giovedì, giugno 16, 2005

09: un robot venuto dalla Corea

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La promessa è quella di tenersi in contatto se le cose dovessero andare male e di ricostruire insieme un mondo nuovo e migliore.
Questo è ciò che si legge negli sguardi di Koji, Ryu e Maria, prima di salutarsi forse per sempre.
Non tutti i Bambini Randagi abbandonano però la base: Kurobe e un altro bambino di nome Masai, vengono selezionati da Koji per pilotare i Mazinger in fase di progettazione (progettazione a cui il pilota di Zeta partecipa attivamente) e sottoposti fin dal primo giorno a durissimi allenamenti. Vengono scelti tra i più determinati, forti e forse anche i più spregiudicati dell'intero "branco" di bambini.
La stima di Maria, invece, è tutta per il piccolo capo della tribù, per il suo coraggio e per la sua maturità.
Gli elicotteri portano i Bambini Randagi lontano, verso un rifugio ormai da ricostruire e verso una vita senza la minima certezza.

Hiroshi parla con Umon di ciò che ha scoperto sul Dotaku Project e la sorella: vorrebbe che Mayumi fosse visitata e venisse studiata una sorta di cura per evitare lo sviluppo delle nanomacchine che potrebbero renderla un mostro. Umon è angosciato dal fatto di non avere le conoscenze necessarie per qualcosa di simile: in fondo, il suo campo è sempre stato quello, fin troppo diverso, dell'ufologia. Promette che il Direttore ne verrà informato e che ogni strada verrà battuta, ma non ha la stessa sicurezza riguardo agli esiti di tutto ciò che verrà tentato.
Hiroshi si dimostra piuttosto comprensivo, e ringrazia il capo dell'ex-Centro di Ricerche Spaziali per il solo fatto di prendersi la faccenda così a cuore.

Sayaka inizia a impratichirsi col Big Shooter. Non lo ritiene difficile da guidare, visto che i comandi le sembrano presentare ben poche differenze rispetto al Pilder. Koji va a vedere come va la situazione. La trova quasi contenta di tornare alla guida di un mezzo di combattimento, dopo i problemi che ci sono stati.
Al punto che si sente abbastanza sicuro di inserirle nel simulatore anche i dati di Dianan Ace, il robot femminile a lei destinato, e costruito sui vecchi progetti di Yumi.

Yumi sembra, dal canto suo, riprendersi poco alla volta. La ferita è grave per uno della sua età, ma per fortuna non lo ha colpito in un qualche punto letale. Lentamente, inizia a guarire.

Maria va a parlare con i medici che tengono in custodia il fratello di Ran e l'altra ragazza. Il dottore con cui parla è tutt'altro che ottimista sulla loro situazione: trapiantare ai due uomini-cane arti nuovi non sarà un problema, con la tecnologia della Fortezza... il vero scoglio, però, è ricordare ai due ragazzi di essere degli uomini, dopo aver subìto un trauma di tale portata.
Dei due, la ragazza, sembra non avere più speranze di ritorno.
Maria la guarda negli occhi. E' solo un muto guscio di carne, quello che ricambia il suo sguardo.

Maria passa buona parte del suo tempo con Ran, cercando di distrarla e di alleggerire il peso di ciò che sta passando. Le due giocano partite interminabili a scacchi, in cui lettura del pensiero ed empatia rendono lo scontro strategico estremamente difficile e impegnativo. Ran si apre molto alla pilotessa, pur continuando visibilmente a nascondere dei segreti. Le parla di lei, del fratello... fino a quando non arriva il momento di andarlo a trovare. Maria accompagna Ran, cercando di mitigare in qualche modo lo strazio di quello che vedrà.
I due uomini-cane non danno segno di riconoscere nessuno. Sono persi in una prigione eretta un anno fa, al comparire di Mikeros: una prigione di soprusi e violenze senza fine.
E tutte per mano di esseri umani.

