi di tensione, e si rincorrono l’un l’altro in cerca di qualche incoraggiamento.
Goda guarda Boss Nuke e Moocha, ancora vestiti da ninja e ancora che tengono strette tra i denti inutili canne di bamboo. Scuotendo rassegnato la testa, si rivolge ai suoi compagni.
“Va bene. Voi tre restate qui, mentre io e Honey facciamo irruzione. Qualsiasi problema, correte dentro la jeep. Qualsiasi rumore strano, correte dentro la jeep. E se non torniamo entro mezz’ora…”
“… jeep?”, termina Boss per lui.
“Bravo”


Honey lancia il suo urlo.


HONEEEEEEEY FLASH!!!


Gli occhi di tutti gli altri, compresi quelli dell’impassaibile tenente si sgranano quando, per un momento, Honey appare completamente nuda e imbozzolata in un ovale di luce.
Poi, la sua muscolatura si ingrossa lievemente. Abiti da marine le compaiono addosso.
Goda, sempre più disperato dalla capacità della sua squadra di non farsi notare, si avvia verso la casa.


Lui e Honey prendono due ingressi separati. Honey sfonda la porta della villetta, mentre Goda passa attraverso una finestra dai vetri infranti.
Dentro, la casa è buia e disordinata.
L’unica luce è quella di un televisore ancora acceso, nel buio. Goda e Honey si irrigidiscono, nel sentire le voci in giapponese di quella che sembra una registrazione su videocassetta.


Dentro lo schermo, un uomo travestito da kappa si rivolge direttamente al pubblico.


Sentite rumori angoscianti nella vostra casa? Siete convinti di essere caduti vittime del malocchio e della magia nera? La cupa ombra del demonio è scesa su di voi? Telefonate a questo numero per contattare ENMA SATANIKUS, l’unico e il solo Figlio di Satana! Padrone delle arti mistiche, stregone direttamente sceso dalle fauci dell’Inferno, il dottor Satanikus saprà consigliarvi al meglio su problemi di cuore, successo, fatture ed esorcismi! Dottor Satan…


Goda smette immediatamente di fare attenzione al filmato, non appena sente delle voci provenire dalla stanza accanto. Anche Honey ripone la foto – incorniciata in un portafoto d’argento – di un bambino vestito con un cappellaccio nero e un mantello decisamente più grande, dello stesso colore. Le voci parlano in giapponese.


“Ti dico che ho sentito un rumore!”
“Enma, sei paranoico… non c’è più nessuno qui. Nessuno per portarci via…”


Le voci si avvicinano.
La porta si apre.
“Quasi nessuno”, dice Goda, fronteggiando un uomo sui trenta, coi capelli rosso fuoco e i vestiti spaventosamente simili a quelli del bambino nella foto.





Pochi minuti Goda, Honey e la banda di Boss (alcuni dei quali arrampicati su un palo della luce per “monitorare meglio la situazione”), sorseggiano un the preparato dalla ben poco amorevole collega di Enma Satanikus.
“Quindi, sei veramente il figlio di Satana?”, chiede Boss, con sincero interesse.
“Certo che no, imbecille”, sbotta l’assistente di Enma. Sembra il suo esatto opposto: algida e con un’aria decisamente altera, è una ragazza poco più giovane dello stregone, vestita con un kimono bianco. L’attenzione degli ospiti viene subito catalizzata sui fermagli per i capelli, a forma di piccoli teschi.
La donna porge una tazzina di the a ciascuno.
“Grazie, Yuki…”
“YUKIHIME!”, puntualizza lei scocciata, sbattendo il the davanti ad Enma.
Dopo un attimo di silenzio imbarazzato, Goda spiega ad Enma il motivo della sua visita. “Sappiamo che ha lavorato con un’organizzazione chiamata Human Alliance, a proposito di alcuni robot da…”
Yukihime fa cadere per terra il vassoio, sbiancando.
“Come fate a saperlo?”, chiede Enma, decisamente a poco agio.
“Abbiamo le nostre fonti. E abbiamo un assoluto bisogno di sapere in che cosa eravate esattamente implicato…”
“Siamo dell’Armata Mazinger!”, lo interrompe Cutie Honey, guadagnandosi un’occhiata di esasperazione totale da parte del tenente.
“Mazinger…”, il tono con cui Enma sembra quasi masticare quel nome, non promette nulla di buono.
“Se ve lo diciamo, ci portate via con voi?”, chiede di colpo Yukihime.
“Sì, certo… noi…”. Un secco rumore da una botola sul pavimento, che evidentemente porta a una cantina, ferma per un momento ciò che Goda stava per dire.
“C-cos’è stato?”, chiede Nuke, mentre Moocha inizia a guardarsi intorno freneticamente.
“Niente”, taglia corto Enma. “Affare fatto , allora?”
“… affare fatto”, dice Goda, decisamente impensierito dal tono frettoloso del sedicente stregone.


