“Vega verrà”, concluse.
La donna calpestò un’automobile rovesciata a pancia in su, prima di tornarsi a sedere sulle macerie dei grattacieli di Tokyo. La luce che illuminava la città era molto cambiata, dai tempi in cui la razza umana era ancora quella dominante: ora sapeva di livido, si confondeva con la polvere sollevata dai palazzi in rovina e nascondeva a malapena sagome mostruose che camminavano sulle sue strade, cercando, marciando, in costante attesa.
La testa della donna era sormontata da una stella marina di tentacoli, che ora parevano perfettamente immobili, ora sembravano agitarsi leggermente, come mossi da una qualche corrente. I suoi occhi iniettati di sangue contrastavano marcatamente con la pelle bianchissima, bianca come la lunga tonaca che indossava.
Accanto a lei, una gigantesca figura in armatura nera reggeva tra le sue mani una spada alta quanto una torre. La testa sulle spalle era sormontata da un elmo il cui motivo riprendeva le lunghe e contorte corna degli Oni; il volto sul petto, invece, era quello di un anziano generale che guardava rigido e severo la corte davanti a sé.
I Generali delle ormai Sei Armate di Mikeros, rimasero irrigiditi in ginocchio davanti a lui.
Scarabeth delle Armate degli Insetti, con la sua corazza chitinosa, teneva lo sguardo basso, in un cupo ronzio che sembrava rendere ossessivo il silenzio intorno.
Rigarn dei Mammiferi accucciò il suo corpo da mostruoso ippopotamo in una posizione che esprimesse il più possibile rispetto. La sua testa da leone però continuava sommessamente a ringhiare, mentre la sua seconda faccia lasciava scattare intorno a sé degli sguardi attenti e taglienti.
Angoras, delle Armate Marine, restò perfettamente composto, inginocchiato, con la sua testa da pesce mostruoso totalmente inespressiva. Quella umana, che cresceva su un peduncolo che gli si sviluppava dalla fronte, invece, aveva un’espressione grave e austera.
Il corpo da drago antropomorfo di Drayato, generale delle Armate Rettili, era piegato in un semplice inchino. I suoi occhi, però, tutti e quattro non si alzavano mai dal terreno, sempre fissi a guardare un unico e indefinibile punto.
Hardias, delle Armate dei Morti, fece convergere gli sguardi di tutte e tre le sue tre teste (quella da teschio rovesciato che portava sulle spalle; quella che faceva capolino dalle bende che ne avvolgevano il torace; quella con lo sguardo allucinato, piegata in un sorriso scheggiato che aveva sulla mano sinistra) verso il Generale Yuri Caesar, delle Armate Umanoidi.
Caesar teneva lo sguardo fisso sul Grande Generale Nero, sogghignando. Accanto a lui, il Primo Ministro Argos osservava la scena con un’indefinibile espressione, preoccupata e incuriosita al tempo stesso.
“FAVOLE!”, sbottò Caesar, rompendo il silenzio.
Nessuno disse una parola.
“Siamo qui per ascoltare i vaneggiamenti di questa strega?”, continuò, incurante (o palesemente compiaciuto) degli sguardi che iniziavano a scivolare dal Generale Nero a lui.
Un semaforo piegato sotto una zampa di Rigarn mandava intermittenti bagliori arancioni, spruzzandone i resti della strada sotto i piedi dei Generali.
La testa di leone del comandante dei mammiferi si voltò verso Caesar.
“Abbi rispetto per la veggente del Generale Nero, stupido idiota!”
Il sorriso di Caesar prese le tinte di una compiaciuta superiorità, mentre di nuovo prese a rivolgersi direttamente al Comandante in capo delle Forze di Mikeros.
“Rispetto? Perché? Siamo stati richiamati dalle terre che governiamo, dalle battaglie che stiamo combattendo… per ascoltare i deliri di questa donna!”
Con un rumore metallico, irrigidito, percorse tutto lo spazio tra lui e il Generale Nero, fino a porvisi direttamente davanti.
“Per ordine di colui che ha fatto uccidere Birdler con la sua inettitudine, peraltro”, concluse in un sibilo roco.
Il Generale Nero rimase imperturbabile.
Restò a lungo a fissarlo.
I comandanti delle Armate di Mikeros restarono paralizzati in un lunga scheggia di paura e aspettativa.
Con un sottile, anticipo, le labbra perfette di Himika si piegarono in un sorriso appena visibile.
Il rumore secco di uno strappo, poi un urlo altrettanto lacerato, prima che Yuri Caesar, piegando le ginocchia, crollasse ai piedi del Comandante in Capo, cercando disperatamente di bloccare il fiotto di sangue dal petto con le mani.
Le gigantesche dita del Generale Nero si aprirono, facendo cadere nella polvere il volto umano di Caesar, strappato dal busto. Poi, con una voce imperturbabile e perfettamente indifferente ai singhiozzi di dolore del suo sottoposto, si rivolse alla figura che era rimasta appartata per tutto quel tempo all’ombra di un mozzicone di grattacielo rimasto in piedi.