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Intanto, gli allenamenti tra Jeeg e Sayaka iniziano: Koji guarda con una certa trepidazione il collaudo della macchina di cui è stato in parte artefice. Non è certo il solo: un po’ tutto lo staff della base, in uno dei rari momenti in cui sembra regnare una certa calma, si ferma a osservare le evoluzioni dei due piloti.
I risultati non sono negativi, ma nemmeno del tutto soddisfacenti. Un estenuante serie di prove su prove mette in luce quello che Koji riesce a capire dal primo tentativo, con la sua esperienza: tra Sayaka e Hiroshi non c’è il minimo affiatamento. C’è poca sincronia, poca affinità e, se questo non impedisce di far compiere le manovre in maniera corretta, nemmeno aiuta quel naturale istinto che ha protetto il pilota di Mazinger Zeta più di una volta. Hiroshi, da parte sua, cerca di essere il più gentile e conciliante possibile con la ragazza, benché la strafottenza di Sayaka, che si sente tremendamente presa in esame per ogni sua mossa, non aiuti certo a rendere le cose più rilassate.
Hiroshi ferma l’ex pilota di Aphrodite poco prima che entri in mensa, esponendo i fatti come stanno, senza metterla sotto accusa, e lamentando una mancanza di affinità tra i due.
Sayaka, stizzita, ribatte che non deve per forza trovare simpatico il cyborg e, alle continue proposte di fermarsi a discutere, reagisce con una stizza e un’impazienza sempre più evidenti.

Jun assiste al collaudo con un’espressione sarcastica sul volto. All’ennesimo tentativo andato senza infamia e senza lode, fa un piccolo sorriso di scherno e torna all’interno della Fortezza. Maria, cogliendo la palla al balzo, le ricorda la promessa fatta un mese prima, di allenarsi a combattere insieme.
Il pilota di Venus resta un attimo a studiarla, come se volesse valutare la sincerità delle sue intenzioni. Poi le dice di presentarsi in palestra, vestita con qualcosa di comodo.
Koji non si fa scappare l’occasione di vedere un corpo a corpo tra le due ragazze più belle della base, perfino adesso che (dopo che la sua eterna fidanzata ha saputo della progettazione di Dianan Ace) le cose con Sayaka sembrano andare decisamente meglio.

Le sue aspettative non vengono deluse: Jun si sveste da un kimono portato per l’occasione, restando con un aderentissimo body che lascia parecchie zone scoperte del suo corpo. Quando, origliando, il pilota viene a scoprire che Jun comincerà insegnando a Maria lotta greco-romana, il cuore inizia a battergli all’impazzata in gola…
Jun è un’insegnante estremamente severa: il primo pugno, in piena faccia, Maria se lo prende mentre sta parlando con lei poco prima dell’inizio dell’incontro, per allentare la tensione.
E' il modo, decisamente poco carino, che l'istruttrice ha per insegnare a non abbassare MAI la guardia.
Le successive mosse sono altrettanto violente, ma nonostante questo l'allenamento porta qualcosa, oltre a una buona quantità di dolore fisico. Maria stessa riesce a sorprenderla un paio di volte, anticipando d’istinto le sue mosse.

Qualche giorno dopo, quando Yumi inizia a sentirsi meglio, è ora di partire per Daisuke e Tetsuya. Koji, Maria e buona parte del personale della Fortezza, guardano Grendizer e il Great Mazinger allontanarsi per un viaggio che racchiude in sé molte speranze. Speranze di far luce sul passato, speranze di trovare degli alleati contro le sempre più schiaccianti forze di Mikeros.
Solo Maria non riesce a condividere l’entusiasmo generale per il buon esito della missione: un profondo e strisciante presagio di morte, si fa largo nel suo animo.
Qualcosa di sottile, ma indiscutibilmente concreto.

Ne discute a Umon, che sembra prenderla in seria considerazione, preoccupandosi visibilmente.

Il resto della giornata scorre con un grande nervosismo. Koji e Maria discutono per l’ennesima volta (adesso che si prepara ad avere un mezzo e forse un robot tutto suo) del ruolo di Sayaka nell’Armata Mazinger e di quello che è successo con Minerva. Maria pensa che la colpa stia tutta nel comportamento avventato ed egocentrico di Sayaka. Koji, come tutte le altre volte, ribatte dicendo che c’è qualcosa di distruttivo e malefico in Minerva: se Sayaka fosse salita su un altro robot – per il pilota – non avrebbe perso il controllo in questo modo. Come se non bastasse, non vede nemmeno l’utilità di tenere un robot così incontrollabile e palesemente differente dagli altri nel funzionamento.