Il racconto di Enma non contribuisce certo a tranquillizzare l’atmosfera.





Satanikus va indietro coi ricordi, a qualche tempo prima della guerra contro Hell, nel periodo in cui fu chiamato – insieme ad altri specialisti di occulto – da alcuni rappresentanti della Human Alliance. Quando Goda chiede a Enma se davvero lui all’epoca avesse poteri soprannaturali, l’occultista cerca di glissare il discorso, né negando né confermando. Il suo racconto si sofferma sugli altri stregoni con lui, individui decisamente poco raccomandabili, affiliati ad alcune sinistre sette sataniche.
Gli “ospiti”, stando alle parole di Enma, vennero bendati e radunati in un hangar, in cui erano costruiti tre prototipi di robot da combattimento completati, più uno ancora pesantemente in costruzione: i tre erano una versione molto più massiccia di Mazinger Z, un robot femminile dalle fattezze di arpia e un altro avvolto in un mantello completamente nero. Quello in costruzione, un robot di colore rosso, di cui all’epoca era stato ultimato solo il busto. Qui, agli occultisti venne fatta una strana richiesta: accertarsi della presenza – dentro alle macchine – di veri e propri spiriti maligni. Lo scopo non era quello di esorcizzarli in qualche modo (come pensato da uno stranito Enma), ma semplicemente entrare in comunicazione con loro, capire cosa o chi fossero.
Gli occultisti iniziarono quindi un complesso rituale per evocare le presenze che – stando agli agenti della Human Alliance – infestavano i meccanismi dei tre robot…


“E qualcosa c’era – conclude il dottor Satanikus con un brivido – qualcosa di… di oscuro. E demoniaco. Imparammo i nomi di ciascuno di quei demoni. Li ho ancora trascritti tra i miei appunti”
Di malavoglia, Yukihime prende un quaderno piuttosto vecchio.
Lì, Goda e gli altri vedono alcuni schizzi che ritraggono i robot. Vicino all’arpia metallica leggono il nome Siren. Il robot ammantato di nero ha un sigillo scarabocchiato accanto e la scritta Generale dei demoni, Zannin. La scritta vicino al Mazinger è tremolante e nervosa: Re Demone Dante.
Poche pagine più avanti, c’è anche il disegno dell’altro robot di cui Enma parla: nelle bozze, il robot è ultimato e ha due ali (apparentemente organiche) membranose, da pipistrello. Re Demone Zenonè la scritta tracciata vicino.





“E’ tutto quello che sapevamo”, conclude Enma.
Goda annuisce, tenendo ancora in mano il quaderno e studiandolo con aria preoccupata. Dai fogli, perfino i disegni dei robot citati dal dottor Satanikus sembrano guardarlo con un’aria maligna.
“Ora tocca a voi, mantenere la promessa. Ci tirate fuori di qui?”
Goda alza gli occhi su di lei, leggendo una paura che ormai né lei né il suo convivente si preoccupano di tenere nascosta.
Un altro colpo, fortissimo, dal pavimento.
“Che diavolo è?”, chiese Goda, contagiato dal nervosismo crescente.
“Capo, andiamo?”, chiede subito Nuke.
Enma e Yukihime si lanciano un’occhiata spaventata e colpevole. “E’ il nostro terzo socio. Una volta faceva da mascotte alla nostra agenzia di occulto, vestito da kappa”
“Lo chiamavamo Kapaeru…”, mormora Yukihime, con una smorfia mentre pronuncia quel nome.
“Allora, se vi portiamo via, sarebbe meglio chiamare anche lui, no?”, chiede Honey.
Enma scuote decisamente la testa. “Kapaeru è… è cambiato”
Un altro colpo.
Yukihime scoppia in lacrime. “Non volevamo portargli tutta quella gente! Ma se non l’avessimo fatto, sarebbe uscito fuori e avrebbe mangiato noi, capite?”
“E’ cambiato quando hanno bombardato tutto, vero?”, fa Goda, spalancando gli occhi.
Enma annuisce.
Stavolta, oltre al botto, c’è un sottile intrecciarsi e ramificarsi di voci. Forse si farebbe fatica a distinguerle, se non fosse per il raggelato silenzio che scende di colpo tra i presenti.