“In quanto a voi, Primo Ministro Argos, ancora un errore e verrete destituito dalla guida dei Servizi Segreti”
Il gigante a cui si stava rivolgendo, allungò di poco la mano, facendo uscire dall’ombra solamente la testa che vi era installata sopra.
“Una simile autorità deriva solo dal nostro Imperatore delle Tenebre, Generale Nero”
“Vi sbagliate. Non posso decidere della vostra vita, e vi confesso che mi dispiace. Ma per i vostri fallimenti in guerra dovete rispondere a me”
Rimasero a guardarsi, per un lungo istante di silenzio rotto solo dai singhiozzi rabbiosi di Caesar.
“La vostra spia ha mandato a monte un’operazione pianificata da anni, Primo Ministro”
“Un adeguato supporto militare avrebbe…”
“SILENZIO, Argos”
Lo sguardo del Generale andò a tutti i presenti: inespressivo quello della sua testa robotica e leggermente rabbioso quello del suo volto umanoide.
“L’Armata Mazinger è il maggior pericolo alle nostre operazioni. Voglio che vi dedichiate alla sua completa distruzione. Gli altri problemi che abbiamo avuto non sono nulla, a confronto. Se vogliamo ancora assaporare a lungo i raggi del sole che per troppo tempo ci sono stati negati, distruggere l’Armata Mazinger dev’essere l’unico scopo delle vostre esistenze”.
Il suo sguardo si fece tagliente, mentre saettò verso Caesar.
“Ricomponetevi, Generale”
Un sibilo sottile, di rabbia e frustrazione, uscì dalla macchia di sangue e nervi scoperti che il Generale delle Armate Umanoidi aveva ora come seconda faccia. Poi, con estrema dignità, si rialzò in piedi.
Il Generale Nero cessò di prestargli attenzione.
Himika, di nuovo, sorrise.
La donna calpestò un’automobile rovesciata a pancia in su, prima di tornarsi a sedere sulle macerie dei grattacieli di Tokyo. La luce che illuminava la città era molto cambiata, dai tempi in cui la razza umana era ancora quella dominante: ora sapeva di livido, si confondeva con la polvere sollevata dai palazzi in rovina e nascondeva a malapena sagome mostruose che camminavano sulle sue strade, cercando, marciando, in costante attesa.
La testa della donna era sormontata da una stella marina di tentacoli, che ora parevano perfettamente immobili, ora sembravano agitarsi leggermente, come mossi da una qualche corrente. I suoi occhi iniettati di sangue contrastavano marcatamente con la pelle bianchissima, bianca come la lunga tonaca che indossava.
Accanto a lei, una gigantesca figura in armatura nera reggeva tra le sue mani una spada alta quanto una torre. La testa sulle spalle era sormontata da un elmo il cui motivo riprendeva le lunghe e contorte corna degli Oni; il volto sul petto, invece, era quello di un anziano generale che guardava rigido e severo la corte davanti a sé.
I Generali delle ormai Sei Armate di Mikeros, rimasero irrigiditi in ginocchio davanti a lui.
Scarabeth delle Armate degli Insetti, con la sua corazza chitinosa, teneva lo sguardo basso, in un cupo ronzio che sembrava rendere ossessivo il silenzio intorno.
Rigarn dei Mammiferi accucciò il suo corpo da mostruoso ippopotamo in una posizione che esprimesse il più possibile rispetto. La sua testa da leone però continuava sommessamente a ringhiare, mentre la sua seconda faccia lasciava scattare intorno a sé degli sguardi attenti e taglienti.
Angoras, delle Armate Marine, restò perfettamente composto, inginocchiato, con la sua testa da pesce mostruoso totalmente inespressiva. Quella umana, che cresceva su un peduncolo che gli si sviluppava dalla fronte, invece, aveva un’espressione grave e austera.
Il corpo da drago antropomorfo di Drayato, generale delle Armate Rettili, era piegato in un semplice inchino. I suoi occhi, però, tutti e quattro non si alzavano mai dal terreno, sempre fissi a guardare un unico e indefinibile punto.
Hardias, delle Armate dei Morti, fece convergere gli sguardi di tutte e tre le sue tre teste (quella da teschio rovesciato che portava sulle spalle; quella che faceva capolino dalle bende che ne avvolgevano il torace; quella con lo sguardo allucinato, piegata in un sorriso scheggiato che aveva sulla mano sinistra) verso il Generale Yuri Caesar, delle Armate Umanoidi.
Caesar teneva lo sguardo fisso sul Grande Generale Nero, sogghignando. Accanto a lui, il Primo Ministro Argos osservava la scena con un’indefinibile espressione, preoccupata e incuriosita al tempo stesso.
“FAVOLE!”, sbottò Caesar, rompendo il silenzio.
Nessuno disse una parola.
“Siamo qui per ascoltare i vaneggiamenti di questa strega?”, continuò, incurante (o palesemente compiaciuto) degli sguardi che iniziavano a scivolare dal Generale Nero a lui.
Un semaforo piegato sotto una zampa di Rigarn mandava intermittenti bagliori arancioni, spruzzandone i resti della strada sotto i piedi dei Generali.