La discussione sfocia in una litigata, e i poteri mentali di Maria trasmettono il nervosismo del suo animo a tutti coloro che si imbattono nella strada dei due piloti.

Il risultato è una base sempre più tesa, in cui a insulti smozzicati tra i denti si reagisce con risposte torve e musi lunghi. Perfino Umon, di solito molto flemmatico e tranquillo, reagisce con risposte taglienti a ogni alzata di cresta dei giovani piloti, convocati per ricevere l’ordine di interrogare la Queen.
Hiroshi, accorgendosi che - dal disastro nel villaggio - Sayaka è sistematicamente esclusa da ogni riunione di piloti, fa di tutto per farla riammettere, spalleggiato da uno sbrigativo e scorbutico Koji. Il pilota di Jeeg gioca senza troppi successi un’altra carta pur di guadagnare un po’ di affiatamento con colei che lo supporterà a bordo del Big Shooter.
Peggiori ancora, i rapporti tra Sayaka e Maria: un silenzio carico di rancore e imbarazzo (nonché il conseguente tentativo di ignorarsi a tutti i costi) sono l’unica reazione alla presenza di entrambe.

Intanto, i collegamenti con Grendizer e il Great Mazinger si perdono rapidamente: alla base nessuno riesce a capire se sia per colpa della lunga distanza che divide i due robot dalla Fortezza, o per una schermatura attorno all’Area 51.

Koji e Maria vanno nel frattempo a interrogare la Queen, rischiando di venire alle mani con le guardie, sempre più insofferenti e nervose al loro passaggio.
Tirano il fiato, decidono di calmarsi.
La Queen li guarda, dalle sbarre della sua cella, rassegnata e sconfitta.

E’ Maria a condurre l’interrogatorio, e la sua prima domanda è volta a far luce su una cosa: erano costrette a collaborare con Slum King? O lo facevano per loro stessa volontà? La Queen gli dice che era il semplice desiderio di sopravvivenza a farle andare avanti. Nessuno le costringeva, ma la scelta era obbligata, se volevano vivere.
Maria la guarda intensamente, forse pensando a tutte le decisioni difficili che ha preso in questo lungo anno e a quelle che non ha potuto compiere.
Con severità, risponde di non approvare né comprendere il suo punto di vista.

L’interrogatorio va avanti: da quando l’Armata Mazinger ha distrutto il mostro vicino al rifugio dei Bambini Randagi, i poteri mentali della Queen (che si chiama semplicemente Yuriko) sembrano essersi smorzati. A successive domande, il mistero sembra dipanarsi: anche se tutte e dodici le Slum Queens avevano capacità telepatiche latenti, e di bassa entità, queste si sono sviluppate solo dopo i terremoti e l’invasione di Mikeros.


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Hiroshi, nel frattempo, organizza una partita di pallavolo tra lui e Sayaka, contro una coppia di guardie, nella palestra della base. Lo scopo è ovviamente quello – ancora una volta – di testare l’affinità di squadra con il nuovo pilota del Big Shooter.
Le cose vanno esattamente come aveva immaginato: i risultati del duo sono letteralmente penosi. Complice, oltre allo spirito di team rasente al nullo, è la continua paranoia di Sayaka nel primeggiare e nel non essere presa in esame da nessuno.

A un break chiesto da Hiroshi, Miwa – in palestra per le riabilitazioni dopo la prigionia a Yoshida - chiede di provare lei, a gareggiare a fianco del cyborg. Con un moto di stizza, Sayaka le lancia contro il pallone, sfidandola a dimostrare cos’è capace di fare.

Hiroshi lo intuisce fin da quando Miwa si sistema accanto a lui, e il resto della partita è una conferma continua. I due risultano imbattibili. Si capiscono al volo, indovinando con un tempismo perfetto le intenzioni reciproche.
Il cyborg non è l’unico ad accorgersene. Nel suo angolo di muto e ingastrito imbarazzo, Sayaka finisce per andarsene dalla palestra, sentendosi totalmente sconfitta.

Ogni altra attività viene tranciata sul nascere, da un annuncio urgente dalla sala di controllo: Grendizer e il Great Mazinger sembrano essere di ritorno.

Non appena i piloti accorrono a vedere, si accorgono che le cose non stanno effettivamente in questo modo.