il mio corpo…
i miei occhi….
voglio… tornare… a… casa…”


“Ma quanta gente c’è là sotto?”. La mano di Goda, mentre il tenente fa la domanda, si aggrappa al calcio della pistola.
“Capo… ANDIAMO?”, ripete Nuke, con Moocha che annuisce vigorosamente. Boss sta guardando ipnotizzato la botola.
Honey sfodera il fioretto, non estraendo ancora la lama del tutto.
“Aveva fame!”, spiega Yukihime, ancora in lacrime.
“Ha ancora fame… non mangia da molto…”, la corregge Enma.
Uno schianto fa volare la botola sul pavimento fino al soffitto.


Tutto si fa confuso. Nella penombra, Boss intravede parecchie facce, che continuano a strillare e lamentarsi, ora che ciò che attutiva il rumore è letteralmente esploso in decine di schegge di legno.
“C-c’è qualcosa che non…”
La voce viene interrotta da un suono. Qualcosa di graffiato, rauco, uscito da un tubo arrugginito più che da una gola.


Kh-kkkh-kkkh…


Mentre gli altri scappano all’impazzata verso la jeep, Boss resta per un momento paralizzato.
Nel fumo, che si sta diradando, gli sembra di intravedere una superficie simile al guscio di una tartaruga. E dietro, qualcosa di vivo che si sta come leccando le labbra.


HONEY FLAAASH! HONEY PIN UP!
Due robuste braccia afferrano Boss, trascinandolo fuori. Quando finalmente ritrova il fiato, oltre a urlare, il ragazzo alza lo sguardo verso Cutie Honey, inguainata in una divisa da coniglietta di Playboy che, a grandi balzi, lo sta portando verso la jeep.
Goda, dopo aver fatto salire gli altri, prende fuori delle granate, deciso a lanciarle contro la creatura che sta arrivando. Tremando, gli altri cercano disperatamente di far partire la macchina.


Dalla casa, i passi di qualcosa che si avvicina, più forte. Sempre più forte. Boss, Nuke e Moocha si mettono disperatamente sul quadro comandi della macchina.
La mano di Goda ferma sugli esplosivi.


Il demone non smette quella che, ormai, è una vera e propria corsa…

9 commenti:

errante ha detto...

...ohhh...
...fichissimo...
...soprattutto il flashback di goda e compagnia...

...fichissimo...
...si...
...e lunghissimo...

...complimenti generale...

e.

errante ha detto...

...e allora!!...
...com'è che i commenti languono?...
...voglio dire...
...non son voi...

...ma in preda a crisi nostaglice...
...(che sto dove sto)...
...(niente rocket punch)...
...(solo tank e stelle di davide qui)...
...mi son riletto tutto d'un fiato quanto scritto dalla battaglia di berlino a oggi...
...e porca miseria...
...se mi ha messo brividi ed emozioni...
...che le vere serie nagaiane quasi se li sognano...

...provate...
...provate anche voi...

...generale caro...
...SEI UN GRANDE!...
... e la qualità migliora di aggiornamento in aggiornamento...
...e mò sono cazzi tuoi che indietro non si può tornare...

e.

P.S. Prometto e giuro che quando torno rimetto in sesto la prima serie di Gureto!...prometto...prometto...(anche in vista della seconda...eheh)

Anonimo ha detto...

Divertente la seconda parte, Honey e' mitica, ma la prima parte mi puzza un po di gia' letto, manca ancora poco che la parte bestiale dei nostri personaggi li possegga completamente e li rivedremo allo zoo nella gabbia dei gorilla idrofobi :D

Anonimo ha detto...

eheheh... non avevo in effetti notato questo kingkongheggiarsi dei nostri baldi eroi!
evabbeh, la discesa nella sbroccaggine mentale non è d'altra parte una tappa obbligata? :D

GGN

Anonimo ha detto...

Posso capire Amon carnivoro , ma gigghino bello che si mangia i nemici un po' specie mi fa......

Cutie honey in versione pin up &Boss mi hanno fatto sbellicare!
Reika

Anonimo ha detto...

eeeh, ma al jeeg carnivoro i nostri lettori di più lunga data dovrebbero averci fatto il callo... chi si ricorda che fine ha fatto Mayumi? :P

GGN

Anonimo ha detto...

IO! IO! io me lo ricordo che fine ha fatto!


(Sanshiro sei ficooooo!!!)

Anonimo ha detto...

AGGIORNA IN CORO!!!!

Anonimo ha detto...

AGGIORNAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!