La testa di leone del comandante dei mammiferi si voltò verso Caesar.
“Abbi rispetto per la veggente del Generale Nero, stupido idiota!”
Il sorriso di Caesar prese le tinte di una compiaciuta superiorità, mentre di nuovo prese a rivolgersi direttamente al Comandante in capo delle Forze di Mikeros.
“Rispetto? Perché? Siamo stati richiamati dalle terre che governiamo, dalle battaglie che stiamo combattendo… per ascoltare i deliri di questa donna!”
Con un rumore metallico, irrigidito, percorse tutto lo spazio tra lui e il Generale Nero, fino a porvisi direttamente davanti.
“Per ordine di colui che ha fatto uccidere Birdler con la sua inettitudine, peraltro”, concluse in un sibilo roco.
Il Generale Nero rimase imperturbabile.
Restò a lungo a fissarlo.
I comandanti delle Armate di Mikeros restarono paralizzati in un lunga scheggia di paura e aspettativa.
Con un sottile, anticipo, le labbra perfette di Himika si piegarono in un sorriso appena visibile.
Il rumore secco di uno strappo, poi un urlo altrettanto lacerato, prima che Yuri Caesar, piegando le ginocchia, crollasse ai piedi del Comandante in Capo, cercando disperatamente di bloccare il fiotto di sangue dal petto con le mani.
Le gigantesche dita del Generale Nero si aprirono, facendo cadere nella polvere il volto umano di Caesar, strappato dal busto. Poi, con una voce imperturbabile e perfettamente indifferente ai singhiozzi di dolore del suo sottoposto, si rivolse alla figura che era rimasta appartata per tutto quel tempo all’ombra di un mozzicone di grattacielo rimasto in piedi.
“In quanto a voi, Primo Ministro Argos, ancora un errore e verrete destituito dalla guida dei Servizi Segreti”
Il gigante a cui si stava rivolgendo, allungò di poco la mano, facendo uscire dall’ombra solamente la testa che vi era installata sopra.
“Una simile autorità deriva solo dal nostro Imperatore delle Tenebre, Generale Nero”
“Vi sbagliate. Non posso decidere della vostra vita, e vi confesso che mi dispiace. Ma per i vostri fallimenti in guerra dovete rispondere a me”
Rimasero a guardarsi, per un lungo istante di silenzio rotto solo dai singhiozzi rabbiosi di Caesar.
“La vostra spia ha mandato a monte un’operazione pianificata da anni, Primo Ministro”
“Un adeguato supporto militare avrebbe…”
“SILENZIO, Argos”
Lo sguardo del Generale andò a tutti i presenti: inespressivo quello della sua testa robotica e leggermente rabbioso quello del suo volto umanoide.
“L’Armata Mazinger è il maggior pericolo alle nostre operazioni. Voglio che vi dedichiate alla sua completa distruzione. Gli altri problemi che abbiamo avuto non sono nulla, a confronto. Se vogliamo ancora assaporare a lungo i raggi del sole che per troppo tempo ci sono stati negati, distruggere l’Armata Mazinger dev’essere l’unico scopo delle vostre esistenze”.
Il suo sguardo si fece tagliente, mentre saettò verso Caesar.
“Ricomponetevi, Generale”
Un sibilo sottile, di rabbia e frustrazione, uscì dalla macchia di sangue e nervi scoperti che il Generale delle Armate Umanoidi aveva ora come seconda faccia. Poi, con estrema dignità, si rialzò in piedi.
Il Generale Nero cessò di prestargli attenzione.
Himika, di nuovo, sorrise.
13 commenti:
Si mette male... MALISSSSIMO!!!!
E la puntta?
cacca
la sto finendo di scrivere la puntata... Koji, hai immagini del Dodgeball? quello per SNES? io ho trovato solo uan piccolissima..
...maledetti mikeros...
...fatevi pure sotto...
...attenderete l'unico...
...il solo...
...l'invincibile...
...gureto majinga!...
...ad attendervi...
...(forse)...
...(solo se non è impegnato)...
...(o in crisi sentimentale)...
Tsurugi-Sborone
ti attenderanno ad attenderli???? emm OK :-)
Aggiornamento, aggiornamento!!!
Forza, lavorare!!! Altrimenti qui si resta indietro!!! ;)
...uh...
...lascia stare...
...maledetto kabuto...
...quando si è soli come me...
...quando non c'è nessuno...
...nessuno...
...che ci vuole veramente bene...
...quando papà non ci riconosce più...
...e la mamma ha un'altra faccia sulla nuca...
...ed è pure morta...
...le sviste capitano...
poor-tetsuya
ALLORAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!
Dopo questo bellissimo aggiornamento... chiederei se fosse possibile ripetere il miracolo...
AGGIORNAAA!!!
Lo sai, vero, che ti vogliamo bene?
;)
zigh... ancora un pelo di pazienza e arriva...
...poor tetsuya...
...pooooor!...
Magus
FAI DUE AGGIORNAMENTI IN UNA VOLTA VA!
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