Il primo a rendersene conto è Koji, che si accorge di quanto il Grendizer inquadrato sullo schermo sia più lento di quello normale.
E di come sembri lievemente più piccolo.
E… quello vicino, non è il Great Mazinger. Koji lo riconosce, come il resto dello staff che lo accoglie con una sonora risata.
Il suo saluto toglie ogni dubbio.

SALVE, AMICI GIAPPONESI!

Il robot è il coreano Taekwon V.

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Creato dalla Corea durante la guerra con Hell a scopi puramente d’immagine, Taekwon V è per tutti i giapponesi la brutta copia di Mazinger Zeta, né più né meno. E in effetti, somiglianze imbarazzanti ce ne sono: nulla però a confronto dell’altro robot, identico a Grendizer e chiamato Mazinger X.
Umon, leggermente scuro in faccia, ricorda in effetti di uno dei suoi assistenti (uno di quelli con cui ha studiato il Grendizer, dal giorno in cui hanno ritrovato Daisuke) andatosene a lavorare in Corea.
Tashi, il pilota del Mazinger X è imbarazzante quanto e più del suo robot… vestito con una tuta da pilotaggio perfettamente identica a quella di Koji, con la stessa pettinatura e gli stessi modi di fare. I due piloti di Taekwon V (Kim e Sean, diversi peraltro da quelli “storici” che c’erano prima dell’invasione di Mikeros) sono invece due piccole star coreane messe sul robot per riaccenderne la popolarità.
Con un’espressione livida, il giovane Kabuto e il dottor Umon accolgono la delegazione nella Sala Tattica della Fortezza.

I piloti riportano una serie di notizie piuttosto sconcertanti: prima tra tutte, il fatto di aver scoperto l'ubicazione della base intercettando alcune comunicazioni tra essa e i piloti (“Non guardate me – fa Umon, che sente l’attenzione di tutti puntata addosso – non era Yumi che badava a tutto quanto, qui dentro??”)

La Corea, al pari degli altri Stati, si è trovata a dover fronteggiare i mostri: non riuscendo a contenere la loro avanzata, hanno arretrato sempre più sul territorio della loro nazione, fino a trovarsi completamente circondati.
L’esistenza della Fortezza, e di una vera e propria Armata Mazinger, li ha rincuorati e riaccesi di una nuova speranza.

E’ Koji a dover dare le brutte notizie: l’Armata è per ora impegnata a respingere le invasioni in Giappone. Il massimo che possono fare è potenziare i robot e offrire un adeguato addestramento ai piloti, in modo che siano capaci di cavarsela da soli.
Un collegamento diretto con la base di riferimento coreana (l'Incredible Power) porta Kabuto a dire tutto questo all'inter staff dell'Armata Taekwon.
Ciò che resta della Corea insiste sul fatto che i tre non sono piloti professionisti. Quando risulta palese che non ci sono molte altre scelte, però, i responsabili dell'Incredible Power si dichiarano disposti ad accettare una permanenza dei piloti alla Fortezza, per due settimane di addestramento.

Tashi, Kim e Sean non prendono la notizia in maniera altrettanto rassegnata: terrorizzati dall’idea di scendere in campo direttamente contro le creature disumane e mostruose che stanno sterminando il loro Paese, minacciano, protestano.

Koji fa chiamare Kurobe e Masai, di tanti anni più piccoli di loro, ma molto ben più determinati a combattere per riprendersi indietro la propria libertà. Hiroshi, molto meno comunicativo, incombe con la sua terrorizzante presenza sugli “ospiti”, facendo ben capire che o si sottopongono agli addestramenti o possono tornarsene a casa.
I Coreani hanno una visione della situazione per certi versi sensata: non ci si può improvvisare sterminatori di mostri, nemmeno con tutto il fanatismo che sembrano mettere in mostra i Giapponesi. In preda alla rabbia e alla frustrazione, Tashi inizia a litigare furiosamente con Koji. I due mettono in seria discussione (chi a ragione, chi no) le serie potenzialità dei propri robot e delle loro capacità di pilotaggio, finchè – esasperato – Tashi sfida Koji a una corsa in moto. Chi perde rimangia le sue affermazioni.

Al pilota del Mazinger Zeta non pare vero e organizza subito, con uno dei militari della base a fare da giudice di gara, la sfida.
Per quanto possa essere bravo il pilota coreano, le capacità di Kabuto sono impareggiabili, e ne dà piena dimostrazione lanciandosi dal ponte (la partenza) della Fortezza con la moto, atterrando perfettamente da un’altezza vertiginosa e ignorando bellamente la passerella che collega la base a terra.
Pienamente sconfitto, Tashi accetta mestamente di allenarsi con gli altri.

Hiroshi dà intanto appuntamento a Miwa, per trascorrere insieme la serata. La ragazza sembra imbarazzatissima e spaventata all’idea di fare una gaffe dietro l’altra con il cyborg. Con lei, vestita elegante come mai Hiroshi l’ha vista, discute sul ponte di varie cose. Della sua liberazione a Yoshida, di Mayumi...
Dell’eventualità di pilotare il Big Shooter.
Miwa, inizialmente prende la proposta per uno scherzo… quando Hiroshi le spiega che non è affatto così, si dimostra abbastanza possibilista per l’eventualità.
Ancora non ci crede del tutto, però.

Il silenzio, tra i due, è tagliente: è il silenzio di una creatura che sta faticando a ricordarsi cosa volesse dire essere umani, e di una donna che ha visto i peggiori orrori della guerra sulla propria pelle. Entrambi rimangono a guardare la notte, che sembra farsi sempre più scura, dal ponte della nave.

Poi, per spezzare la tensione, quasi a imitare Ran e Maria, Hiroshi sfida Miwa a una partita a scacchi, che si protrae fino a notte inoltrata.

Fino a quando Maria non sente un altro presagio di morte.
Fino a quando l’allarme non suona, lacerando la pace notturna.

E’ la spia, pensano alcuni.
E’ effettivamente una coincidenza strana che i nemici arrivino adesso, proprio mentre Grendizer e il Great Mazinger non ci sono.
Sotto gli occhi atterriti di Koji, Maria e Hiroshi, il cielo si gonfia di nero. E' il nero di decine di ali in avvicinamento proprio mentre dai radar viene riferita un’altra, drammatica notizia.

Altri mostri ancora si avvicinano, da sottoterra.
Mai Mikeros ha attaccato così in forze, finora.

Maria corre all’hangar di Minerva X.
“Non andare”, implora una voce dietro di lei. Nell’oscurità, punteggiata solo dalle luci rosse degli allarmi, la sagoma di Ran – enigmatica e piena di misteri – si fa innanzi.
“Non andare”, ripete.

Maria la guarda per un momento, mentre gli sportelli di Minerva si aprono.

L’ultima frase di Ran è qualcosa che si pianta nella testa di Maria, e non viene sprecata pronunciandola a parole.

Ti amo.

Maria si irrigidisce, mentre il motivo di tutti i misteri e della paura di Ran si fa chiaro. Poi, facendo ciò che ritiene giusto, entra nel robot, lasciando Ran sola sulla passerella dell’hangar.
Dentro Minerva, un mare di rabbia. Rabbia covata dalla carne di superlega dell'arpia, rabbia che si mischia a... gelosia?
Minerva, in un moto volontario, fa partire un artigliata verso la donna. Solo la prontezza di spirito di Maria riesce a fermarla in tempo.
Ran rimane guardare il robot con aria di sfida, mentre la cupola dell’hangar si apre a un cielo più nero della notte. Poi, l’arpia metallica si libra in cielo.

Un cumulo di nubi si gonfia, fino quasi a scoppiare e far intravedere le facce ghignanti sulla superficie della Fortezza Mikeros.
Una delle bocche si apre.

Una figura alata si erge sull’apertura.

“Sono il Generale Birdler, delle Forze di Mikeros. Arrendetevi ora e risparmiatevi un inutile massacro”
Ma Birdler non è l'unico a esporsi fuori dalla sua corazzata.
Sul ponte della Fortezza delle Scienze, gli occhi di Mazinger Zeta si illuminano sinistri, e la voce di Koji Kabuto sovrasta per un momento la tempesta imminente.

“Abbiamo sentito mille volte discorsi come questo, e non ci siamo mai ritirati. Né lo faremo ORA”
I due, il robot e il mostruoso Generale, sembrano studiarsi.

Una squadriglia di jet, dalla Fortezza, circonda in volo l'imponente sagoma di Mazinger. La voce di un pilota (lo stesso che ha fatto da giudice di gara alla sfida di moto con Tashi) si rivolge ai suoi compagni.
“Noi stiamo andando a morire! Lasciate che i nostri nomi vengano ricordati con onore!”

Il pilota, atterrito, vede anche – oltre Jun con la sua Venus – uscire anche Boss e il suo Borot.
“Tornatene indietro, Boss! E’ un suicidio!”
“Non ti lasceremo fare tutto il lavoro da solo, Kabuto!!!”

Jeeg, con la sua vista a raggi X, scruta il terreno, puntando uno dei mostri in avvicinamento.
La terra si spacca.
Il cielo si apre.
La battaglia inizia.

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I mostri volanti si gettano su Mazinger e Minerva. Mentre quest’ultima ingaggia battaglia con loro, Mazinger si limita a tranciarne una con il suo affilato Scrander, ignorando le altre e puntando verso il suo reale obbiettivo: la Fortezza Mikeros.

Jeeg si trova davanti a un mostro simile a quello spuntato dal terreno il Giorno della Memoria. Sfortunatamente non è l’unico, e mentre inizia ad affrontarlo, la terra sembra vomitarne altri, in un numero sempre maggiore, sempre più accerchiante. Jun e Boss tentano di dare manforte al robot magnetico, mettendosi al suo fianco e iniziando ad affrontare i nemici via via più numerosi.

Mentre la Fortezza delle Scienze si inabissa, la sagoma di Minerva schizza nell’aria, in alto. Alzando gli artigli al cielo, concentra la forza del suo Thunder Breaker contro le creature che hanno già iniziato ad accerchiarla. Le armi del robot riducono in carne bruciata e fumante le parti organiche dei mostri, in un coro agghiacciante di urla di dolore.

Mazinger inizia la sua disperata corsa, con gli altri mostri volanti dietro di lui.
A una velocità incredibile, impatta contro il Generale Birdler, cercando di trascinarlo nella Fortezza volante. Purtroppo, però, la forza impressa a Mazinger non sembra essere sufficiente a spostare adeguatamente il comandante in capo delle forze aeree nemiche. Birdler fa un suono con entrambi i suoi orridi volti, umano e bestiale, che potrebbe essere sia un ringhio che una risata.
Il duello tra i due inizia, in un crescendo drammatico scandito dai fulmini della tempesta.

Jeeg inizia a muoversi con un’agilità superiore a quella degli altri nemici: perfettamente conscio che la sua armatura non reggerebbe l’urto di parecchi colpi nemici, ma altrettanto consapevole della sua superiore destrezza, inizia quella che sembra una danza di morte. Una danza di morte fatta di schivate, attacchi repentini, spostamenti fugaci e disperati, corpi nemici usati da scudo all’ultimo momento. La lentezza dei suoi avversari, permette al robot d’acciaio di distanziarli in maniera sufficiente da tenerli tutti sotto controllo.
Per il momento, è l’unico robot che resta illeso dai suoi scontri.
La situazione, però, resta comunque disperata, con un numero crescente di mostri che paiono non finire mai.

La resistenza di Mazinger agli attacchi di Birdler è disperata, ma inutile. Al Generale basta colpirlo una volta con il suo becco da rapace, per spaccare una delle piastre pettorali del robot. Koji urla, sentendo tutto il dolore di Mazinger su di sé. La sua faccia è coperta di sangue, mentre grida invocando le ultime forze di Zeta. Poi, un altro colpo del Generale schianta la sua armatura, facendolo precipitare negli abissi marini.
Assetato di morte, Birdler richiama a raccolta i mostri rimasti e si lancia contro Minerva.

Maria, nel frattempo, è completamente accerchiata. Per quanto i suoi sforzi le abbiano dato ragione sugli avversari affrontati finora, quelli rimasti e il Generale in arrivo sono troppo, per lei. Becchi e artigli aprono squarci sul corpo dell'arpia. Strappano pezzi di metallo, imbrattano il robot di sangue che sprizza direttamente dall'acciaio. Ben presto, anche per lei arriva il momento di cadere.
Il silenzio sembra l'unica cappa intorno ai corpi di Minerva e di Mazinger, negli abissi.

In fondo al mare, Koji sente una voce.
E’ una voce filtrata, vagamente familiare.

Koji! Koji! Rispondi!

Il pilota riprende stancamente i sensi, credendo all’inizio che sia lo stesso Zeta a parlargli. Invece no. La voce viene dal comunicatore.

Koji, non arrenderti! Hai la potenza di Mazinger Zeta dalla tua! Non rendere vano il sacrificio di tuo nonno! Io sarò al tuo fianco, KOJI!

La voce è tutt'altro che sconosciuta. Ha qualcosa di familiare, dolorosamente familiare. Koji cerca di mettere a fuoco i suoi ricordi, ma il dolore e il pericolo di un'imminente sconfitta sembrano rendere tutto vago, nebuloso...
Un senso di rabbia, di desiderio di rivalsa e di rispetto verso ciò che il suo robot è e rappresenta, portano Kabuto a curarsene sempre meno. Ad ascoltare solo ciò che la voce dice, senza preoccuparsi della sottile sensazione di nostalgia che provoca.

“Mazinger! Avanti! Alzati! Alzati, Mazinger!”

Nessun segno di vita.

“Forza, Zetto! Zetto! ZETTO!!!!”

Nell’oscurità sottomarina, gli occhi della Fortezza d’Acciaio si accendono.


Maria, dentro Minerva, è rimasta cosciente. Nell’immobilità della sua gigantessa, vede svolgersi la battaglia.
Tre robot si sono aggiunti allo scontro: robot meccanici che non ha mai visto prima. Una (un robot dal corpo femminile) sembrerebbe appartenere all’Impero di Mikeros, per la caratteristica faccia sul petto. E’ la faccia di una bambina, però.
Maria vede la battaglia che si sta volgendo in una sconfitta.

Mentre lei è lì, prigioniera del mare che lambisce la costa poco distante dalla Build Base. Poco distante da Yoshida, dai bambini Randagi e da tuttò ciò per cui hanno combattuto.

Urla di rabbia, e il suo è un urlo mentale. Un urlo che esprime tutta la volontà di alzarsi e uccidere. Un urlo che tutti sentono.

Le ali di Minerva si aprono di scatto.

Quasi come se il mare stesso esplodesse al suo passaggio, l’arpia schizza fuori dall’acqua, avvitando a metri e metri di altezza. Davanti a lei, Birdler.

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Poco dopo di lei, Mazinger si alza in volo, ignorando tutte le ferite inferte.
L’urlo di Maria, però, provoca anche effetti inaspettati.

Jeeg cerca di tenere il suo furore sotto controllo. E’ come se cercasse di replicare quell’urlo che ha sentito sparato nella sua testa… ma Jeeg non potrebbe urlare.
La testa del robot magnetico sembra contorcersi in preda alla sua volontà omicida.
Le sue fauci si aprono.

E quell’urlo, incontrollato e ferino, scuote il campo di battaglia.

Minerva, invece, per Birdler ha una sola parola.
Una sola parola, carica di rabbia e di promesse di morte, dalle labbra di Maria e del suo robot.

MIKEROS

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11 commenti:

Anonimo ha detto...

E' tempo di distruziooooneeeeeeeeee!!!

Anonimo ha detto...

ZETTO! ZEETTOOO! ZEEEETTTTOOOOO!!!!!!!!!!!!!!

Anonimo ha detto...

AAAAAAAAAAARRRRGGGGGGHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!

Anonimo ha detto...

ZiTTO! ZiiTTOOO! ZiiiiTTTTOOOOO!!!!!!!!!!!!!!
^_____-

Anonimo ha detto...

non so, secondo me in questa sessione sembra che manchi qualcosa...
...ah sì, il Grendizer.

Andrea

Anonimo ha detto...

Io non me ne ero accorto :-)

Anonimo ha detto...

AGGIORNAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

Generale Nero ha detto...

a dopo l'esame... non vogliatemene, ma un aggiornamento di questo blog, tar ricordarmi tutto e trascriverlo figamente mi occupa MOLTO tempo...

Anonimo ha detto...

Vorrà dire che aspetteremo con ansia la prossima puntata...
...che promette grandi cose...

Anonimo ha detto...

Emmm Aggiorni?

Generale Nero ha detto...

NOTA: nel rieditare questo post, ho aggiunto l'accenno al nome dell'ammiraglia dell'Armata Taekwon, la mitica Incredible Power, prima assente.